DIABOLICA
Diabolica la Fiorentina. Che persevera nel suo lento ma inesorabile declino. Cominciato, tanto per chiarire subito, qualche minuto dopo quella freccia avvelenata di Robben sganciata sotto la Curva Ferrovia. Era il 9 marzo del 2010. Ventuno mesi fa. Una vita. C'era ancora Prandelli, ma già il terreno scricchiolava (anche intorno allo stesso tecnico). In quell'esatto istante, di fatto, crollava il castello gigliato. Quello costruito con le fondamenta della C2, con lo spareggio di Perugia per salutare la B. E quello che sembrava aver comunque retto all'urto di Calciopoli.
Stavano saltando gli equilibri in Fiorentina. Diego Della Valle sempre più lontano, Andrea Della Valle non più "presidente" nell'accezione più semplice del termine, e un gruppo che da lì a poco sarebbe stato ricostruito "a metà". Da un Corvino inizialmente egemone in società, e alla lunga messo all'angolo. Una rivoluzione che però non ha cambiato volto alla squadra pur sostituendo qualche pezzo. Come l'allenatore. O come il portiere. O, ancora, come il centrocampo o il vice Gilardino. Una rivoluzione che aprisse un nuovo ciclo che, di fatto, fu sventolata per un'estate intera. La scorsa.
Poi la storia, per nulla idilliaca, tra Firenze e Mihajlovic. Le incomprensioni dialettiche, gli scarsi risultati, la squadra senza un'identità. Eppure, un'estate più tardi, la rivoluzione del "nuovo ciclo" era ancora lì. Nelle dichiarazioni delle nuove figure societarie, e delle varie versioni di "presidenza" che questa società ama concedersi. Nel mezzo anche qualche separazione in casa (leggere alla voce Montolivo), un crollo verticale degli abbonati (con un minimo storico da brividi) e una sequela infinita di vicende extra.-calcistiche a margine di uno spogliatoio simile a una polveriera.
Niente di tutto questo, però, deve aver fatto pensare a qualcuno che fosse il caso di voltare completamente pagina. Sul serio. Tanto che, alla ripresa della nuova stagione, l'allenatore era sempre lo stesso. Così come la preparazione fisica della squadra (del tutto rivista da Rossi). Incluse abitudini notturne, e di spostamenti in macchina (con patenti straniere) o in treno, o in aereo per comprare casa a Formentera. Insomma, un'altra rivoluzione "a metà". Sancita da un "patto con la città" che dovesse ricercare presunti legami con una tifoseria, al contrario, sempre più lontana. Perchè sempre più ignorata. In ogni sua singola richiesta.
Così ancora oggi, a distanza di quasi due anni dal colpo mortale di Robben, nessuna delle speranze dei tifosi può essere coltivata dalla Fiorentina. Tantomeno quella di una stagione che potesse sancire il rientro in Europa. Questione da riporre in un cassetto, al momento, in attesa di certezze sulla salvezza. Perchè questo è l'esercizio che la Fiorentina dovrà ripetere alla stregua dello scorso anno. Come potrà riuscirci, ad oggi, è difficile soltanto immaginarlo. Soprattutto se, nel silenzio più assoluto della proprietà (comunicati contro Guido Rossi esclusi) la società è capace di autosmentirsi nel giro di pochi minuti, sull'incontro tra un paio di tifosi e Mencucci con Gamberini e Natali. Se sbagliare è umano, in casa viola, siamo all'ennesima dimostrazione di perservaranza diabolica.
Un secondo Natale nel quale, in pratica, rendersi conto che il resto del campionato, da oggi, vira su obiettivi diversi da quelli iniziali. Con il segnale di una curva vuota all'inizio, o della contestazione finale, a confermare la delusione sempre più bruciante di chi sente tradita la propria fiducia. Diego Della Valle, non più tardi di tre giorni fa, si è dichiarato il primo tifoso di questa squadra. E in merito alla stagione che attende la Fiorentina ha ribadito di essere convinto che la Viola farà divertire tutti. Ad oggi è probabilmente l'unico tifoso che ci crede. Speriamo che abbia ragione lui.