PENSIERI DA ESULE, Un programma formidabile
E’ inutile nasconderlo: cittadini o esuli, tifosi a tempo pieno o part time, semplici simpatizzanti: il palcoscenico europeo riunisce tutti. La settimana inizia diversamente dalle altre: un appuntamento così il mercoledì sera è di quelli che si attendono, che fanno passare meglio il tempo, che fanno sembrare meno faticose anche le giornate di lavoro. Poi arriva mercoledì sera, i preparativi conclusi, i problemi risolti, gli scocciatori allontanati. Fidanzate, mogli, gli amici che “a me il calcio non mi interessa…”, non esisto per nessuno. Ore 18:00: fuga dal lavoro, occhio al traffico, e poi sistemazione per la partita, come insegna il maestro:
"Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero!" (Rag. Ugo Fantozzi, da Il secondo tragico Fantozzi: telecronaca di Inghilterra-Italia)
Ci siamo, insomma, anche quest’anno, curiosamente di nuovo a Lione, ostinatamente contro i Francesi. Ci siamo a dispetto dei nostri avversari in campo e alla faccia di tutti i detrattori che stanno fuori dal campo; di chi in ogni modo cercano da anni di minare la serenità di questo ambiente, di sconvolgerne gli equilibri; di quelle persone a cui, insomma, questo piccolo miracolo fiorentino proprio non va giù. Eppure quest’anno qualcosa di diverso c’è, molti giornali lo hanno sottolineato: quest’anno in Europa si combatte anche un’altra battaglia, non solo un cammino solitario delle varie Fiorentina, Inter, Milan, Juve, ma una sorta di Europeo per Club. Le Italiane sono chiamate a difendere, con il coltello tra i denti, quei quattro posti che ogni anno sono riservati a squadre provenienti dal Campionato di Serie A. Per questo, a costo di tapparsi il naso, quest’anno siamo costretti a tifare perché finalmente il nostro calcio torni ad essere protagonista nella massima competizione continentale.
Inutile negarlo, a Firenze, nel calcio extra Mondiali, facciamo molta difficoltà a sentirci italiani. L’unica fede, la Fiorentina… quante volte lo abbiamo cantato.Riusciremo a tifare per le italiane? Il Barcellona di Messi o l’Inter di Moratti? Il Real di Kakà o il Milan di Galliani? Qualsiasi squadra del mondo o i maledetti Gobbi? Lo so, sarà dura, contro ogni istinto: eppure in ballo c’è un pezzo molto importante del nostro futuro: in Italia già il quarto posto è uno scudetto, cosa accadrebbe se i posti in Champions divenissero tre? Non possiamo permettercelo, sarebbe l’ennesima spallata alla possibilità di sopravvivenza ad alti livelli dei Club come la Fiorentina.
Ma poi, pensandoci bene, forse un’altra motivazione c’è, e la capiranno bene tutti gli esuli costretti a vivere lontano da Firenze. Davvero vogliamo continuare a farci dire che il nostro calcio non è più il migliore del mondo? Davvero dobbiamo accettare che, con capitali economici e leggi diverse, le varie Spagna e Inghilterra si portino via tutte le luci della ribalta? Dobbiamo accettare, per colpa della pochezza delle nostre politiche sportive, di essere messi alla berlina da mezza Europa? Oltre a “Italiani, Pizza Mafia e Mandolino”, oltre agli sforzi del nostro Premier di mostrare al mondo “Il meglio del nostro popolo”, vogliamo anche nel calcio perdere la faccia? Se non ce la facciamo a tifare Inter o Milan, allora vi do un’idea: tifiamo per la Pizza, risulta più facile: e per un anno che torni a vincere contro Tortilla, Wurstel e Bacon.
So che questo è un pensiero da esule, che non convince molti tifosi DOC. Sì, quest’anno tifo perché una squadra Italiana vinca la Champions League. Sarà la Fiorentina? Beh, ai sogni non c’è mai fine, ma sappiamo che già gli ottavi o i quarti sarebbero un trionfo.Guardando le altre, mi sbilancio, e dico Inter e Milan, in questo rigoroso ordine, sulla base del tempo d’attesa. (Nessun altro. Va bene fare i calcoli, ma per evitare la Champions a Torino va bene anche la Mitropa Cup). E che lo stesso facciano le squadre in Europa League, chi già c’è e chi dovrà eventualmente andarci. Dobbiamo alzare coppe, tornare a essere protagonisti. Se cresce il sistema cresce il valore di chiunque ne faccia parte: crescono gli investimenti, la visibilità, l’attrattiva per i giocatori di tutto il mondo.
Insieme al nostro cammino, ai nostri sogni che prendono tutto il cuore, teniamo allora anche un occhio sulle altre, magari col naso tappato, e speriamo che con tutti i soldi che hanno più di noi almeno facciano una figura dignitosa, sarebbe il minimo per giustificare le ingiustizie con cui comandano l’economia sportiva italiana. E intanto sogniamo, in tasca tutti i ragionamenti e i calcoli, e sogniamo fino in fondo, fino a Madrid. Sogni da Brividi.
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