PENSIERI DA ESULE, Un dolce risveglio
A raccontarlo solo un paio di mesi fa si sarebbe rischiato il linciaggio, in un clima infuocato come quello fiorentino alla fine del mercato estivo. Eppure alcuni segnali di quello che sta accadendo, avendo la serenità di osservatori distaccati, erano già chiari e visibili. Più dubbi e critiche venivano sollevati, più la squadra sembrava compattarsi. Non una voce fuori dal coro, non un calciatore che facesse minimamente da cassa di risonanza per il malcontento generale. Chi sentiva di non condividere il progetto, si è allontanato senza alcuna polemica, mentre intanto, dentro lo spogliatoio, evidentemente montava la rabbia e l’orgoglio di chi si sente poco considerato. Diciamolo con serenità, tutti abbiamo pensato che l’organico non fosse all’altezza, che il tanto sospirato salto di qualità non sarebbe potuto avvenire con questi uomini. E’ naturale, comprensibile, in un periodo dell’anno in cui la qualità di un progetto si misura solo sulla casella “Arrivi” del mercato. Ci siamo dimenticati che pur senza un nome altisonante giocatori alla Dainelli hanno già dimostrato di valere la serie A. Ci siamo soprattutto dimenticati che il grande salto era già stato fatto l’anno precedente, e che quello che davvero serviva per renderlo visibile non erano tanto nuovi arrivi, quanto il recupero di quella compattezza di spogliatoio mancata nell’anno precedente proprio a causa dei tanti nuovi arrivi. Proprio l’unione del gruppo riesce a creare la base necessaria perché la maturità, la convinzione nei propri mezzi, la capacità di gestire i risultati, divengano patrimonio di una squadra. In ogni team di lavoro, in ogni progetto a lungo termine, in qualsiasi ambito lavorativo, il lavoro sulle dinamiche di un gruppo e sulla linea motivazione- passione- convinzione determinano l’80% dei risultati. La sfiducia dell’ambiente esterno naturalmente non giova, a meno che non si sappia usare come fonte di orgoglio, compattezza e motivazioni ancora più forti. Lo sport è da tempo una palestra per tutti coloro che vogliano testare e migliorare le proprie tecniche di gestione di un gruppo: la competitività, la presenza di professionisti orgogliosi, ambiziosi e strapagati, la pressione a cui essi vengono sottoposti, sono caratteristiche che necessitano di doti di leadership di altissimo profilo.
Per questo la qualità della società, degli allenatori, dei loro staff, diventano fondamentali pilastri di qualsiasi progetto che voglia dirsi vincente. Il difetto dello sport è che tutto è frenetico, dopo pochi risultati calanti già si corre a cambiare, più in generale quasi ci si “annoia” della stabilità. Così anche su buoni pilastri è difficile costruire progetti altrettanto vincenti. Il lavoro con le risorse umane, scusate il termine forse troppo aziendale, ha invece bisogno di tempo, progettualità, stabilità di leadership. Questo è il percorso che la Fiorentina ha intrapreso negli anni, partendo dall’alto e giungendo fino ad un’attenta selezione degli uomini. Non basta il calciatore forte, serve il calciatore “adatto”, funzionale, in grado di integrarsi e contribuire continuamente ad un progetto di gruppo. Serve soprattutto una guida sicura e riconosciuta a tutti i livelli, legittimata e autorevole. Cesare Prandelli sta finalmente esprimendo, in una società che gli ha fornito il tempo e il supporto necessario, tutte le qualità non solo del allenatore, ma dell’uomo e del professionista, del manager. Non è tanto una vittoria o un risultato che ci convince, è la capacità di controllare il campo e le proprie reazioni, di essere autorevoli di fronte agli avversari, di non cedere mentalmente. Queste sono le caratteristiche di una squadra di livello superiore, che in fondo ad un anno portano tutti quei punti che ci mancano per fare il grande salto anche dal punto di vista dei risultati. Le partite raddrizzate, le vittorie all’ultimo respiro, la capacità di affrontare a viso aperto e con la stessa concentrazione grandi e piccine. Questa è la grande novità della Fiorentina di oggi, è la sensazione di sentirsi finalmente davvero grandi. Di fare un gioco da grandi, ancor prima dei risultati. Palla a terra, passaggi ragionati, calma e determinazione: una squadra che si muove compatta, come un’orchestra finalmente accordata e a tempo; solisti esaltati dal gruppo, tutti in grado di emergere quando necessario. Certo ci vorrà ancora del tempo, è naturale che servano anche nuovi giocatori, ma questo risveglio dopo la pausa estiva è tra i più dolci della storia della Fiorentina.
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