IL SOLITO FR7, IL VAR CHE NON C'È E UNA BEFFA IN CRESCENDO
Una beffa così era difficile immaginarsela. Organizzata nei minimi dettagli, in un crescendo rossiniano che lascia un grande amaro in bocca alla Fiorentina, uscita dall’Olimpico con l’undicesimo ko in campionato e le ossa rotte per il rosso diretto (ingenuo) rimediato da Vlahovic in pieno recupero. Sulla gestione arbitrale di Fabbri - a dire il vero - si potrebbe aprire un intero capitolo (tra il mancato rosso diretto a Bastos nel finale del primo tempo, il rigore stra-generoso dato su Caicedo, quello mancato su Ribery poco dopo e una serie di gialli abbonati nella ripresa, tra i quali quello a Parolo già ammonito), un filone che difficilmente può essere scorporato dall’andamento complessivo di una gara in cui la Fiorentina ha quasi sempre comandato il gioco, anche dopo aver subito il pari, e che non le porta in dote alcun punto in classifica, condannandola ancora al 13° posto e a un preoccupante +6 sulla zona rossa (e menomale che Lecce, Genoa e Torino non hanno vinto).
I progressi sul piano del gioco e della tenuta fisica sono evidenti rispetto al pareggio contro il Brescia (la Fiorentina fino all’80’ è sembrata molto più in palla della squadra attualmente seconda in classifica) eppure sotto l’aspetto della precisione e del cinismo sotto porta la squadra di Iachini sembra ancora risentire dei vecchi vizi: imprecisione, tentennamenti e stavolta, obiettivamente, tanta troppa sfortuna. Come quella che si è impossessata del povero Ghezzal, autore di una gara maiuscola, che non solo avrebbe fatto espellere Bastos se Fabbri avesse avuto un metro di giudizio coerente ma poi ha pizzicato la traversa a inizio ripresa e fallito una buona chance poco dopo l’1-1. In mezzo, poi, tanto spirito di sacrificio anche da parte di chi il campo non lo vedeva da tempo con continuità (Ceccherini su tutti), un Cutrone boccheggiante e la solita immensa classe di Franck Ribery.
Quasi pleonastico ripeterlo: la Fiorentina, adesso, è FR7. E FR7 è la Fiorentina. Ogni azione pericolosa nel primo tempo all’Olimpico è passata dai suoi pedi: due punizioni al limite a inizio gara, la maestosa perla con cui ha aperto le marcature al 25’ e l’assist a Ghezzal per la sfortunata traversa a 3’ della ripresa. Quando si spegne lui, la Viola va in affanno. E anche oggi dopo l’1-1 con il calo dell’ex Bayern la Fiorentina si è avvitata su se stessa (aiutata dalla mano leggera dell’arbitro verso i giocatori di Inzaghi), scontrandosi contro il siluro di Luis Alberto. Del resto è difficile chiedere di più a una squadra che è riuscita a mettere in scacco per quasi 90’ una formazione, quella biancoceleste, che come 4° e 5° cambio ha potuto mandare in campo gente come Lukaku e Marusic. Testa dunque già al Sassuolo: la strada verso la salvezza è ancora tutta da percorrere.