LA BELLA STAGIONE
Oltre un lustro, per ritrovare nella memoria collettiva una primavera da giocarsi con il coltello tra i denti. Con Paulo Sousa in panchina, e dopo un’amara sconfitta interna contro il Borussia Moenchengladbach, s’interruppe una presenza ripetuta come quella dei viola dei Della Valle, culminata qualche anno prima con la beffarda eliminazione agli ottavi di Champions ad opera del Bayern Monaco e per gentile concessione dell’arbitro Ovrebo.
Oggi che la Fiorentina si concede un ultimo pit-stop prima dello strappo finale (e che strappo, almeno a considerare il valore della semifinale di ritorno di coppa contro la Juventus) fa un certo effetto tornare ad attendere persino con voglia l’arrivo della bella stagione, fosse solo perché negli ultimi anni le speranze di classifica si erano rivoltate verso la salvezza ben prima della fine di marzo.
Ecco perchè Italiano dovrà esser bravo a gestire anche sotto il piano psicologico le ultime fatiche del suo gruppo, e perchè c’è da scommettere che ci sarà bisogno di tutte le energie, anche quelle fino a ora meno sfruttate. I giorni di lavoro che i vari Cabral, Ikonè, Maleh e Sottil possono provar a sfruttare rappresentano il trampolino di lancio per un rimescolamento finale inevitabile, perché figlio dei bisogni del momento e delle sfide in ponte. Quando Italiano proseguirà, con grande probabilità, sulla strada di una gestione totalmente meritocratica di un gruppo chiamato nel finale di stagione a sbagliare il meno possibile.