SFONDO GRIGIO
Si fatica a comprendere pienamente la moderata soddisfazione di Pioli, espressa a fine partita. Il tecnico sottolinea l'imbattibilità della sua squadra giunta al quinto turno consecutivo, ma l'altra faccia della luna racconta di un anonimato sempre più evidente. Senza vittorie esterne dallo scorso campionato, fermi all'ultimo successo del 30 settembre scorso, i viola stanno continuando a scivolare in classifica (vola il Parma in attesa del Torino che giocherà domani) e menomale che l'Atalanta è caduta a Empoli. E' vero, come ha detto Pioli, che la Fiorentina non è stata messa sotto da nessuno, o da poche avversarie, ma è altrettanto vero che l'incapacità di battere formazioni come Frosinone e Bologna non è certamente un complimento per il gruppo viola. Che non avrà le qualità di chi la precede, anche perchè dal mercato estivo ci si attendevano tutt'altre risposte, ma che certamente avrebbe potuto raccogliere molto più che due miseri punti al cospetto di squadre come quelle di Longo o Inzaghi.
Se il gioco fin qui messo in campo ha comunque consentito all'attacco di collezionare palle gol quasi sempre in doppia cifra, il digiuno sotto porta resta il deficit più grande di questa squadra. Dove Gerson soltanto alla tredicesima giornata si trova a proprio agio nel ruolo da esterno, e dove Simeone e Chiesa proseguono sulla strada dell'indifferenza, la stessa mostrata dall'argentino nel primo tempo quando non ha servito il compagno. Anche su questo Pioli non denota preoccupazione, ma certo che dopo un anno e mezzo sarebbe lecito aspettarsi tutt'altro dialogo.
Certo, proprio l'argentino sta vivendo il momento più negativo della sua esperienza viola, visto che anche a Bologna sulla sua coscienza pesano errori pesanti, banali, tecnici. La Nazionale e le sue fatiche non possono giustificare l'occasione divorata dopo l'iniziativa di Veretout, nella ripresa, e se anche dalla panchina non arrivano risposte convincenti il quadro si fa buio, per non dire grigio. Pioli le sta provando tutte, ultimo l'esordio di Thereau, ma le scelte restano sempre troppo lineari, con tanto di ingresso di Dabo nel finale difficile da spiegare a chi si sarebbe aspettato un ultimo assalto.
Si potrà eccepire che quando si spreca così tanto sotto porta poco può essere imputato alla manovra, eppure limitandosi alle ultime due trasferte lo scenario resta precario. Sia a Frosinone che a Bologna le occasioni dei viola sono principalmente nate da errori avversari piuttosto che da una manovra corale ben orchestrata, che si trattasse di palloni persi o break sulla trequarti. Trovare oggi un'evoluzione nel gioco di quella squadra giovane che nel precampionato estivo pareggiava a raffica, senza segnare, non è così immediato. Ed è un dato che andrà analizzato al pari della voglia di vincere della squadra che il tecnico difende a spada tratta.
A margine andranno poi gestiti i malumori di chi non trova spazio nemmeno quando sono infortunati, o in ombra, i potenziali titolari come Pjaca e Simeone (leggere alla voce Eysseric o Vlahovic) e uno spogliatoio che si avvia verso il mercato di gennaio con più di un interrogativo. Se le sfide da qui a Natale diranno molto anche in chiave mercato non resta che augurarsi che sia tutto - davvero - un problema di scarsa lucidità in zona gol. In altri termini speriamo che Corvino e Pioli abbiano più ragione di coloro i quali arriveranno a sabato, contro la Juve, con un carico di rinnovata delusione per una stagione sempre più grigia. Perchè al di là di tante parole la media che la Fiorentina sta tenendo, più che da Europa, appare semplicemente da salvezza.