FIORENTINA, A Verona nel paese del "Ben(te)godi..."
Ci sono stadi che portano bene, e stadi che portano male. Non c'è una ragione, nè un assioma matematico che possa spiegare tale fenomeno. C'è solo la tradizione, la casistica, il risultato numerico che non lascia spazio a dubbi od omissioni. Diciamolo subito a scanso di equivoci: lo stadio di Verona, il Marc'Antonio Bentegodi, porta bene alla Fiorentina. Tanto che ci viene spontaneo un accostamento al "Paese del Bengodi" di boccaccesca memoria (il Boccaccio ne fa menzione nell'8° giornata del Decamerone) visto come luogo fiabesco e meraviglioso. Prendiamo la recente storia scaligera tra Chievo e Fiorentina e capiremo meglio. La società dei pandori, definizione mutuata dalla Paluani (azienda di proprietà del presidente clivense Campedelli), esordisce in serie A il 26 agosto 2001, proprio a Firenze. In panchina Gigi Del Neri, sulle fascie Eriberto (quello che poi diventerà Luciano) e Manfredini, a centrocampo Perrota ed Eugenio Corini, in attacco Corradi e Marazzina. Il risultato sarà spietato: 2-0 per i gialloblù ed un dominio costante in tutti i 90'. Da allora, solo a Verona, una sconfitta (l'anno scorso per 2-1, era il 13 dicembre, 4 giorni dopo l'impresa di Liverpool...) e ben 4 vittorie della Fiorentina. Tra queste ricordiamo quella incriminata dell'8 maggio 2005 (un 2-0 firmato Miccoli-Bojinov, la madre di calciopoli), quella bellissima ma amarissima del 14 maggio 2006 (2-0, ma proprio quel giorno scoppiò calciopoli), quella del 5 ottobre 2008 con il gol di Kuzmanovic nato dal provvidenziale bilinguismo di Montolivo. Uno score niente male.
Non va peggio con l'Hellas Verona: stesso stadio, stessa ubicazione, e tradizione altrettanto favorevole. Partiamo, ovviamente, dal 16 ottobre 1972 quando, in un assolato pomeriggio, sbocciò "il ragazzo che gioca guardando le stelle", al secolo Giancarlo Antognoni. Fu un 2-1 firmato da un autorete di Mascalaito e da un gol di Sergio Clerici. Ma fu bello scoprire, tutti insieme, che era nata una stella. E sopratutto vestiva la maglia viola. Poi risultati alterni (al Bentegodi, tra l'altro, realizzò il suo primo gol in maglia azzurra Roberto Baggio, allora militante nella Fiorentina, in un Italia-Uruguay del 22 aprile 1989) fino alle ultime due vittorie: una addirittura l'anno del fallimento (2-1 il 3 marzo 2002), l'altra nell'anno della serie B, quando un gol di Graffiedi lanciò i viola verso lo spareggio col Perugia. Ben(te)godi quindi che fa rima con Bengodi (c'è solo un "te" di troppo), contrada del paese di Berlinzone (terra de' baschi, in Spagna), sinonimo di benessere e felicità. Di vittorie e di successi, come nel caso della Fiorentina.