TANTO TUONÒ CHE PIOVVE

20.10.2021 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
TANTO TUONÒ CHE PIOVVE
FirenzeViola.it
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Non immaginava Joe Barone che al fischio finale di Venezia Fiorentina sarebbero piovute in campo persino un paio di aste delle bandiere viola, di certo avrebbe preferito di gran lunga veder tornare indietro quei palloni spediti nel curvino prima del fischio d’inizio. Invece la vicenda legata al contratto di Vlahovic si è in fretta diffusa a macchia d’olio, annacquando il clima di alcolica euforia che aveva invece contraddistinto i primi passi in campionato. Inevitabile che sul banco degli imputati ci sia allora finito proprio il centravanti serbo, più per quanto pubblicamente denunciato dal suo presidente sul rinnovo che non per quanto fatto vedere in campo (anche perchè, paradossalmente, è stato proprio il serbo ad andare più vicino al pareggio con quel tiro nel recupero largo di pochissimo).

Il finale del Penzo riporta così la Fiorentina pericolosamente indietro, riaprendo vecchie ferite e rischiando di allargare nuovi solchi tra squadra e tifoseria. Perchè prima ancora di puntare il dito su chi ha voluto apostrofare il serbo al momento dei saluti servirà riflettere sulle conseguenze (prevedibili) al pubblico sfogo di Commisso, e anche su quelle più strettamente pratiche legate all’assenza di una vera e propria alternativa alla prima punta (per inciso sulla vicenda Kokorin sarebbe il caso, prima o poi, di fare chiarezza) almeno se l’obiettivo da perseguire vuol esser quello di arrivare senza troppi scossoni al mercato di gennaio evitando di pregiudicare il buon lavoro fin qui svolto.

Toccherà quindi alla dirigenza saper difendere ovviamente Vlahovic ma anche lo stesso tecnico, prima parte in causa nella gestione del numero 9 da qui a gennaio ma oggi anche di fronte alle prime scelte che non hanno pagato. A margine del k.o. di Venezia resta infatti una formazione iniziale orfana dei nazionali che non ha pagato, ottava versione dell'undici iniziale in altrettante partite, e nella quale la prova di Callejon ha lasciato nuovamente a desiderare oltre ad Amrabat che ha faticato in un ruolo da regista non propriamente suo. Senza contare la fase difensiva che palesa quasi sempre gli stessi problemi di tenuta come confermano i gol subiti quasi in serie (12 in 8 partite con 7 gol segnati) in condizioni tra loro similari tanto che Terracciano lunedì sera ha rischiato di fare la stessa fine di Dragowski a Roma.

Insomma non solo non è stata la solita Fiorentina, ma in campo si è registrato pure un atteggiamento lontano dall’intensità recente, paurosamente simile ai fantasmi e alle paure del passato. Come se l’intervento societario sul futuro di uno dei giocatori più importanti avesse travolto un intero spogliatoio, ora obbligato a fare i conti anche con l'ambiente in vista del match interno con il Cagliari. Al tecnico Italiano, che anche dal mercato aveva ricevuto relativi sostegni a giudicare dalla disponibilità di esterni offensivi o di altri centravanti oltre il nazionale serbo, l’ulteriore compito di superare un ostacolo figlio di una gestione le cui ripercussioni non hanno tardato a manifestarsi.