Personalità, vera eredità di San Siro. Ma le pause difensive non aiutano per l'Europa. Conference: conta solo vincerla. Confermare i migliori è un dovere. È il bivio tra gloria e mediocrità

Raramente si vedono partite come Milan-Fiorentina, un vero luna park. Con emozioni, gol, occasioni, errori, parate incredibili, voglia di vincere su ambo i fronti, un'azione i viola, una i rossoneri. I tatticismi sono saltati presto, soprattutto dalla parte di Coincecao. Il Milan a strappi, la Fiorentina con la sua manovra ben organizzata, ma poi risucchiata nel frullatore di una sfida pazza. Intendiamoci, ha giocato meglio la Fiorentina del Milan anche se l'incontro avrebbe potuto finire 5-5 o 6-6 considerando una quindicina di occasioni create. Un peccato che i viola avanti di 2 reti dopo 10 minuti, abbiano rimesso in partita i rossoneri. Ma non sarebbe la Fiorentina, una squadra che sta crescendo, ma che si porta dietro una zavorra ancora troppo pesante: l'inclinazione all'errore, alla pausa difensiva come sul pari di Jovic e in precedenza su timbro di Abraham.
La corsa per migliorare la classifica è basata proprio su quello: se si limitano queste dormite, oggi i viola con la struttura che hanno possono risalire la corrente. In caso contrario commenteremo un piazzamento in linea con i precedenti tre anni. Nonostante che adesso sia una Fiorentina più forte.
Prendiamoci il meglio di San Siro e ripartiamo da lì: personalità. Palladino ha spiegato che questa metamorfosi in positivo cominciata dal dopo Napoli non ha segreti, se non nella forza del lavoro. Una formula dialettica che funziona sempre, ma che non rende bene l'idea. C'è tanto altro dietro. Intanto un allenatore che sta maturando sulla scorta di tante esperienze provate sulla propria pelle in questa annata a Firenze. Nel discorso rientra anche il coraggio. La Fiorentina delle 8 vittorie consecutive tra ottobre e novembre aveva molti meriti, ma non possedeva il profilo di oggi. Ora il blocco-squadra è più alto, le preventive funzionano meglio e nella metà campo avversaria si contano più viola rispetto a qualche mese fa. C'è una consapevolezza certificata. A San Siro la Fiorentina ha tenuto il campo come dovrebbe fare una formazione della sua tradizione. Gli allenatori organizzano la strategia, mentre i calciatori, quelli bravi, la determinano. Perché le partite continuano a vincerle loro, nonostante qualcuno pensi il contrario. E ora questo branco ha individualità importanti. Questo costruisce la speranza di cui si alimentano i tifosi viola a patto che a partire già da giovedì in Slovenia ci sia più attenzione, soprattutto davanti a De Gea.
Abbiamo parlato del numero uno spagnolo, possiamo proseguire con Kean - ora sono 25 gol stagionali compresa l'Italia -, Fagioli - l'elettricista che ha acceso le luci a San Siro -, Gudmundsson - magari se Palladino prova a tenerlo in campo qualche minuto in più siamo tutti più felici -, Gosens - a Milano assente, ma colonna -, Cataldi - equilibratore di raffinata intelligenza -, Dodo' - prestazione super e attenzione perché ha alle calcagna il Barcellona e fa sul serio -, oltre a tutti gli altri, Pongracic, Ranieri, Comuzzo e Mandragora. Da non dimenticare chi subentra. Abbiamo selezionato i primi 5 perché sono in qualche simbolici.
Per la società, ispirata dal presidente Commisso, confermare questo gruppo è un dovere se davvero si vuole declinare, con il significato giusto, la parola ambizione. Questi calciatori rappresentato il bivio tra gloria e mediocrità. L'unità di misura per capire le reali intenzioni della presidenza Commisso. L'occasione per volare in alto c'è tutta, non afferrarla significherebbe aprire la strada ad una pericolosa discesa.
Celje è una cittadina che non arriva a 38mila abitanti nel cuore della Slovenia. La squadra locale si chiama NK Celje e non può rappresentare un ostacolo difficile da superare per la Fiorentina. Ma per vincere le partite prima bisogna giocarle, nulla è scontato nel calcio. Quindi pancia a terra per la conquista della semifinale di Conference. Poi se le cose andranno bene ci sarà il Betis Siviglia, coefficiente di difficoltà molto più alto e nell'eventuale finale ci potrebbe essere il Chelsea. In tutto per afferrare la coppa bisogna disputare 5 gare. Impresa dura, certo, ma possibile. Più che altro per una Fiorentina arrivata due anni consecutivi in finale, non rimane che una via per andare oltre: vincere quella coppa. Una dolce condanna, ma è così. Un trionfo del genere rimetterebbe tante tessere al loro posto e regalerebbe l'Europa League alla Fiorentina. Sì, va portata a casa.
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