Il 'vestito comodo' è finalmente quello giusto. I meriti di Palladino vanno oltre gli errori: è sopravvissuto agli attacchi grazie al legame con i giocatori. Kean, la clausola fa paura ma i sentimenti esistono anche nel calcio

Il 'vestito comodo' è finalmente quello giusto. I meriti di Palladino vanno oltre gli errori: è sopravvissuto agli attacchi grazie al legame con i giocatori. Kean, la clausola fa paura ma i sentimenti esistono anche nel calcioFirenzeViola.it
Ieri alle 10:26L'editoriale
di Angelo Giorgetti

Questo è un vestito comodo per noi, dice Palladino, e probabilmente è anche quello giusto se da tempo lo avevano invocato in parecchi. Il centrocampo a tre in forma stabile, finalmente: il sarto ci ha pensato e ripensato, ma dal 28 febbraio (partita contro il Lecce) ha cucito le rotazioni giuste, con un filo qua e un regista là. Ora la Fiorentina ci crede, è sana e robusta, è tornata a dimostrarlo in campo dopo un periodo in cui giocava con la tuta da lavoro larga e una faccia da metalmeccanica fragile perché i bulloni saltavano a caso. E' bastato aggiustarsi in mezzo e oplà, anche la difesa a tre (eccellenti Pongracic e Pablo Mari, provvidenziale Ranieri anche per i suoi salvataggi in tuffo carpiato) è diventata un reparto affidabile. L'applicazione nel frattempo è ritornata diabolica, vedete che differenza c'è fra crederci solo un po' e capire che la strada è quella giusta? La verticalità è il bello del calcio, ma c'è un limite all'esasperazione del concetto e comunque l'idea diventa inapplicabile quando gli avversari sanno che hai in canna un'unica soluzione.

Palladino è arrivato per la seconda volta in ritardo sul cambio di modulo, ma resta il fatto che ha ottenuto strepitosi risultati contro le grandi e ora si ritrova in gruppo caricato a pallettoni. Nel momento ideale. Quando altri stanno soffrendo. La Juve è appena uscita dallo smottamendo di Thiago, l'Atalanta si sta sgonfiando perché Gasperini ha fatto sapere in anticipo che se ne andrà e il Milan sembra disperso fra i problemi come Ibra. Basta così poco per farsi mangiare dal lupo nelle favole: l'abbiamo visto bene domenica a Firenze, come un meccanismo indiavolato possa trasformarsi in una squadra senza ritmo. Invece la Fiorentina è nel trend opposto, con il vestito giusto - quanto ci piace ripeterlo - e con una rosa intera a disposizione, a parte Colpani che sulla caviglia deve aver preso un gran colpo, magari con un'incudine.

Quindi, alla resa dei conti e dopo le critiche che anche da qui gli sono piovute addosso a cascata, Palladino ci ha stupito per la seconda o terza volta, dopo aver rischiato assai. E soprattutto si è corazzato per mantenere una calma che chi scrive neanche per sbaglio avrebbe saputo conservare, infatti le pressioni e gli attacchi nei momenti di crisi - perché non cambia a centrocampo, perché? - sono stati davvero tanti. In tutto questo, nonostante l'ostinazione che in certi momenti lo ha messo in contatto con il fuoco, l'allenatore è riuscito nell'impresa che più deve renderlo fiero, perché trattasi di valore aggiunto per chi vuol fare il suo mestiere: è sempre riuscito a mantenere il gruppo dalla parte giusta, anche quando si percepiva chiaramente che i giocatori in campo erano annebbiati da un sentimento molto simile alla sfiducia perché la superiorità numerica apparteneva sistematicamente agli altri (Udinese, Napoli all'andata, Monza, Torino, Como, Verona).

Ora la musica è cambiata e perfino l'assenza di un gigante come Gosens ha lasciato modeste tracce contro l'Atalanta. E' questa un'altra buona notizia, perché è la bontà del sistema di gioco che riesce a prevalere sulle mancanze, seppure importanti.

E la Fiorentina sembra avere una nuova capacità, quella di gestire le diverse fasi della partita governandone il respiro: decide lei quando abbassarsi, mentre prima era l'unica scelta. Ora il coraggio la porta in terreni inesplorati, tipo quelli dell'uno contro uno per conquistare metri più in alto: non c'è più la paura di lasciare spazio alle ripartenze centrali, perché la squadra è attrezzata per gestirle e la difesa a tre sgancia sempre un marcatore sulla linea di centrocampo. Il calcio è principalmente scelta dei tempi, il ritmo delle decisioni fa forte una squadra. Che è sì più forte di prima, ma è sempre sul confine delle Coppe e visto il mucchio delle avversarie dovrà prepararsi a otto partite senza errori, più la Conference.

Ma rispetto al passato c'è una novità: se prima la pressione aveva il sapore di un ultimatum, ora sembra un buon motivo per valutare la ritrovata forza della squadra.

Ci si interroga da tempo sulla clausola di Kean (52 milioni) e in molti invitano la società a proporre al giocatore un adeguamento del contratto con relativa impennata del valore. Di sicuro i contatti sono già cominciati, la Fiorentina sta comunque raccogliendo i frutti di una scommessa straordinaria vinta con un'inevitabile dose di rischio, ma anche di calcolo sul valore tecnico e umano dell'attaccante. Anche questa è programmazione, scegliere una strada che sembra difficile valutando gli straordinari effetti di una potenzialità rimasta prigioniera di situazioni opposte. Kean sarà riconoscente anche per questo? Lo vedremo, dipenderà ovviamente dalle prospettive nelle coppe ma ci sono buone sensazioni. L'arrivo di Commisso a Firenze ha avuto il tempismo dei momenti-chiave, ci sono molte situazioni da affrontare e altrettanti frutti da coltivare in una stagione che potrebbe essere decisiva per un ciclo parallelo a quello del Viola Park: la costruzione calcistica sana, logica, senza edilizia acrobatica ma con i mattoni al posto giusto per immaginarci un piccolo grattacielo.