ESCLUSIVA FV, LA SERATA DI GOSENS: "SENZA IL CALCIO SAREI POLIZIOTTO. VOLEVO TORNARE IN ITALIA"

17.10.2024 21:20 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
Fonte: Dal nostro inviato Andrea Giannattasio
ESCLUSIVA FV, LA SERATA DI GOSENS: "SENZA IL CALCIO SAREI POLIZIOTTO. VOLEVO TORNARE IN ITALIA"

Direttamente dal palco della serata presso l'Atelier di Capalle del brand Montezemolo, fashion partner ormai da anni della Fiorentina, ha parlato il calciatore viola Robin Gosens. Queste le parole raccolte, in esclusiva, da FirenzeViola.it: "Nel calcio moderno è quasi impossibile arrivare dove sono arrivato io. Nella mia carriera ho avuto due fortune: quella di diventare un calciatore professionista e soprattutto  quella di godermi gli anni più importanti nella vita. Sono sempre stato con i miei amici e mai diviso dai miei genitori e dalla mia casa. Questo secondo me è una grande fortuna. Me ne sono accorto dopo perché la mia famiglia mi ha dato dei valori che sto portando avanti e che per me sono fondamentali. Essere sempre umano e gentile, dei valori che nel mondo di oggi si sono un po' persi. Sono grato di aver fatto il mio percorso con la mia famiglia e i miei amici, loro mi hanno trasmesso valori importanti per la mia vita. Se non avessi fatto il calciatore, avrei fatto il poliziotto”.

Poi continua: "Quando ero in Olanda mi chiamò Sartori per venire a giocare all'Atalanta, un club che non conoscevo. Cercai la squadra su Google e vidi che stava per andare in Europa League e quindi accettai. Non fu facile all'inizio andare via dal mio paese e dalla mia famiglia ma poi tutto andò bene. Il primo anno ho sofferto mentalmente. Avevo un allenatore che chiedeva tanto ai propri calciatori e che sicuramente è un genio in campo, però può anche essere una una persona un po' difficile fuori dal campo, lo sa anche lui quindi non dico segreti. Quindi è stato molto difficile perché lui mi parlava dal primo momento in italiano però non capivo ovviamente una parola. Nessuno parlava inglese però avevano le aspettative che facessi quello che mi chiedevano solo che non capivo una parola e quindi è stato difficile. Il primo anno non ho giocato tanto ho sofferto anche perché lontano dalla mia famiglia non non c'era nessuno che c'era lì per me. Sono molto grato e orgoglioso che ho tenuto duro perché nel secondo anno poi sono diventato un titolare da lì poi è iniziato un'avventura bellissima che mi ha portato qui. Gli allenamenti di Gasperini ti portavano davvero al limite, ma poi avevi grandi risultati. Soffrivi ma soffrivi volentieri perché poi eri un calciatore migliore.  

Ancora: "Io da tedesco la differenza più grande che ho notato in Italia era la puntualità perché comunque ho notato che nelle squadre in cui ho giocato non cambia nulla quando sei 5 o 10 minuti in ritardo su una riunione invece in Germania ti buttano fuori dall'allenamento se sei in ritardo di un minuto. Quando sono arrivato a Bergamo stavo già facendo la università e quindi avevo bisogno di Internet, mi sono cercato un appartamento e avevo chiamato il tecnico per la Wi-Fi, mi diceva arrivo domani, poi ancora arrivo domani. Un giorno fissiamo e non si presenta. Il giorno dopo mi chiama ma io ero all'allenamento e lui mi disse che avrebbe fatto un caffè e che mi avrebbe aspettato. Lì ho capito la mentalità diversa".

Inter? "Mi sono chiesto tante volte cosa non è andata. Per me è stato lo step giusto al momento giusto. Volevo provarmi in una big, anche se adesso l'Atalanta lo è. A causa degli infortuni e di un Dimarco che è esploso non è andata bene purtroppo".

Germania? "Ho sempre sognato di tornare in Bundesliga perché era il mio campionato e giocare la Champions nella mia capitale era la scelta giusta. Purtroppo però non mi sono trovato bene, a livello sportivo e a livello di città. In poche parole non vedevo l'ora di tornare in Italia".