IL RITORNO DI DELLA VALLE, IL RICORDO DI CECCHI GORI E IL PIÙ CLASSICO DEL REVISIONISMO STORICO. INTANTO PALLADINO FA INCETTA DI PANETTONE
La Storia, quella con la maiuscola è una cosa viva poichè è vita degli uomini, perciò è sottoposta a revisionismi, rivisitazioni, riletture spesso con la sensibilità corrente. Purchè non si esageri.
In questi giorni, dopo un lungo silenzio, Diego Della Valle è tornato a parlare di Fiorentina. L’ex proprietario del club ha affermato come la sua esperienza calcistica fosse stata pensata per durare poco e non i diciassette anni che si è invece protratta. ‘Il sindaco di Firenze ( Domenici ndr) ci chiese di dare una mano in un momento molto difficile, ma ci aspettavamo che nel volgere di poco arrivasse un fiorentino a rilevare il club’. Ora, questa narrazione da opera pia omette il grande progetto che è probabile un imprenditore lungimirante come Della Valle avesse fin dall’inizio, la famosa cittadella viola. Ed è possibile che l’area in cui realizzarla fosse già stata individuata, almeno nei pensieri, nella Piana. Nell’operazione è possibile ballasse insomma un grande disegno di cemento e antropizzazione del territorio che fece pronunziare all’allora assessore regionale Giovanni Gozzini l’inopinata e volgarissima frase sul progetto che andava arrotolato e ficcato laddove non è commendevole ricordare ( la frase che pronunziò lui, ma per la quale fecero causa a me ndr). Intendiamoci, che quel progetto fosse o meno già nei pensieri, va detto che i magistrati al tempo esaminarono la vicenda e non ci trovarono nulla di irregolare.
Comunque, può darsi che i DV avessero fatto conto di disfarsi della Fiorentina in breve tempo, ma complici anche i successi riscossi con la presta vittoria della C2, poi il ripescaggio e, ancora il ritorno in serie A e più avanti negli anni l’ottenimento della Champions malgrado le penalità, tutti fatti che vanno ascritti a loro merito, li abbiano convinti a restare nel calcio. Del resto nel paese di santi, poeti, navigatori e anche tifosi, nulla dona visibilità come il calcio, non a caso Diego Della Valle, un ricco imprenditore come tanti, divenne presto ricercato e ascoltato maitre a penser in fatti di economia e politica, saziando la sua fame di visibilità, certificata anche dalla sagace operazione del restauro del Colosseo ( 25 milioni di euro per ottenere una visibilità mondiale che valeva dieci volte tanto). Poi, una volta venduta la squadra, anche la sua presenza mediatica si è notevolmente ridotta.
Tuttavia, anche la storia della gestione precedente, quella di Vittorio Cecchi Gori, merita una narrazione storica più precisa rispetto ad una certa vulgata. Quelli di inizio millennio furono anni ardui per il calcio italiano, molti club, anche per tentare di cogliere risultati al di sopra dei loro mezzi si erano indebitati oltre modo, o erano comunque in guai economici come la Fiorentina (utilizzata quale bancomat dalle altre società del gruppo Cecchi Gori). Infatti Lazio e Roma vinsero i primi due titoli del nuovo secolo. Ma ai problemi economici dei club le diverse tifoserie reagirono in modo molto dissimile. Quella laziale scese in piazza minacciando guerriglia e difendendo la società. Tanto che l’allora presidente del consiglio Berlusconi disse chiaro, e senza alcun imbarazzo, che la Lazio non poteva fallire ‘per motivi di ordine pubblico’.
Cecchi Gori l’improvvido invece si era fatto troppi nemici fuori e dentro l’ambiente del calcio, persino nella tifoseria e all’interno del suo stesso gruppo, una parte della tifoseria viola aveva avuto le sue promesse da non meglio precisati soggetti che spingevano da tempo perchè Cecchi Gori cedesse il club per un pezzo di pane, qualche capo tifoso, immaginava forse di ottenere un ruolo o laute prebende, molti altri seguirono semplicemente il flusso dell’umore generale . Infatti la protesta dei tifosi viola che culminò nella manifestazione dell’Aprile 2002 era animata dallo slogan ‘ meglio in C2 che con Cecchi Gori’. Fummo tutti accontentati, infatti il club venne posto in amministrazione giudiziaria, ma nessuno si presentò all’asta giudiziaria per rilevarlo. Infine fallì, quasi perse il titolo sportivo che salvò in extremis per l’intervento del Comune di Firenze con dietro il pronto contributo di Della Valle. E fu C2. Come ricordiamo neppure con soverchio dispiacere poichè a loro modo quelli furono anni belli, di entusiasmo e coesione. Col passare degli anni in molti hanno rivalutato la Fiorentina di Cecchi Gori, ricca di ambizioni e di campioni, l'ultima ad aver arricchito la bacheca, anche se avrebbe meritato di più. Un club che non passerà alla storia per oculata gestione, ma che scalda il cuore al ricordo.
Intanto, nel pianeta ove domina il mercato ed il suo strumento di scambio, il dio quattrino, l’unica divinità le cui chiese siano sempre piene, anche il mondo del calciomercato domina incontrastato col campionato, mutuando Rostand, divenuto solo un apostrofo rosa tra due sessioni di trattative.
E quindi anche se non è ancora comparsa una luminaria nè una strenna nei negozi e non imperversano le reclame natalizie, si parla del mercato di gennaio. Sui media si compulsano i conti: Beltran più Kouamè, più Kayode, i giocatori che la Fiorentina potrebbe vendere per costituire il famoso ‘tesoretto’, definizione tra le più amate dai portatori sani di penna. Tesoretto che consentirebbe, senza che il proprietario ci metta un euro, di rafforzare la Fiorentina di Palladino. E anche la stessa posizione del tecnico di Mugnano di Napoli che sembra aver già fatto scorta di panettoni e dolciumi vari per mangiarseli in santa pace a Firenze, sempre che augurabilmente non ricominci la stagione della caccia col tiro libero al piccione Raffaele.