DAL BRACCINO NEL MERCATO ALL’ORGOGLIO: COME È CAMBIATA LA FIORENTINA. BERARDI? UN PENSIERINO C'È. MALDINI, QUELLA CLAUSOLA CHE INVOGLIA. 30 MILIONI PER I RISCATTI E TRE MOSSE PER DIVENTARE ANCORA PIÙ FORTI

19.11.2024 00:00 di  Angelo Giorgetti   vedi letture
DAL BRACCINO NEL MERCATO ALL’ORGOGLIO: COME È CAMBIATA LA FIORENTINA. BERARDI? UN PENSIERINO C'È. MALDINI, QUELLA CLAUSOLA CHE INVOGLIA. 30 MILIONI PER I RISCATTI E TRE MOSSE PER DIVENTARE ANCORA PIÙ FORTI

Palladino ha scelto di abitare al Viola Park e si beve la Fiorentina h24 come uno sciroppo denso di calcio, in generale c’è intorno al gruppo squadra una felice dipendenza e _ dopo l’occasione persa con tanti rimpianti quasi un anno fa _ gennaio sembra perfino un mese gentile per il mercato. Un vice Kean, un esterno di attacco, forse un centrocampista: se ne parla con il sorriso, mica con l’angoscia. Torna la suggestione Berardi, rientrato a ottobre dopo la rottura del tendine di achille (1 gol e 4 assist con il Sassuolo, che con lui ha sempre vinto) e al netto di ogni valutazione il suo arrivo s'incastrerebbe nella cornice estiva disegnata da Pradè: sostanza, esperienza, classe. Vedremo, i dubbi non sono pochi e c'è anche un equilibrio interno da rispettare. Gira anche il nome di Daniel Maldini come vice Kean, il giovane attaccante ha una clausola di 12 milioni e la cifra invoglia. Certo verrebbe a Firenze per fare un rincalzo a un centravanti rinato, che ha già dimostrato di saper mettere a frutto l'assenza di concorrenza. Quindi anche in questo caso bisogna riflettere bene. 

Nel frattempo altri tasselli stanno tornando a posto, fra questi Pongracic e presto Gudmundsson. E già si parla poi di riscattare giocatori in prestito che stanno facendo la differenza (7,5 milioni per Gosens, 10 e mezzo per Bove, 10 per Adli, 4 per Cataldi: un trentino abbondante), proprio per consolidare un assetto sbocciato con sorpresa di molti, se non di tutti. Dal braccino di un anno fa, alla voglia di cavalcare un’onda strepitosa: sembra davvero cambiato l’atteggiamento della proprietà e una delle ragioni risiede probabilmente nel feeling con l’allenatore, c’è insomma la sensazione di costruire qualcosa insieme e poi - siamo sinceri - perdere un’altra occasione come quella dello scorso gennaio sarebbe un indizio di grave colpevolezza. Tutto questo però senza rancori, né muro contro muro, vorremmo dire con leggerezza se non temessimo di essere troppo influenzati dal secondo posto in classifica: insieme al modulo è cambiato anche il modo di ragionare del club? Dopo anni di nervosi alti e bassi sarebbe una gran notizia, di sicuro la grande smazzata di mercato è stata eseguita con una logica che prima non c'era stata.  

L’obiettivo è quello di consolidare la costruzione di questa catena di eventi: una società ritornata capace, un giovane allenatore in grado di correggersi e volare con la squadra laddove nessuno immaginava, un gruppo di giocatori animato da una sana voglia di rivalsa. Tutto questo, ricordiamolo, quasi senza Gud che ha segnato 3 gol nei soli 200 minuti in cui è stato a disposizione.

Quali sono i rischi, in generale? Considerata l’evoluzione così sana, sembrano lontani. Bisogna però restare in guardia, perché il calcio è un luogo estremo e c’è il rischio di sbandare per come gli opposti si inseguono. Due partite da giocare a novembre, otto a dicembre quando Inter e Juve verranno a Firenze per raccontarci qualcosa di più sul balzo a quota top della Fiorentina, che si trova lassù dopo un inizio obiettivamente complicato e poi reso travolgente dalle vittorie, sei di fila in campionato.   

In tutto questo Palladino ha indubbiamente meriti decisivi e non spreca un’occasione per raccontare in pubblico il proprio ruolo centrale nelle scelte, dall’arrivo di Kean e Colpani in poi, per finire ad Adli che lo ha citato con grande riconoscenza (‘Al Milan mi avevano scelto i dirigenti, qui è stato l’allenatore a volermi’): dal nostro punto di vista, una dimostrazione che quando vuole in club può lavorare in sintonia con il proprio tecnico. Il quale alterna grandi sorrisi e formidabili randellate nei confronti di chi mina la credibilità del gruppo, con alcuni tratti degli allenatori che lo hanno preceduto: geloso fino all’ossessione della privacy in allenamento (come Paulo Sousa) e deciso a esprimere senza filtri le sue opinioni di fronte ai microfoni (qui rivediamo Montella) ha anche i tratti di chi da poco ha finito di essere calciatore. Questo può essere stato negativo all’inizio per l’inesperienza e il cambio del modulo arrivato dopo 6 magre giornate di campionato, poi grazie ai risultati è diventato un segnale di intelligenza. Potenza di una classifica che sorride: tutti sembriamo più belli.