SETTE PARTITE CHE PREPARERANNO IL MERCATO. A NOVEMBRE VIA ALLE TRATTATIVE, IN ENTRATA E IN USCITA. IL VICE KEAN NON SIA INGOMBRANTE, PALLADINO STABILIRÀ LE NUOVE GERARCHIE. ASPETTANDO PONGRACIC
Lecce, San Gallo, Roma, Genoa, Torino, APOEL e Verona. Sette partite, cinque di campionato e due di Conference, poi la nuova sosta, quando arriverà il momento di pensare, e progettare, al prossimo mercato di gennaio. Togliamo subito ogni dubbio: in inverno la squadra non sarà rivoluzionata, e ci mancherebbe altro, ma dopo un avvio di stagione molto difficile, che si è raddrizzato con la pazza e magica serata di Fiorentina-Milan, le prossime gare delineeranno quella che sarà la squadra che Palladino vorrà. Quando si pensa al mercato molto spesso l'idea va alle entrate, ma dopo i tanti arrivi della scorsa estate, e complice il cambio di idea tattica, ci sono molti giocatori che dovranno iniziare a preparare le valige, visto che in questa rosa ci sono alcuni elementi che non hanno ragione di proseguire il loro cammino in viola.
Quanti esuberi.
Partiamo dalla porta: per quale ragione la Fiorentina deve continuare a pagare lo stipendio di Christensen? La risposta è semplice: nessuna. Il danese è arrivato più di un anno fa, per insidiare Terracciano, ma non ha mai davvero dimostrato di essere all'altezza, finendo a fare il quarto portiere, alle spalle di De Gea, dello stesso Terracciano, e di Martinelli. In difesa il nome più in evidenza, pensando alle uscite, è invece quello di Fabiano Parisi. L'arrivo di Gosens e il passaggio alla difesa a quattro lo hanno relegato a terza scelta: il tedesco è il titolare, Biraghi la riserva, e per questo motivo è necessario un addio, anzi, un arrivederci, in prestito, almeno fino al termine della stagione. Poi ci sono altre due pedine che difficilmente riusciranno a trovare spazio. I nomi sono quelli di Jonathan Ikone e Riccardo Sottil. La speranza è che Palladino decida di far giocare, sempre, le seconde linee in Conference League, con l'augurio che possano farcela da soli a battere i modesti avversari. Per intenderci, non come contro il The New Saints, quando il tecnico viola fu costretto a inserire i titolari per portare a casa i tre punti. Ma basta la Conference per trattenerli? Viene da dire di no, e dunque anche per loro le porte di un prestito o di un addio a titolo definitivo sembra essere la migliore soluzione.
Capitoli a parte per Beltran e Kouame.
L'argentino e l'ivoriano non sono due titolarissimi. È chiaro che la Fiorentina non possa però avere gli uomini contati e allora la loro permanenza sarà legata agli eventuali arrivi. Nelle prossime sette partite Palladino delineererà ancora di più le sue gerarchie, dopo un primo periodo di esperimenti e la sensazione, soprattutto per il Vichingo, è che debba esserci un netto passo in avanti, per guardagnarsi la stima e di conseguenza anche i minuti importanti in questa stagione.
Dentro il vice Kean.
La priorità sarà il centravanti di scorsa, senza dubbio. Impensabile che Moise Kean possa giocare tutte le partite, senza mai rifiatare, ma la scelta della Fiorentina in estate è stata quella giusta. L'ex Juventus aveva bisogno di sentire la fiducia, aveva bisogno di non avere ombre ingombranti sulle spalle, e la dirigenza, con il placet dell'allenatore, ha accettato il rischio. Conseguenza? Missione compiuta e scelta azzeccata, ma a gennaio serve un rinforzo, che continui a non essere ingombrante. I nomi sono due: Milan Djuric, che Palladino conosce molto bene, o Marko Arnautovic, che accetterebbe il ruolo di comprimario ma porterebbe anche molta qualità in più alla rosa.
Il vero acquisto deve essere Pongracic.
Infine un capitolo dedicato a Marin Pongracic. Fino a questo momento quella legata al centrale croato è la vera scommessa persa dalla Fiorentina, ma siamo soltanto all'inizio e la speranza è che il giocatore possa mettersi alle spalle tutti gli acciacchi fisici per tornare in campo, finalmente, nel ruolo che lo ha reso uno dei difensori più affidabili della passata stagione. Nella linea a tre Pongracic ha dimostrato di non essere all'altezza ma a quattro cambierà tutto. L'ex Lecce deve essere uno dei due titolari, sempre e comunque, e non vediamo l'ora che possa rientrare al top, per diventare un protagonista della retroguardia. Ancora sette partite e le cose saranno ancora più chiare. Si parte dal Via del Mare, si chiude al Franchi contro l'Hellas il prossimo 10 novembre: in messo altre cinque gare, per capire ancora meglio di che pasta è fatta la nuova Fiorentina.