LA MAGLIA VIOLA: L’ultimo titolo vinto, la cessione di Batistuta e la maglia argentata
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La prima Fiorentina del nuovo millennio, ovvero quella della stagione 2000/2001 parte subito con una cessione eccellente dal valore di circa 70 miliardi della vecchie lire, 35 milioni di euro al cambio attuale : dopo 9 anni lascia Firenze, per andare a vincere lo scudetto a Roma, il bomber viola per eccellenza ovvero Gabriel Omar Batistuta.
E’ una Fiorentina totalmente rinnovata a cominciare dall’allenatore: via Trapattoni, dopo aver sfiorato lo scudetto, e panchina affidata al turco Fatih Terim. Ricordo che erano i primi anni che trasmettevo in radio, per la precisione a Radio Planet, era in vetrine di fronte all’ingresso della tribuna autorità, dove adesso c’è il Fiorentina Store.
La cessione di Bati ci turbò tutti, ma alla fine nemmeno più di tanto, se si pensa che, esattamente dieci anni prima, era stato venduto Baggio alla Juve e la città fu messa a ferro e fuoco.
Ricordo un’estate anestetizzata dal calcio mercato in attesa di capire chi sarebbe stato il successore del bomber argentino. Il successore non fu uno solo infatti, bensì due: Nuno Gomes, portoghese che godeva della nostra fiducia grazie alle belle parole spese su di lui da Rui Costa, e tale Leandro, giovane attaccante brasiliano che, se dovesse capitarmi di incontrare per strada non lo riconoscerei nemmeno…
Fortunatamente in attacco rimase Enrico Chiesa che in quella stagione realizzò ben 27 reti di cui 22 solo in campionato. Alla fine Nuno Gomes tra campionato, Coppa Italia e Coppa Uefa portò a casa un bottino di 13 reti totali che gli valsero la conferma anche per l’anno successivo, Leandro invece 9 di cui 5 in campionato, ma nel suo caso non servirono per farlo rimanere a Firenze.
Della super Fiorentina stellare di Trapattoni che aveva sfiorato lo scudetto due anni prima (non c’è bisogno di ricordare nuovamente del carnevale di Rio e di Edmundo), erano rimasti: Cois, Di Livio, Torricelli, Firicano, Mijatovic, Toldo, Repka, il già citato Chiesa e qualche giovane aggregato dalla primavera.
La stagione sembrava promettere bene, il gioco di Terim era spettacolare, non per niente l’anno precedente aveva vinto la Coppa Uefa con il Galatasaray.
Vittorie schiaccianti contro Inter a Firenze, ma soprattutto un 4-0 devastante contro il Milan (proprio questa vittoria convincerà il presidente Berlusconi a chiamarlo per allenare Milan, cosa che fece infuriare Cecchi Gori che decise di esonerarlo prima della fine della stagione), o un 6-0 contro il Brescia, ma anche sconfitte rocambolesche in casa contro il Perugia per 4-3 o con la Lazio 4-1. Alla 21esima giornata subentra provvisoriamente Luciano Chiarugi per poi lasciare, grazie ad una deroga, la panchina ad un esordiente Roberto Mancini.
A fine anno la Fiorentina si classifica al nono posto e si qualifica alle coppe europee grazie all’ultimo titolo vinto fino ad oggi, ovvero la Coppa Italia ai danni del Parma.
In Coppa Uefa invece viene eliminata al primo turno dal Tirol Innsbruck. Questa fu l’ultima Fiorentina competitiva del decennio dei Cecchi Gori, al termine di questa stagione, infatti, era chiaro che tirasse una brutta aria dal momento che furono ceduti, per far cassa, sia Rui Costa, al Milan, che Toldo all’Inter.
Per quanto riguarda la maglietta, dopo tre anni di sponsor tecnico Fila ci fu il passaggio, per un solo anno alla Diadora che per essere onesti non realizzò maglie eccezionali: la classica viola, quella bianca, l’exploit ci fu con la terza.
Per la terza maglia infatti fu utilizzato un inedito colore argento/grigio. Diadora durò solo una stagione, poi ci fu il passaggio a Mizuno per la stagione che passerà alla storia come quella del fallimento.
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