C'era una Volta in Viola, la storia di Gianfranco Casarsa: un falso nueve nell'epoca dei bomber

"Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore". Cantava così Francesco De Gregori nel suo capolavoro del 1982 La Leva Calcistica del '68. Sicuramente paura non ne aveva Gianfranco Casarsa (protagonista del sesto episodio della rubrica "C'era una Volta in Viola") che, nonostante il celebre cantautore romano sottolineasse che non è da questi particolari che si giudica un giocatore, è ricordato soprattutto per il suo modo atipico, anzi unico all'epoca, di calciare i rigori, ovvero da fermo. Un passo soltanto, sguardo fisso sul portiere e palla spesso (16 volte su 19) in fondo alla rete con l'estremo difensore avversario dalla parte opposta.
Nato a Udine il 28 marzo 1953, Gianfranco Casarsa con la maglia del Bari in Serie B mette in mostra tutte le sue doti di centravanti di manovra. Nè la classica punta centrale con il gol nel sangue, nè un trequartista. Oggi avrebbe giocato nel cosiddetto ruolo di "falso nueve". Dopo due stagioni in Puglia, nell'estate del 1974 viene acquistato dalla Fiorentina. In viola rimane quattro stagioni, segnando 31 reti in 133 presenze. Due di questi gol, ovviamente arrivati dagli undici metri, sono valsi il 4-1 del Franchi contro la Juventus nel 1975 e la vittoria nello stesso anno della quarta Coppa Italia della storia gigliata. Nella finale contro il Milan, giocata il 28 giugno, Casarsa dopo aver sbloccato il match dal dischetto serve anche l'assist a Paolo Rosi per la rete del definitivo 3-2.
Oltre che per i rigori, calciati rigorosamente da fermo, e la vittoria della Coppa Italia, l'attaccante friulano a Firenze è ricordato anche per un fatto curioso avvenuto dopo un match di Coppa Uefa il 14 settembre 1977. Sul campo la Fiorentina pareggia 0-0 in casa contro lo Shalke04 ma, proprio a causa della presenza sul terreno di gioco di Casarsa, i gigliati vengono puniti con la sconfitta a tavolino. L'attaccante classe 1953 infatti, schierato titolare da Carlo Mazzone, non sarebbe stato convocabile a causa di una squalifica maturata due stagioni prima in Coppa delle Coppe. Al ritorno in Germania poi i viola, senza il centravanti friulano, persero 2-1 con le espulsioni di Della Martira e Antognoni.
Nel 1978 Casarsa passa al Perugia, partecipando da protagonista, sempre in quel ruolo ibrido di attaccante di raccordo, ad una delle stagioni più belle della storia dei Grifoni. Gli umbri infatti chiusero da imbattuti il campionato del 1979 arrivando secondi 3 punti dietro al Milan di Liedholm. A Perugia il centravanti classe 1953 rimane tre stagioni, fino al 1981, anche se nel 1980 viene coinvolto e arrestato nel corso dell'inchiesta sul calcioscommesse. Assolto sia a livello sportivo che penale, nel 1984 chiude la carriera in Serie C vestendo la maglia della Massese dopo una breve parentesi in Serie A con l'Udinese. Una carriera quella di Casarsa che forse avrebbe riscosso più fortuna ai giorni nostri. Un falso nueve nato nell'epoca sbagliata, nell'epoca delle mezzali e dei bomber.
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