Mandragora alla Gazzetta: "Ronaldo? Esagerazioni! Mio padre tecnico più severo"

L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport propone un’intervista al centrocampista viola, Rolando Mandragora. Queste alcune delle sue dichiarazioni: “Sto vivendo questo momento di grande fiducia. Voglio tenermelo stretto. C’è entusiasmo. Gioco mezzala a tutto campo e mi piace. In passato ho fatto pure il play ma è un ruolo, quello alla Pirlo per intenderci, che va scemando perché serve di più gente che copra il campo. I gol sono l’evoluzione, la maturità. Mi sto riprendendo quello che gli infortuni brutti, ginocchio e piede, mi hanno tolto e non cerco alibi. Palladino mi dà libertà, posso tirare e inserirmi, ma serve rapidità, mai perdere un tempo di gioco”.
Prima Mandrake, ora addirittura Cristiano Rolando…
“Rolly, come mi chiamano a casa da bambino. Queste sono esagerazioni del momento”.
Come è diventato l’idolo di Firenze?
“Col lavoro e aspettando il momento. Non avevo inizio male, ma ho avuto l’infortunio al ginocchio sinistro, la squadra ha vinto le famose otto partita di fila e ho dovuto recuperare. Ringrazio tanto lo staff medico. Lo merita. Di loro si parla poco”.
Giovedì c’è il Betis. Che partita si aspetta?
“È uno scoglio difficile, hanno palleggio e individualità. Andiamo in uno stadio da 60 mila. Ma siamo ambiziosi, abbiamo mentalità e cuore. E spero che Moise Kean possa superare il mio primato”.
Lei a 14 anni ha lasciato Scampia per andare al Genoa.
“Sì, ma nessuna fuga. Il sogno di fare il calciatore. Giocavo alla Mariano Keller a Napoli, ma anche in strada a Scampia. Era l’ultimo provino… Sbravati e Donatelli ci hanno creduto”.
Ci racconta papà Giustino?
“Il mio allenatore più severo. Pochi complimenti, tante bastonate costruttive. Ha tirato via tanti bambini da possibili difficoltà. Mi ha trasmesso con mamma i valori veri che mi hanno fatto crescere bene”.
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