Stagione pazzesca, tutto in bilico fra il Bene e il Male. Il ritorno di Kean, le incognite e il rispetto prima di tutto. A Siviglia cambio modulo per le assenze? Quasi impossibile

Un finale come non se ne vedevano da anni e la Fiorentina è appesa in una zona che crudelmente oscilla fra il Bene e il Male. Ma come, con 6 punti in più rispetto alla scorsa stagione? Dopo una ricostruzione totale, il caso Bove, le 47 partite una appiccicata all’altra, il lutto di Palladino, senza dimenticare quello che è successo negli ultimi tempi a Kean e Dodo?
In un calcio che non fa sconti la situazione è purtroppo questa, mentre sul conto dell’allenatore continuano a essere tanti i distinguo perché nella sua testa il calcio speculativo prevale su quello elegante che Firenze vorrebbe. La sensazione abbastanza condivisa - senza avere però controprove - è che con una guida più esperta la rosa più forte dell’era Commisso non avrebbe sbattuto nel muro contro avversari modesti, miniflop che hanno determinato il ritardo in classifica.
Palladino non avrà il dono della simpatia indimenticabile, né il carisma del guru che sul campo da calcio moltiplica le idee, ma dal nostro punto di vista ha dimostrato di saper allenare insieme gli atleti e gli uomini in una stagione in cui la ‘resistenza’ è stata fondamentale. Non è poco, è un grande talento per chi gestisce un gruppo. Il livello dello spettacolo non è stato granché, ma sappiamo che nel calcio hanno diritto di parola solo i punti in classifica.
Mancano ancora quattro partite in campionato e sicuramente due in Conference, in attesa del verdetto delle semifinali: maggio sarà un mese senza tregua e la Fiorentina ci arriva con un problema serio sulla fascia destra (non ci sono riserve di ruolo per Dodo) e con la situazione mentale di Kean tutta da valutare. Ricordiamoci sempre che questa squadra ha sorpreso nei momenti tristi solitari y final, trovando risorse laddove si stava raschiando il fondo, anche della fiducia. Per esempio Gosens ha segnato sempre quando mancava Kean, Mandragora è diventato un leader addirittura chic in un centrocampo che ha vissuto periodi sofferti senza Adli, Beltran si è ricordato al momento giusto che nella vita precedente faceva l’attaccante e ha segnato di testa due gol fondamentali (contro Lazio e Cagliari), Pablo Mari ha tolto il posto a Comuzzo pilotando bene la difesa a tre, Pongracic ha recuperato forza e perfino eleganza nei blitz, Ranieri in alcune partite ha addirittura recuperato più palloni rispetto al numero delle proteste contro chiunque, insomma i protagonisti in caso di necessità sono stati tanti e hanno supplito ai limiti della rosa a rotazione, scambiandosi le giornate di gloria personale.
Quanta fatica però. E tutto questo per essere ancora in bilico fra il Bene e il Male, perché in campionato la Fiorentina sbircia da vicino la zona Champions ma è ancora ottava. E in Conference, dopo la stagione delle scampagnate contro simpatici e deboli partecipanti, ancorché spesso assatanati, ora arrivano avversari che giocano a calcio e non fanno wrestling: Betis Siviglia e poi, nel caso, si suppone il Chelsea.
Palladino vive probabilmente tutto questo con un senso di ingiustizia e per sua fortuna non ha il tempo di pensarci. Sa di giocarsi tutto, compresa la riconferma, in un giro d’orologio. Betis-Roma-Betis in 10 giorni, l’adrenalina è a mille e sicuramente fra i progetti c’è quello di aumentare la dose di cinismo che fin qui è stata la benzina principale delle Fiorentina. Se c’è una cosa che a Palladino non manca, è l’istinto per sfruttare il lato verticale. Ne dovrà trovare uno anche per risistemare la difesa a 3 senza Pablo Mari, che non è nella liste Uefa: potrebbe giocare Comuzzo, ma occhio alla catena di destra dove Pongracic dovrà sorvegliare il rendimento adattato di Folorunsho (o Parisi traslocato dall’altra fascia). L’alternativa sarebbe giocare con il 4-3-2-1 spostando Comuzzo sull’out destro, ma figuriamoci se Palladino cambierebbe il terzo modulo stagionale in una partita così importante. E possiamo capirlo.
Nel frattempo dobbiamo valutare come sta il giocatore che insieme a De Gea ha davvero trascinato la Fiorentina in questa stagione segnando più del 35 per cento dei gol. Sul conto di Kean c’è poco da dire in pubblico, se non che una delicatissima situazione personale lo ha spinto lontano dalla Fiorentina e sulla sua condizione mentale - prima ancora che fisica - nessuno può fare previsioni. E’ uno di quei casi in cui il pudore supera ampiamente le notizie riportabili, l’unica cosa che ci sentiamo di aggiungere è che il ragazzo merita il massimo rispetto per una vicenda personale che non deve essere resa nota, a meno che non sia direttamente lui a volerlo fare.
Dal punto di vista calcistico resta l’attesa per capire in quali tempi e in quale misura Kean potrà ritornare in una condizione che per qualsiasi difesa avversaria è stata devastante. A Siviglia fra poche ore ci sarà il primo round di un braccio di ferro serrato, stavolta in palio non ci sono gli spiccioli ma l’accesso a una finale che per Firenze avrebbe molti significati: tutto in gioco, tutto in bilico e - potendosi astrarre mettendo da parte il sentimento - tutto pazzesco.
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