KEAN/1, Ho un modo di vivere tutto mio. Il mio passato...

26.10.2024 10:47 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
KEAN/1, Ho un modo di vivere tutto mio. Il mio passato...
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© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom

In un intervista concessa ai taccuini del settimanale Sport Week, Moise Kean ha parlato di sé a 360 gradi: dalla sua vita privata, all’approdo a Firenze fino al ritorno in Nazionale. "Sono una persona molto particolare. Ho un modo di vivere tutto mio", dice Kean, che confessa di esprimersi spesso in maniera diretta ma di essere anche una persona molto silenziosa che osserva tanto ciò che gli accade in torno. Concetti che vorrebbe trasferire anche al figlio Marley, con il quale Moise ha rivelato di voler costruire un rapporto solido, a differenza della sua esperienza con il padre assente. "È importante che lui sappia fin da ora che io ci sarò sempre per aiutarlo e dargli un consiglio”, ha detto Moise, che di consigli ne ha ricevuti tanti dalla madre, figura cruciale nella sua vita: "Mia mamma lavorava tanto, mio fratello era lontano, e io avevo la mia famiglia sulle spalle, come è tuttora. Mamma non voleva lasciarmi andare perché preferiva che studiassi. I dirigenti della Juve le dissero che nel convitto dove sarei andato a stare, avrei pure studiato. Faticarono un po’, ma alla fine riuscirono a convincerla". 

È alla Juve che l'ultimo anno ha avuto un brutto momento legato ad un infortunio che ha condizionato quasi tutta la stagione: "Nella mia testa visualizzavo il tiro, il dribbling, la finta, poi non riuscivo a metterli in pratica e pensavo: “Cazzo, non ci riesco”. Ma sapevo che dopo il buio torna la luce e quindi anche per me sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dimostrato a tutti chi sono e di cosa sono capace". Ad aiutarlo ci hanno pensato la famiglia, la fede in Dio e in parte anche la musica, che ascolta da quando era bambino e che condivide con Leao: "Con Rafa stiamo lavorando ad un disco insieme. È un amico, un ragazzo d’oro. L’ho conosciuto tanti anni fa giocando contro in nazionale e da lì abbiamo mantenuto un legame molto stretto. La connessione che ho con lui e con McKennie non ce l’ho con altri, nel calcio”.

A Firenze ha trovato Gosens, il quale anche lui ha svelato di aver vissuto momenti difficili in passato ed aver avuto bisogno di un aiuto esterno. Questo le persone spesso non lo capiscono perché vedono i calciatori come supereroi multimilionari indistruttibili. Ma spesso non è così: "Io sono uno normale, come tutti, come quelli che alla domenica mi guardano giocare. Sono sempre io, Moise, quello che sta con gli amici, si diverte con loro e ogni tanto insieme a loro fa le cazzate di un tempo. Non sono mai cambiato per nessuno, non ho paura di nascondere o modificare l’immagine che do di me. Se c’è da scherzare, scherzo; se c’è da litigare, litigo. Dopo la scuola, da bambino, andavo in oratorio a giocare a calcio con gli altri. Lo farei ancora adesso, dopo l’allenamento, ne avrei voglia ma so che non posso, non mi è permesso. Ma è una delle cose che mi mancano di più”.