IL NUOVO MOISE COLPISCE ANCORA: SPALLETTI E PALLADINO DIETRO LA RINASCITA DI KEAN

10.09.2024 00:00 di  Alessandro Di Nardo   vedi letture
IL NUOVO MOISE COLPISCE ANCORA: SPALLETTI E PALLADINO DIETRO LA RINASCITA DI KEAN
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Budapest è la città perfetta per rinascere. Lo facevano i gentiluomini d’un tempo, i figli dell’Europa imperiale che facevano passare per forza il consueto Grand Tour da queste sponde del Danubio. E anche Moise Kean, in un certo senso, può essere considerato, al pari degli alti rappresentanti della gioventù del 18esimo secolo, un ragazzo proveniente da una famiglia nobile – come quella della Juventus – alla ricerca del proprio posto nel mondo. A 24 anni non è tardi per ricominciare e Moise Kean lo sta facendo: un inizio stagione con medie gol che non aveva mai tenuto in carriera, il ritorno in Nazionale dopo quasi un anno e il punto esclamativo messo stasera, contro Israele, nella tempesta della Boszik Arena: Spalletti gli ha ridato una maglia da titolare in azzurro dopo undici mesi, lui ha sfruttato l’occasione; è stato il punto di riferimento di un’ottima Italia, che nel primo tempo gli ha girato intorno senza coinvolgerlo troppo - intesa tra lui e Raspadori, due attaccanti che sembrano su una pagina diversa del playbook, da rivedere - anche se c’è pure il suo zampino (e le sue zampone soprattutto) nella protezione palla puramente “Keanesca” che ha dato il via all’azione cesellata perfettamente dal sinistro al laser di Dimarco e dal petto volante di Frattesi per l’1-0 Italia. A dir la verità, per la prima frazione di gara, è sembrato essere proprio Frattesi il ‘problema’ del numero undici. Nonostante lo stesso Spalletti abbia finito le corde vocali nell'intimare ai suoi di cercare con più frequenza il proprio attaccante, il centrocampista dell’Inter gli ha spesso rubato la bandierina da sotto il naso, intesa come i palloni che sono piovuti in area, calamitati dagli esplosivi inserimenti dell’autore del gol del vantaggio.

Ma è nella ripresa che si è visto il vero Kean: col campo allargato e appesantito dalla pioggia è uscita la forza animalesca del centravanti della Fiorentina, apparso in forma fisica da Triathlon. La palla buona è poi arrivata al 66’: Frattesi borseggia l’ennesimo pallone in mezzo al campo e lo affida a Raspadori che si mette in proprio e spara in porta, Girafi respinge corto ed è fulminato proprio da Kean, destro di prima intenzione da pochi passi e ‘maledizione azzurra’ rotta, a coronare 88 minuti complessivi di muscoli e verticalità. Non segnava in Nazionale da tre anni e un giorno: era l’8 settembre 2021, doppietta alla Lituania, per un rapporto con l’azzurro che poi era diventato burrascoso, così come quella parentesi di carriera in cui rischiava di perdersi.

Il momento di Moise Kean (con quello di stasera, 4 reti in 6 gare tra Nazionale e club) è un elogio al ‘contesto’, inteso come quelle situazioni/habitat particolari che possono trasformare un calciatore da zero reti in 365 giorni in uno dei cannonieri più prolifici in questo primo mese di stagione. Difficilmente potrà mantenere questa media per tutto l’anno, di certo ha già fatto meglio rispetto a quanto visto nelle sue ultime edizioni in bianconero. La differenza, per ora, in una sfida in cui non sono riusciti neanche Tuchel, Ancelotti, Allegri, Pochettino, alcuni di quelli che hanno avuto a che fare col talento grezzo del classe 2000, l’hanno fatta Palladino e Spalletti: “Da entrambi sento tanta fiducia. In tutti e due gli ambienti, a Coverciano e alla Fiorentina, sono stato accolto benissimo, ho trovato due gruppi speciali” ha detto Kean nel post-partita. La rinascita di Kean passa proprio da qui: lui, un attaccante da contesto e da ‘empatia’, capace di brillare solo se al centro, come la pietra più preziosa di un diadema, a Firenze (e in questo senso anche a Coverciano) ha trovato la sua El Dorado. E chissà che anche Fiorentina e Italia non abbiano trovato finalmente la risposta a una domanda quasi atavica per entrambi gli ambienti, quella di un centravanti capace di essere all’altezza di storia e aspettative. Mancava dai tempi di Toni e Gilardino una prima punta ‘fiorentina’ in azzurro. E nel momento in cui proprio Kean ha esultato con la sua classica "griddy", magari, si spera, anche qualche tifoso viola avrà fatto pace con la Nazionale.