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Palladino e un guazzabuglio tattico da chiarire. Ora per il 7° posto è solo questione di tempo

Palladino e un guazzabuglio tattico da chiarire. Ora per il 7° posto è solo questione di tempoFirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca 2025
Oggi alle 00:00Copertina
di Andrea Giannattasio
fonte dal nostro inviato a Verona

La domanda più spontanea da farsi dopo la debacle di Verona è una sola: com’è possibile che la squadra che ha ottenuto otto vittorie consecutive in campionato (pareggiando il record del 1960), che ha battuto (con merito) due volte la Lazio e annichilito non più tardi di tre settimane fa l’Inter al Franchi sul piano del gioco e del risultato sia stata capace di un’involuzione tecnica e mentale come quella vista, prima ancora che al Bentegodi, a Monza, con il Torino e con il Como? E questo solo per citare i passi falsi più eclatanti di un imbarazzo calcistico che - a targhe alterne - dura da quasi metà dicembre ma che ieri è deflagrato nella peggior prestazione stagionale.

Un guazzabuglio tattico
Non è facile avere una risposta, anche se ciò che più ha lasciato perplessi dopo il ko di ieri è stata la gestione delle risorse umane da parte di Palladino. Una contraddizione sul piano sia tecnico che tattico che ha certificato una serie di casi, dove il primo imputato non può non essere l’allenatore. Premessa. In inverno la Fiorentina ha scelto di disfarsi di buona parte degli esterni a sua disposizione: via in un colpo solo Ikoné, Kouame e Sottil e dentro una mezza punta come Zaniolo, una mezzala prestata all’attacco come Folorunsho, due centrocampisti con doti offensive, ovvero Ndour e Fagioli, e un centrale (Marì). Il risultato è stato che ieri la squadra ha riproposto il solito 4-2-3-1 visto da settembre in poi (ma non esistono davvero altri moduli?), con l’ex Napoli adattato a far l’esterno a sinistra e Zaniolo dalla parte opposta, Fagioli in panchina (davvero strano per il giocatore di maggior qualità della rosa) e tutti i giocatori offensivi in campo nello stesso momento. Dunque con ridottissime possibilità di cambiare in corso d’opera la partita. Un guazzabuglio, per dirla alla Manzoni.

Bussola persa
Ma quello che ha lasciato maggiormente perplessi della gestione della gara di Verona (al netto delle svariate assenze che la squadra aveva, che non possono non essere un alibi) è stato l’utilizzo dei giocatori entrati in campo a partita in corso: l'impiego di Richardson sulla tre-quarti, di Ndour esterno sinistro (!) e del giovane Caprini esterno destro (ma non era lui il vice Kean?) con Beltran riposizionato nel ruolo di prima punta hanno finito per creare ancor più confusione all’interno della squadra, che al pari della gara con il Como è parsa perdere la bussola a tempo di record. Specie dopo il ko del suo centravanti, che ha confermato di essere un elemento insostituibile della squadra. E qua si apre il fronte legato alla scelta di non fare un investimento in inverno su un secondo numero 9, che chiama sul banco degli imputati la società). C'è un dato che racchiude meglio di altri il caos tattico ch si è generato nella ripresa del Bentegodi: il dato xG totalizzato - ovvero i gol attesi in base alle occasioni create - è stato pari a 0,04: mai nella stagione in corso il Verona (peggior difesa del campionato) aveva dubito così poco in un secondo tempo. 

Moralmente settimi
Palladino - mai così scuro in volto da quando allena la Fiorentina, nemmeno dopo il ko più umiliante come quello di Monza - ha fatto ancora una volta mea culpa (merce rara nel calcio, per cui bravo) ma stavolta non può bastare. Perché la Juventus, là davanti, ha iniziato a correre e soprattutto Milan e Bologna (pur nella loro fase delicata) sono alle calcagna dai viola, che moralmente da ieri sono non più sesti ma settimi (qualsiasi risultato - anche un pari - nel recupero del Dall’Ara del 27 farà scendere ai viola un gradino in classifica). Una notizia non certo rassicurante in vista, non tanto del Lecce, quanto del poker di supersfide che Ranieri e soci avranno davanti a sé.