"OCCHI PUNTATI SU..." Fiorentina squadra presuntuosa. Bisogna tornare umili
Tornare con i piedi per terra. Tutti, nessuno escluso. E' questa, a nostro parere, l'unica ricetta che può guarire un malato che da settimane annaspa, colpito da un virus latente pronto ad esplodere, e che contro il Palermo è deflagrato in tutta la sua violenza. Ieri al "Franchi" abbiamo assistito ad una delle peggiori esibizioni della Fiorentina targata Cesare Prandelli ed alla vigilia niente lasciava presagire una debacle di tali proporzioni. In attacco, infatti, c'era la coppia delle meraviglie, Gilardino-Mutu. In porta il solito "fenomeno", Sebastien Frey. Nel mezzo della difesa la coppia centrale titolare, Dainelli-Gamberini, mentre a sinistra, finalmente...avranno pensato tutti, Pasqual sostituiva lo squalificato Vargas. A centrocampo Melo e Montolivo sono intoccabili e regolarmente in campo e Donadel, che è uno del gruppo storico, non potrà fare peggio dell'attuale Kuzmanovic. Infine "Lazzaro" Jorgensen, vero e proprio capitano senza portafoglio dei viola, la cui presenza permetteva a Prandelli di tornare al modulo da lui inaugurato proprio contro il Palermo nella partita d'andata, il 4-3-1-2, e che tante soddisfazioni ci aveva dato fino all'infortunio di Santana. Dulcis in fundo, la mancanza di impegni infrasettimanali che aveva permesso alla Fiorentina di allenarsi bene e su campi asciutti (Prandelli di nuovo dixit nella canonica chiaccherata di sabato).
E allora? Cos'è accaduto? Com'è possibile che una squadra famosa per la sua integrità fisico-atletica e morale si sciolga così, come neve al sole? E com'è possibile che dopo il ritiro invernale di Marbella la Fiorentina non si rialzi, sia lenta, macchinosa, pachidermica...in una parola, irriconoscibile? Il mister viola si traveste da Fabio Massimo (console e dittatore romano del 200 a.C chiamato "cunctator", ovvero il "temporeggiatore") e prende tempo rimandando la soluzione dell'arcano a martedì, alla ripresa degli allenamenti, quando ci sarà un serrato confronto a "quattr'occhi" con tutta la squadra. Noi, nel nostro piccolo, proviamo a dare una risposta un pò prima e puntiamo il dito sulla presunzione e sul narcisismo di tutta la Fiorentina. E per tutta intendiamo giocatori, allenatore, direttore sportivo e società. Ma andiamo con ordine. Alla base di molti problemi di quest'anno c'è la partecipazione alla Champions League, madre di tutte le vanità viola. La coppa dalle grandi orecchie ha dato alla testa un pò a tutti, molti fra giocatori e dirigenti si sono sentiti arrivati e competizioni come la coppa Italia e la coppa Uefa sono sembrate degli inutili orpelli, ostacoli indesiderati sulla strada di una gloria presunta.
Riccardo Montolivo - "Non devo dimostrare niente... Sono forte... Non m'interessa ciò che dicono tifosi e giornali..." Sono solo alcune della massime del "talento (?) di Caravaggio" regalate in tempi diversi all'opinione pubblica, sublimate poi dal "ditino" alla bocca rivolto alla curva dopo il gol-vittoria contro il Napoli del 28 gennaio scorso. Abbiamo promesso la brevità, e poi, pensando alla prestazione di ieri, sono frasi che si commentano da sole.
Felipe Melo - Rendeteci il Felipe di due mesi fa e allo stesso tempo concedeteci una piccola provocazione: abbiamo la sensazione che il brasiliano si sia perso nel momento in cui è stato convocato nella nazionale verdeoro. Appagamento, calo dell'adrenalina, prosopopea da scudetto "pentacampeao" sul petto...difficile a dirsi. La verità è che questo non è il Melo che serve alla Fiorentina e occorre ritrovarlo al più presto.
Marco Donadel - Per il centrocampista veneto il discorso è un pò diverso. Nessun proclama per lui, nessun atteggiamento da divo, bensì un silenzio ed un atteggiamento (quello sì) in campo che hanno fatto più rumore di mille parole. Marco è uno del gruppo storico (è a Firenze dal gennaio 2005), ha lottato e sofferto per conquistare tre qualificazioni consecutive alla Champions League, ha toccato il cielo con un dito dopo la rovesciata di Osvaldo del famoso 18 maggio, ed il risultato? Panchina fin dall'inizio, addirittura tribuna in Champions dietro a Felipe e (udite, udite) Almiron. Non va giustificato certo, ma un pò va capito, e come lui vanno capiti anche altri nelle sue stesse condizioni, come Pasqual (sorpassato da Vargas), Semioli (messo ben presto da parte), Pazzini ed Osvaldo finchè sono rimasti. Dopo di che questi signori sono dei professionisti, ben pagati, e una certa mentalità va messa da parte per lasciare il posto alla voglia di riconquistare il posto ed affermare il proprio valore, anche contro quella che a prima vista sembra un ingiustizia.
Cesare Prandelli - Non serve aggiungere molto a quello che è stato detto e scritto in questi giorni. Spara a caldo di sabato, riconferma a mente fredda la domenica, fa marcia indietro il sabato dopo e applaude il pubblico che lo fischia ancora la domenica dopo sole 24 ore. Un pò di confusione ed una sindrome da "intoccabile" che non gli fa onore pur mantenendo, da parte nostra, un immutata ed eterna stima. Quale sarà il trend, martedì, dopo l'incontro di Teano con la squadra?
Pantaleo Corvino - A proposito di sindrome da intoccabile... il ds viola in questo è insuperabile. La parola "miracolo", riferito alla sua gestione di questi quattro anni ha lastricato le sue esternazioni degli ultimi mesi. Ci ripetiamo, come per Prandelli. Massima stima ed eterna gratitudine, ma qualche proclama in meno non guasterebbe...
Diego e Andrea Della Valle - Apparentemente immuni da atteggiamenti vanagloriosi evidenti, non si può disconoscere che tutto, in assoluto, nasce dalla testa (nel caso specifico, dalla proprietà) nel bene e nel male, quindi anche loro sono coinvolti giocoforza nel momento "autodistruttivo" della squadra. Ciò che colpisce è l'assenza ormai cronica di Diego, e lo scarso decisionismo di Andrea che in un momento simile dovrebbe prendere in mano le redini e, facciamo un esempio, martedì dovrebbe fare il terzo incomodo negli spogliatoi trasformando la chiaccherata a quattr'occhi in una a sei. Notiamo un pò di eccessivo distacco da parte dei fratelli marchigiani, che se da un lato regala tranquillità ed autonomia a Prandelli e Corvino, dall'altro dà l'impressione di una gestione algida e distaccata. E si sa...quando il gatto non c'è i topi ballano. Umiltà quindi, spirito di squadra assolutamente (e velocemente) da ritrovare perchè (è vero), niente è perduto ma allo stesso tempo niente è conquistato.