"OCCHI PUNTATI SU..." Prandelli muove e vince in 5 mosse. Vargas ancora decisivo
"Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione." La frase è assai celebre (l'autore, il saggista americano Russel Lowell, molto meno) e anche se molti scritti riportano il termine 'imbecilli' al posto di 'stupidi', come insegna la matematica..."invertendo l'ordine dei fattori il risultato non cambia." Chi invece ha cambiato, e di molto, è stato Cesare Prandelli da tutti riconosciuto uno dei migliori allenatori italiani (e non solo) ma allo stesso tempo considerato un integralista della panchina, nel senso della rigida, intransigente difesa delle proprie idee, quasi al limite del talebanesimo. Non stavolta però, non negli ultimi mesi di conduzione della Fiorentina, rivoltata (come si dice a Firenze) come un calzino e trasformata in nome di un'elasticità tattica e mentale voluta e propugnata dal suo tecnico. Piccola nota a margine: non sentirete mai Prandelli ammettere tutto questo ma ciò fa parte del personaggio, orgoglio e passione, il mister è fatto così e ci piace anche (e sopratutto) per questo. Ma andiamo con ordine:
IL MODULO: Croce e delizia di Prandelli. I viola iniziano il campionato col 4-3-3, per poi passare al "rombo" esplicitato in un 4-4-2. Ed ecco la prima tegola: si infortuna Santana, vero e proprio "deus ex-machina" di quel sistema di gioco ed il progetto tattico di Prandelli va in tilt. Il talebanesimo di cui sopra esplode in tutta la sua violenza ed il "Mago di Orz" prova dapprima Montolivo nel ruolo di centrocampista tra le linee, poi Semioli, quindi Jorgensen (non prova Kuzmanovic solo perchè lo aveva già sperimentato con scarsa fortuna a Lione nella prima di Champions League). Infine Felipe Melo (ricordate? A Milano contro l'Inter con Jorgensen vertice basso), ma i risultati furono a dir poco deludenti e la Fiorentina perdeva terreno e credibilità, anche all'interno del proprio spogliatoio. Poi la svolta: complice l'infortunio di Mutu (non ce ne voglia il romeno ma senza di lui la squadra perde in qualità e guadagna in duttilità) Prandelli riscopre il suo vecchio amore dai tempi del Parma: il 4-2-3-1 (trasformabile a seconda delle circostanze in un 4-4-2 senza "rombo"), e d'incanto la Fiorentina recupera nell'ordine: Pasqual, Vargas, Montolivo, Semioli, Jovetic e udite, udite...Gilardino.
LA CATENA DI SINISTRA: Niente da fare, Vargas non è lui, non vale i 12 mln. di euro d'investimento, non sa difendere, non sa attaccare, è goffo, pachidermico, in poche parole è un acquisto sbagliato. Prandelli continuava a dire che è un terzino e non un esterno offensivo di sinistra, e le voci maligne sul peruviano si moltiplicavano. Sotto sotto però, Cesare capisce che la sua certezza ha le gambe corte e va rivista. Rispolvera Pasqual (che risponde da par suo nonostante le molteplici panchine subìte nonchè qualche tribuna) e libera Juan Manuel da vincoli tattici che, da parte sua, ricambia con tre gol (due decisivi) nelle ultime quattro partite fornendo prestazioni esaltanti.
MONTOLIVO FINALMENTE AL CENTRO: Anche in questo caso una piccola parte di merito ce l'ha un'assenza illustre, quella dovuta alla squalifica di Felipe Melo che ha liberato un posto a centrocampo, in questo caso nella linea dei due mediani davanti alla difesa. Riccardo, sia nel 4-3-3 che nel "rombo", fungeva da terzo centrocampista spostato a sinistra con il brasiliano al centro e Kuz a destra. Il risultato era un "Montolo" estraneato, avulso dalla manovra, troppo soggetto a meri compiti di copertura che ne inaridivano la vena propositiva. Quello di ieri è un Montolivo profondamente diverso: lucido, ordinato, preciso negli appoggi e nei cambi di gioco, sempre nel cuore della manovra. Da quì può veramente nascere quel regista arretrato "alla Pirlo" che è stato una condanna nei primi anni fiorentini del "Talento di Caravaggio".
SEMIOLI E JOVETIC...A ME IL RUOLO: Per il "Pippo Franco" viola il discorso è semplice: lui è un'ala destra (all'occorrenza riciclato anche a sinistra) e "rombi", "alberi di Natale" e similia non fanno al caso suo. Nella linea dei tre dietro a Gilardino, invece, l'ex-clivense è un valore aggiunto che, speriamo, l'infortunio muscolare di ieri, non ci tolga per troppo tempo. Jo-Jo sta sbocciando piano piano ed anche quì il merito sta a metà tra l'intelligenza di Prandelli di ammettere l'errore e l'infortunio di Mutu. Detto fuori dai denti: senza il menisco del romeno il montenegrino occuperebbe ancora il settore centrale...della panchina, con tanti saluti ad un talento perennemente "in fieri". A questo aggiungiamo anche la fallace convinzione di Cesare che Jovetic sia "solo" una seconda punta. La realtà postuma ci ha detto, invece, che il vero ruolo di Stevan è quello ricoperto con il Montenegro, ovvero quello di trequartista tra le linee, dietro a Gilardino in viola, dietro a Vucinic con la maglia della sua nazionale. Prandelli sembra essersene convinto e addirittura ha già dichiarato che lo proverà accanto a Mutu quando Adrian sarà pronto (presumibilmente tra due/tre settimane) rinnegando anche in questo caso (e per questo gli ridiciamo bravo!!!) un'antica convinzione secondo la quale Mutu, Gilardino e Jovetic non avrebbero mai potuto giocare insieme.
GILARDINO...MEGLIO DA SOLO: A proposito del "Gila": straripante ad inizio stagione (col 4-3-3, cioè con due esterni che lo aiutavano ma che gli giravano alla larga), impacciato col "rombo" (Mutu gli toglieva evidentemente spazio), rifiorito e tornato agli antichi splendori col 4-2-3-1 (è lui il signore dell'area di rigore con Jovetic che lo "imbecca" e lo affianca quando necessario). Che significa? Il rientro di Mutu è atteso da tutti positivamente, ma sia ben chiaro che certi equilibri tattici ritrovati non possono essere dispersi per le "bizze" da protagonista di un signore, anche se trattasi di un fuoriclasse, come Adrian Mutu.
Considerazioni finali: A Catania rientra Felipe Melo, uscirà Kuzmanovic per squalifica (e per il già citato principio matematico, cambiano i fattori ma non il risultato, anzi... con Melo al posto di Kuz dovrebbe perfino migliorare). Con la Sampdoria rientrerà Mutu, probabilmente Jovetic verrà spostato sulla destra con Vargas confermatissimo sulla sinistra per una formazione sbilanciata ma consapevole della propria forza. A questo va aggiunto una Roma oramai sfasciata, un Genoa ancora distanziato di un punto (addirittura due se contiamo lo scontro diretto favorevole ai viola), una Juventus, anch'essa in avanzato stato di decomposizion, che fra sette giorni va a San Siro a sfidare il Milan e poi...chissà. Forza viola, il traguardo, qualunque esso sia, è vicino.