FIORENTINA-JUVE, Un 'odio' lungo una vita

Una volta erano Quelli che... la odiano di più. La Juventus a Firenze è ancora una bestemmia che si porta appresso una storia strana di livore viola, vecchia ormai più di 25 anni. Nonostante la serie B (prima del fallimento viola e poi della Juve condannata per Calciopoli) abbia tentato di spaccare la tradizione. E nonostante l'andata l'abbia pacificata un po'. Domenica si giocano le appendici del duello Inter-Roma, con i bianconeri a difendere il terzo posto, e i viola in scalata.
L'ennesimo riverbero di una rivalità ossidata, scavata da un unico lontano evento. L'incrocio sbagliato tra due strade sempre percorse a velocità diverse. Uno scudetto solo, di mezzo. Deflagrante. E' bastato quello, per sviluppare le viscere di questo odio profondo. Anno lontano: 1982. A maggio ancora un anno qualsiasi, prima che diventasse l'epoca d'oro dei grandi del Mundial di Spagna. Juve e Fiorentina sono testa a testa. Una lunga sfida che porta tutte e due in cima alla classifica ad una giornata dalla fine.
E' la Viola di "Antonio" Giancarlo Antognoni cuore di Firenze, del primo Daniel Ricardo Bertoni, di Giovanni Galli, del giovane Massaro, di Ciccio Graziani. Ultima giornata: Juve e Fiorentina prime, 44 punti. La Juve va a Catanzaro e vince con un rigore nel finale di Liam Brady (arbitro Pieri, il papà di quello sfiorato da Calciopoli). La Fiorentina va a Cagliari e segna nel finale con Graziani: gol annullato. Finimondo. La Juve diventa campione d'Italia. La Fiorentina se la prende col mondo filobianconero. Famosa la frase di Franco Zeffirelli, regista ultrà, intellettuale e capopopolo della Fiesole: "Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano". Querele e controquerele, ma germoglia un odio grande così.
A maggio di 3 anni dopo, nel 1985, la vendetta trasversale del cattivo gusto. La Juve vince la Coppa dei Campioni nell'inferno dell'Heysel, la tristemente famosa coppa insanguinata dei 39 morti del settore Z. L'Italia piange, la Juve non riesce a festeggiare, la curva 'Fiesole' la domenica successiva scrive uno degli striscioni più macabri della storia: "Heysel: 39 gobbi in meno". Dal maggio nero al maggio del tradimento, 5 anni più avanti: 1990.
I Pontello coi debiti fino alla testa decidono di vendere Roberto Baggio. E lo vendono alla Juve. A Firenze sembrano gli ultimi giorni di Savonarola.
Pontello, il conte, assediato e cacciato. Per Baggio c'è la gente che scende in piazza anche di notte. Niente: è gia tutto fatto. Baggio è della Signora. E per scherzo del destino in quella primavera la Fiorentina di Baggio va in finale di Coppa Uefa proprio contro la Juve. E' più di un qualsiasi scontro "fratricida". A Torino vince la Juve 3-1, Baggio gioca con la viola ma addosso ha già la maglia della Juve. Al ritorno, si gioca ad Avellino perché il "Comunale" è squalificato, finisce 0-0: la Juve alza la Coppa, l'ultimo trionfo bianconero di Dino Zoff, da allenatore, in un clima surreale con i fiorentini che fischiano ed applaudono Baggio. E con in panchina Ciccio Graziani, arrivato al posto di Giorgi esonerato.
Proprio Graziani, 8 anni dopo quel gol fantasma di Cagliari. La rivincita di Firenze arriva l'anno successivo 7 aprile 1991: al Comunale torna Baggio tutt'al contrario, da nemico si rifiuta di battere un rigore, la Fiesole gli regala centinaia di sciarpe e lui uscendo se ne mette una al collo e la bacia. Il suo rigore lo tira, e lo sbaglia, De Agostini. La Fiorentina vince 1-0. Agnelli chiamerà Baggio 'coniglio bagnato'. Poi gli anni moderni, e le strade divaricate. La Fiorentina piega la testa, la Juve si prende tutto o quasi con l'era Lippi. La Fiorentina fa in tempo a prendersi l'ultima festa: il 13 dicembre 1998 Fiorentina-Juventus finisce 1-0, segna Batistuta di testa, e poi si inginocchia 'suonando' la chitarra: l'ultima serenata alla Signora. Da allora Firenze non vince più. E nel frattempo le squadre cominciano a mischiarsi, con l'odio della gente travolto dagli eventi giudiziari. La Fiorentina si prende pezzi di Juve: Torricelli e Di Livio, e poi Maresca, Chiellini (tornato bianconero), Miccoli e Balzaretti. All'andata, ottobre scorso, l'1-1 vale solo per esempio al contrario nel dossier arbitri della Juve, con quel gol di Iaquinta da non convalidare e quei rigori non fischiati a Semioli e Vieri. Domenica sarà, ancora, una giornata da comprimarie in ascesa: la Fiorentina giovane contro la 'giovane Signora'. Per un odio antico di storia, pacificato, solo un po', dal ritrovarsi insieme in scalata, piccole tra le grandi.
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