GONZALEZ, Perché non bastano neanche 21 giorni
Tampone ancora positivo per Nicolas Gonzalez, ormai a questo punto costretto a rinunciare alla convocazione dell'Argentina. In attesa di comunicazioni ufficiali, una precisazione sulle possibilità della Fiorentina di vederlo rientrare agli ordini di Italiano. Nella giornata di ieri vi abbiamo raccontato infatti di martedì prossimo come termine massimo disposto per i 21 giorni di isolamento richiesti per chi è asintomatico: uno scenario che trova conforto nelle misure sanitarie, in effetti, ma che si scontra con una prassi del calcio.
Per poter tornare a giocare dopo un periodo di fermo, infatti, a un calciatore professionista servono nuovi controlli medici, esami che però non possono prescindere da un tampone negativo per essere effettuati. Perciò, nella teoria il via libera anche in caso di test anti-Covid sempre positivi rimane sì a martedì, ma per riaverlo nella pratica Italiano deve sperare che si negativizzi prima possibile da ora in poi, nonostante stia bene. Ci sarà da fare i conti con il ritmo perduto, da ritrovare: Gonzalez è completamente fermo da due settimane, più la partita col Milan si avvicina e meno diventa probabile rivederlo in campo, almeno dal 1'.
Lo stesso tampone che dunque con ogni probabilità sorride virtualmente ad Italiano, permettendogli di evitare il lungo viaggio verso il ritiro di Ezeiza con annesso rientro attardato, allo stesso tempo lo sfavorisce impedendogli di avere a disposizione una delle due migliori frecce offensive: Gonzalez è oggi bloccato in un infernale limbo giuridico-sanitario-sportivo che rischia di fargli perdere sia il viola che l'albiceleste. A meno che il prossimo test, cui dovrebbe sottoporsi domani, non dia un esito differente...
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