"MARIO, N'VORREMMO CHE TU, FIRENZE E NOI...". IL RICORDO DI SCONCERTI SU FV E RFV

28.02.2023 18:00 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
Fonte: dai nostri inviati L. Calamai, A. Giannattasio, L. Marucci, N. Ceccarini e M. Piccari
"MARIO, N'VORREMMO CHE TU, FIRENZE E NOI...". IL RICORDO DI SCONCERTI SU FV E RFV
FirenzeViola.it

Quest'oggi a Firenze, per l'esattezza in Palazzo Vecchio, andrà in scena un evento in memoria di Mario Sconcerti, scomparso lo scorso 17 dicembre 2022, con gli amici e i colleghi di una vita che lo ricorderanno nel salone dei Cinquecento. “Mario, vorremmo che tu, Firenze e noi…”. Un titolo evocativo, dal chiaro richiamo dantesco.Una cerimonia sul filo del ricordo e dell’affetto per una personalità spiccatamente fiorentina nei suoi accenti più evidenti del carattere, il cui valore si è poi affermato sulle principali piazze editoriali del nostro Paese.

Alla presenza dei familiari, del sindaco della città, Dario Nardella, del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, del presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, del presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri, col presidente del Coni, Giovanni Malagò in video collegamento, ne verrà ripercorsa la vita non solo professionale, col contributo di amici e colleghi e il supporto di video, immagini e letture.

In questa occasione poi Sconcerti otterrà dal Settore Tecnico della Figc, la qualifica di Direttore Tecnico ad honorem, come riconoscimento concreto della propria cultura e competenza calcistica, anche in termini storico-statistici, esercitate liberamente (e polemicamente) per decenni attraverso le più importanti testate italiane e le sue qualificate presenze televisive e radiofoniche. Previsti interventi di Roberto Mancini, Luigi Ferrajolo, Alessandra Giardini, Massimo Sandrelli, Giuseppe Smorto, Daniele Dallera, Alessandro De Calò.

L'intero evento andrà in diretta su RadioFirenzeViola (dove si potrà poi vedere anche in replica dalle 21) e verrà raccontato anche in live nella home page di FirenzeViola.it. Di seguito alcuni interventi ai microfoni di Luca Calamai, Andrea Giannattasio, Lorenzo Marucci, Niccolò Ceccarini e Marco Piccari.

Massimo Sandrelli: "Mario Sconcerti mi diceva sempre che da fiorentino ogni volta si sentiva un'emigrante. La sua carriera è stata splendida e all'altezza del suo valore. Lui mi chiamò quando diventò dirigente della Fiorentina e mi volle con sé. E' stata una delle più belle avventure per me e per Mario, da ragazzini tifosi della Fiorentina poi diventati dirigenti della Fiorentina. Mancini? L'intuizione fu di Cecchi Gori che ci chiamò e voleva buttare fuori Terim. Chiese di prendere Vialli e noi lo chiamammo ma lui stava bene in Inghilterra e ci fece questo nome. Chiamammo Mancini che era a Cortina e che ci disse del problema della tessera. Da Coverciano mi dissero non si poteva tesserare, poi ci fu la possibilità e Roberto venne alla Fiorentina. Cosa avrebbe cambiato dell'esperienza? Quando fece la prefazione del mio libro non volle leggere l'ultima parte per non riprovare quell'amarezza. L'amarezza di aver colto un successo, aver superato certi problemi economici e poi vedere saltare tutto come sappiamo".

Aurelio Capaldi: "Sconcerti è stato un opinionista di grandissima qualità anche per la Rai in trasmissioni storiche. Aveva sempre un punto di vista originale. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa che era una persona spiritosa. Il ricordo mio personale più bello è quando un famoso autore americano mi chiese di intervistare personaggi calcistici importanti e io consigliai proprio Mario Sconcerti. Andammo a casa sua e furono due ore divertentissime piene di spunti molto belli. Mario riusciva sempre a tirare fuori l'interesse da ogni situazione. Sconcerti non c'è più fisicamente ma è sempre dentro i nostri cuori". 

Luca Speciale: “Sconcerti è stata una figura importantissima. Aveva un rapporto schietto col giornalismo già quando entrò nella Fiorentina. Ai tempi di Cecchi Gori aveva voglia di salvare la Fiorentina, in un periodo particolare del calcio italiano che era diventato insostenibile. Sconcerti provò a equilibrare bilancio e risultati. Abbinò passione e competenza, ha fatto bene questo mestiere. Ci aveva visto lungo con Mancini: arrivò dopo Terim e portò comunque a casa un trofeo. Fece una grande scelta andando a colpo sicuro, soprattutto vedendo quanta strada ha fatto Mancini dopo. Cosa direbbe oggi della Fiorentina? C’è molto da fare e rifare, complessivamente”.

Massimo Callegari: “Mario è stato il numero 10 del giornalismo italiano. Sapeva apprezzare il contesto in cui avvenivano le cose e lascia la testimonianza del suo talento, oltre che la grande cultura che aveva. La sua qualità era che faceva questo mestiere non per voler essere un personaggio, ma perché gli piaceva esprimere le sue opinioni in questo modo. Le sue idee al tempo venivano assorbite diversamente rispetto ad ora, dove c’è una realtà più rapida, ma poteva permettersi questo ruolo. Sulla corsa Champions, Mario direbbe che nessuna ha deluso, ma forse l'Inter dovrebbe avere qualche punto in più, vista la qualità della rosa. Se Sconcerti mi ha mai intimorito? Avevo una grande stima per lui, oltre che rispetto anagrafico. Poi non c'era una grande confidenza ma un rapporto professionale, poi aveva giustamente un ruolo superiore e infine complessivamente non ha mai approfittato di questo: si è meritato autorevolezza. Timore no, ma si doveva stare attenti a cosa diceva, ma era intelligente e se ne rendeva conto subito: era giusto concedere un colpo di tacco in più ad un numero 10”.

Paolo Condò: "Sconcerti mi ha insegnato tanto, sia dal punto di vista pratico sia osservandolo da fuori. Basta vedere chi c'è qui oggi a ricordarlo: il meglio del giornalismo. Lui era come l'acqua, dove nasce un'oasi rigogliosa: dove passava lui fiorivano i giornalisti. Non sempre un grande giocatore diventa un grande allenatore, ma Mario è stato un fuoriclasse da allenatore per far venire fuori i migliori giornalisti di questa epoca storica. Incitava sempre chi conosceva, è capitato anche a me. Lui era una formula 1 e non puoi girare se sei una berlina, ma dovevi essere una monoposto. Era paradossale, si divertiva a fare cose che magari noi avevamo paura di fare: le provocazioni. Quando disse che Ronaldo avrebbe fatto panchina alla Juve osò, poi tanti ci fecero ironia. Era comunque un modo di fare dibattito. Per sua fortuna non ha mai avuto a che fare con i social. Arrivò alla Gazzetta nell '87 ed era in corso un cambio generazionale: lui estrasse me ed altri dai soliti compiti per mandarci a fare interviste e a vedere le partite. Mi ricordo che mi rimproverò quando fui ospite in una trasmissione e c'era anche lui. Mi disse che non dovevo scappare, dovevo seguire il calcio italiano ed affrontarlo, senza andare per forza a parlare di calcio estero. Servì, perché tornai anche per questo motivo a parlare di Serie A. Sul fronte Juve, Mario sarebbe andato a parlare dei dirigenti bianconeri e avrebbe concesso l'attenuante dell'amore per la squadra e avrebbe messo in guardia su cosa potrebbe causare un eccessivo amore".

Andrea Santoni: "Dietro la sua scrivania c'era una frase in cui c'era scritto: "Non fare il furbo, racconta". Questa era una lezione giornalistica. Lui ha dovuto affinare un grande talento, ma era un uomo giornale, forse l'ultimo grande in questo campo. Era attaccato a Firenze come con un cordone ombelicale".

Martina Sconcerti: "Conoscendo papà forse si potrebbe anche vergognare di tutto questo in suo onore. A volte passavamo settimane senza sentirci e litigavamo subito, ma era così con lui. Difetto? Non è proprio un difetto, ma voleva sempre avere ragione, grazie alla sua capacità oratoria. Il pregio è che era proprio buono, un animo candido. La sua "burberaggine" era un modo di stare al mondo, ma era un'anima buona".

Alessandro Bonan: "E' un bellissimo evento. Ho mille ricordi di Mario, soprattutto nei dopo trasmissione. Parlare con lui era un insegnamento continuo, si capiva la differenza: aveva grandissima libertà e un punto di osservazione molto personale. Apprezzavo anche il valore dell'uomo e dell'amico che è stato. Spesso parlavamo anche di Fiorentina, certo. Amava la Fiorentina, è stato il suo amore e non lo ha mai tradito: è sempre stata lì per lui. Cosa direbbe della Fiorentina? Era ambizioso, voleva la Fiorentina nelle prime posizioni perché è una grande città che merita una ribalta a livello calcistico. A lui non piaceva la Viola senza identità e quest'anno c'è una ricerca costante. Mi auguro la squadra recuperi. La Fiorentina deve puntare ad un trofeo come la Coppa Italia".

Gabriele Gravina: "Mario ha rappresentato un professionismo e una qualità umana grandissima. Ci ha fatto capire il grande legame tra giornalismo, sport, calcio e racconto. Il calcio è diventato con lui di spiccata vocazione intellettuale. Ringrazio chiunque abbia voluto ricordare la figura di Mario Sconcerti, vorrei, sulla base dei suoi insegnamenti, collegare sempre di più il giornalismo e il calcio. Conosceva bene questo mondo, gli dedicava tanto tempo. Oggi mi piace immaginare il nostro Mario Sconcerti che parla da direttore tecnico: da oggi lo è ufficialmente come omaggio alla sua grandissima carriera".

Dario Nardella: "Sconcerti ha sempre detto ciò che pensava. Ho sempre trovato in lui un grande professionista e un uomo di grande umanità. Faceva vedere sempre il suo amore per il calcio e ha sempre dato tutto ovunque abbia lavorato. E' stato un uomo a tutto tondo, un vero giornalista. Mi piacerebbe intitolargli un impianto sportivo. Firenze ha sempre amato Sconcerti e lo dimostra anche l'evento di oggi e lo ricorderà sempre. Se Matteo Marani è d'accordo gli intitolerei un impianto, come dicevo prima".

Giovanni Malagò: "Lo conoscevo bene, e anche a me non ha fatto sconti. Lui è un patrimonio del calcio, ma anche dello sport in generale. Era un onnivoro della materia, oltre ad un grande studioso. Era un fiorentino fiero ed orgoglioso, oltre che un grande italiano. Aveva grande onestà intellettuale nei suoi pezzi e sapeva riposizionare le sue idee ed era fiero di cambiarle se c'era modo. Ritengo che abbia interpretato il suo ruolo in maniera impeccabile, era unico. Il CONI gli è grato".

Ilaria D'Amico: "Era un grande conoscitore di calcio. Spesso faceva arrabbiare molti, ma tutti volevano sapere cosa pensava, aveva pensieri originali. Gli feci gli auguri per i suoi 70 anni. Lo chiamavo eroe e lui mi chiamava regina, come poche altre". 

Luigi Ferraiolo: "Oggi ho rivisto delle persone che non vedevo da anni. Mario Sconcerti amava Firenze: dentro è sempre stato un fiorentino nonostante abitasse a Roma. Noi spesso parlavamo di Firenze e la Fiorentina. Voglio ringraziare gli amici di Mario. Era doveroso ricordarlo qui a Firenze nella sua città. Mario era un talento del Corriere dello Sport ed è nato in questo giornale: è stato il talento più puro espresso e il direttore più geniale del Corriere dello Sport. In cinque anni ha svegliato il giornale e lo ha riportato in vetta". 

Roberto Mancini: "E' stato un grande dispiacere quando ho appreso la notizia della sua scomparsa. L'ho conosciuto tanti anni fa a Genova, ma la cosa bella è che abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme alla Fiorentina con cui abbiamo vinto l'ultimo trofeo della squadra viola. E' stato uno dei migliori giornalisti italiani, ha lasciato un vuoto enorme in tutti noi. Ovunque tu sia ti mando un abbraccio, ciao Mario".