Bove a Vanity Fair: "Il ritorno al Franchi e il mio futuro nel calcio: vi racconto tutto"
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Il centrocampista della Fiorentina Edoardo Bove è il protagonista della copertina digitale della rivista Vanity Fair, con una serie di foto e un'intervista molto lunga e approfondita fatta il giorno dopo essere tornato al Franchi, sessantasette giorni dopo quel terribile primo dicembre contro l'Inter. Il giocatore dice di aver quasi bisogno di parlare di quello che gli è accaduto e racconta la giornata in cui è riuscito a tornare sul terreno del Franchi, anche solo per supportare i compagni: "Sapevo che avrei avuto tutta l’attenzione addosso, tutti volevano vedere la mia reazione. Mi sono detto: “E io gliela faccio vedere il meno possibile”. Ho voluto scappare, sì. Sono fatto così: non mi piace esternare le mie emozioni. Poi ho capito. In questo periodo tante persone mi hanno scritto raccontandomi di avere avuto un problema simile al mio: sono un ragazzo di 22 anni e non posso certo dare insegnamenti a nessuno, ma voglio testimoniare il fatto che è una cosa che può capitare, che non è così rara, e soprattutto che non sono un supereroe nell'essermi ritrovato a doverla affrontare".
E se dei concitati momenti in Fiorentina-Inter ricorda davvero poco, la memoria è più vivida riguardo a quando si è svegliato: "Ho pensato: “Ammazza che figura di… davanti al mondo intero. Ma non potevi scegliere un altro momento?!”. Era la partita delle 18, quella per il primo posto in classifica, la stavano guardando tutti. Detesto farmi vedere vulnerabile. Subito dopo, però, ho capito di essere stato molto, molto fortunato. Dopo aver metabolizzato, mi sono sentito la persona più felice del mondo".
Bove racconta poi quanto sia stato difficile dover far fronte a tutto ciò che gli è accaduto ma ha anche capito tante cose di se stesso. Sulla possibilità di tornare a giocare con il defibrillato, Bove ha detto: "Se si decide di mantenerlo, in Italia non potrò giocare: qui da noi la salute viene prima dell’individuo, e non sto dicendo che sia una regola sbagliata. Ma all'estero sì, praticamente ovunque. Gliel’ho detto, il calcio è troppo importante per me, non posso permettere a me stesso di mollare così. Io ci riprovo, senza ombra di dubbio. Vedrò anche come starò: se avrò paura, se non sarò tranquillo… allora cambierà tutto Giocare all'estero? Per come stanno le cose adesso, sì. Però non escludo affatto di poter togliere il defibrillatore: i medici mi stanno dicendo che c’è questa possibilità. Mi è sempre piaciuta Londra. E poi il campionato inglese è molto competitivo".
E alla domanda "Crede che riuscirà mai a giocare nella Nazionale Italiana?", risponde: "Me lo sono chiesto tante volte. È un obiettivo, un sogno grande. Giocare in Nazionale significa entrare nella storia. Ma ora che mi è successo quello che mi è successo, devo ancora capire bene quali siano le regole in proposito".
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