Gabriella Bernardini, una vita spesa per la grande battaglia per il suo Bruno Beatrice

Per 38 anni ha portato avanti con tenacia encomiabile la battaglia per la verità su suo marito Bruno Beatrice, l'ex calciatore della Fiorentina morto a 39 anni nel 1987 di leucemia che si ipotizza fu causata, anche secondo le varie perizie medico-scientifiche effettuate nel tempo, dai raggi Roentgen, prescritti dallo staff medico viola di allora. Gabriella Bernardini, vedova di Bruno Beatrice, si è spenta oggi lasciando un grande ulteriore vuoto nella famiglia ma ha trasmesso la stessa voglia di combattere ai figli Alessandro e Claudia. Il suo coraggio e la sua determinazione all'inizio hanno sfidato coloro che nel mondo del pallone non volevano sentire parlare di morti legate proprio al pianeta calcio. Ma lei - che per anni ha anche gestito l'hotel I Portici ad Arezzo - non si è mai fermata.
Sempre alla ricerca della verità - Fu lei a spingere la procura di Firenze ad aprire un’indagine.L'ipotesi che l'uso di terapie nocive e di altre sostanze dopanti durante la carriera agonistica fosse stata la causa della leucemia fu rafforzata, secondo i legali della vedova Beatrice, dal decesso di alcuni ex compagni di squadra ai tempi della Fiorentina. Il caso però poi venne archiviato nel 2009 per prescrizione. In un'intervista del 2007 alla Gazzetta dello Sport ha raccontato anche come si è sviluppata la battaglia per provare ad arrivare alla verità: "A metà degli anni Novanta morì una persona di famiglia. Quando andai a riordinare la sua casa, trovai un vecchio saggio medico-scientifico, edito da Feltrinelli: parlava del fisico tedesco Wilhelm Roentgen, l’inventore degli omonimi raggi, e diceva che lo stesso Roentgen già sapeva che queste radiazioni possono essere fonte di leucemie e tumori al fegato. Sentii una fitta al cuore, mi ricordai della pubalgia di Bruno nella primavera del ’76. A Roma il professor Perugia gli aveva prescritto una cura a base di impacchi e riposo, ma alla Fiorentina lo spedirono nella clinica Villa Camerata, dove per settimane lo sottoposero alla terapia dei raggi Roentgen per farlo giocare la domenica. A giugno lo vendettero al Cesena, senza dirglielo... Sono certa che Bruno e gli altri ragazzi della Fiorentina sono morti o si sono ammalati perché venivano dopati o perché li curavano con terapie criminali. Bruno si fidava dei medici e assumeva quello che gli davano". I funerali si terranno domani alle 15 nel Duomo di Arezzo.
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