GARLANDO, Da Vierchowod a Bruno: il mestiere di Comuzzo
Sulle colonne di oggi de La Gazzetta dello Sport è presente anche un lungo identikit di Pietro Comuzzo, a cura di Luigi Garlando, una delle prime firme della Rosea. Di seguito un estratto: "È arrivato a bordo dell’auto di Doc Brown direttamente dai tempi in cui un difensore centrale, anzi uno stopper, difendeva e basta, perché quello era il suo mestiere: marcare il centravanti, non farlo segnare. [...] Comuzzo invece mette gli occhi sull’attaccante e li toglie solo quando sente tre fischi. È così che ha cancellato Morata e Dovbyk. [...] Infatti, il padre di Pietro era portiere e lui stesso ci ha provato da bambino, poi si è messo a giocare solo con i piedi, ma nel sangue gli scorre impetuoso l’istinto paterno di proteggere la porta. Il Piave dista un centinaio di chilometri. Questo è per Pasquale Bruno, detto ’O Animale, la militanza di un vero difensore: tracciare una trincea e guai a chi la passa.
[...] Da anni, Bruno denuncia la scomparsa dei veri difensori: «Oggi nessuno sa più marcare. Rinunciando alla marcatura a uomo, il calcio ha perso sentimento». Ma il mastino che azzannava Baggio e Van Basten probabilmente rivedrà nel giovane Comuzzo qualcosa di antico. In maglia viola, poi, che Pasquale ha indossato. Come Vierchowod che porta il nome di Comuzzo. Nella concentrazione feroce e nell’anticipo spietato del giovane Soldato, di sicuro, il popolo viola avrà riconosciuto tracce del vecchio Zar".