COR.FIO., Salvezza Bove figlia della morte di Morosini
Si è espresso così, sulle pagine de Il Corriere Fiorentino, il direttore della testata Roberto De Ponti a proposito del malore che ha colpito Edoardo Bove domenica sera e dei soccorsi che ne sono conseguiti: "E' andata bene, questa volta, se Dio vuole. Magari Edoardo Bove ci metterà del tempo a tornare in campo, o magari non potrà più farlo, ma può e potrà ancora raccontare che sì, si è spaventato, ma forse neppure se n’è reso conto, e che il suo primo pensiero, dopo aver ripreso conoscenza, è stato fateme gioca’. Fatte le dovute premesse, è doveroso sottolineare che la notizia di domenica è che tutto ha funzionato, che la macchina dei soccorsi ha girato alla perfezione malgrado la (comprensibile) agitazione dei calciatori in campo che chiedevano di accelerare i tempi e la (altrettanto comprensibile, certo, ma fino a un certo punto) pressione a cui i soccorritori sono stati sottoposti da un pubblico spaventato e scottato dai troppi lutti che hanno segnato la famiglia viola. In meno di un quarto d’ora Edoardo Bove è passato dall’allacciarsi una stringa alla red room di Careggi, dove i medici si sono presi cura di lui. E dopo essere stato defibrillato sull’ambulanza prima di lasciare un Franchi ammutolito.
Si dice che sbagliando s’impara. Se è così, allora la salvezza di Edoardo Bove è figlia della tragica scomparsa di Piermario Morosini, il calciatore del Livorno che nell’aprile del 2012 si accasciò sul terreno di gioco di Pescara senza più riprendere conoscenza. Così come forse qualche ragazzo di belle speranze ringrazierà il sacrificio di Mattia Giani, l’attaccante del Castelfiorentino morto perché il regolamento non prevedeva, e se la prevedeva non puniva chi infrangeva le regole, la presenza di un medico, di un’ambulanza e/o di un addetto in grado di utilizzare il defibrillatore. Giani aveva 26 anni. Ora in Eccellenza le regole (e le sanzioni) sono cambiate, perché appunto sbagliando s’impara".