MANFREDONIA, Bove giocherà ancora: ne sono sicuro

03.12.2024 10:26 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
MANFREDONIA, Bove giocherà ancora: ne sono sicuro
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Similmente a quanto successo ad Edoardo Bove nel corso di Fiorentina-Inter, il 30 dicembre 1989 accadde un fatto analogo a Lionello Manfredonia, all'epoca calciatore della Roma che stava giocando al Dall'Ara contro il Bologna. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato per chiederli di quei momenti lì: "La dinamica di quanto accaduto a Bove è stata molto simile a quello che successe a me tanti anni fa. Un malore improvviso, non determinato da un'azione di gioco. Personalmente, ancora oggi io non so cosa esattamente sia successo. Ci fu l’arresto cardiocircolatorio, è vero. Ma sulle cause che lo determinarono non si è mai riuscito a fare chiarezza. Si parlò di infarto, ma non fu un infarto. Io avevo già compiuto 33 anni e decisi di chiudere con il calcio. Anche perché non mi avrebbero più dato l’idoneità agonistica". 

Lei poi ha avuto una vita normale, che sia di buon auspicio anche per Bove?
"Adesso ovviamente la cosa più importante è che si rimetta in fretta. Io rimasi in coma farmacologico, quindi intubato, per tre giorni. Ho letto che Edoardo già da questa mattina (ieri, ndr) è tornato ad avere piena autonomia delle sue facoltà. E questo, oltre ad essere una cosa importantissima a livello umano, lo è anche in prospettiva, per il prosieguo della sua carriera. Se tornerà in campo? Io dico di sì. Chiaramente una volta fatti tutti gli accertamenti e stabilito che si è trattato di un episodio passeggero. Come io credo che si tratti. Appena completato questo percorso io penso che Edoardo possa e anzi debba tornare a giocare. Io avevo 33 anni all’epoca ed ero già nella parte finale della carriera, fu naturale smettere. Ma lui ha 22 anni e una carriera davanti, è giusto che la continui". 

Lei, dopo tanti anni, si è dato una spiegazione di quanto le sia successo?
"
Sì, mi sono convinto che quell’episodio sia sta determinato da una situazione di forte stress che vivevo e che avevo somatizzato. Avevo perso da poco mia madre, un evento che mi aveva parecchio buttato giù. Uno stress che si aggiungeva a quelli abituali di un calciatore, con le pressioni che arrivano dagli ambienti circostanti, dai tifosi alla società. Il calciatore non è un automa, le vicende personali hanno sempre un grande peso sul rendimento".