BENE GUDMUNDSSON O COLPANI MA POI GUAI A VENDERE NICO. VIOLA PARK, OGGI SERVE UNA GIORNATA DI SOLO AMORE. IL FRANCHI E L'INCOGNITA POSTI: UNA SITUAZIONE GROTTESCA

10.07.2024 11:28 di  Andrea Giannattasio   vedi letture
BENE GUDMUNDSSON O COLPANI MA POI GUAI A VENDERE NICO. VIOLA PARK, OGGI SERVE UNA GIORNATA DI SOLO AMORE. IL FRANCHI E L'INCOGNITA POSTI: UNA SITUAZIONE GROTTESCA

Un, due, tre… stella. Il concetto di “ambizione”, in attesa della riprova dei fatti con l’evolversi del calciomercato, sembra davvero aver fatto breccia nel quartier generale della Fiorentina. Il primo a sdoganare ufficialmente questo termine era stato circa un mese fa il ds Daniele Pradè, al quale aveva fatto seguito poco dopo il pensiero di Raffaele Palladino confluito poi persino nel credo di Moise Kean, il primo e fin qui l’unico acquisto portato a termine dal club di Commisso all’interno di un’estate che - anche qua, per adesso a parole - dovrebbe portare in dote un chiaro rilancio sul piano sportivo del mondo viola. Le idee dunque sembrano chiare, visto che tanto nell’area tecnica quanto in seno alla squadra il target sembra essere quello di alzare l’asticella e c’è da dire che - sfumato Zaniolo - i nomi di Colpani e Gudmundsson per la futura trequarti stanno trovando ampi consensi tra i tifosi.

A una sola condizione, però. Che l’arrivo o del fantasista del Monza o del funambolo del Genoa non corrisponda alla partenza di Nicolas Gonzalez. Nel suo “Caffè nero bollente” di pochi giorni fa su Radio FirenzeViola, Luca Calamai ha raccontato una verità ormai acclarata, ovvero che le realtà medio-grandi in Serie A spesso sono costrette a finanziare il proprio mercato con la cessione di uno o due pezzi pregiati (basti pensare il Bologna come sta sfasciando la squadra che ha conquistato la Champions o agli addii di Osimhen a Napoli e Koopmeiners a Bergamo). Ecco, se c’è una cosa che la Fiorentina deve per forza di cose fare per rilanciare la sua candidatura nella parte alta della classifica è - sì - sfrondare il suo albero dai rami secchi (Ikoné, Nzola e altri elementi non più presentabili) ma mantenere a tutti i costi quanti, se pur in fasi alterne, hanno fatto grande e bella in questi anni la Viola. 

Tra questi c’è certamente Nico, che dopo la beffa del Mondiale saltato sogna ora di rivincere la Copa America, in modo da potersi confermare, a conti fatti, non solo il giocatore più forte della Fiorentina anche in campo internazionale ma anche l’elemento della rosa che - assieme a Kayode - può portare in dote tanti soldi per finanziare il mercato. Una prospettiva allettante, certo (fu lo stesso Commisso nel 2021 a spiegare perché - in chiave possibile plusvalenza - conveniva spendere 27 milioni per l’ex Stoccarda e non 20 sul più attempato Sergio Oliveira) ma che se davvero la società viola vuole avere ambizione deve essere riposta in un cassetto e chiusa a doppia mandata.

Oggi nel frattempo andrà in scena il primo allenamento a porte aperte del ritiro della Fiorentina, un appuntamento per certi aspetti storico (di sedute aperte al pubblico al Viola Park ce ne sono state già altre in passato ma questa sarà la prima di una preparazione estiva e per giunta con un nuovo allenatore in sella) pervaso però da un senso ancora di incertezza e incompiutezza. L’elenco dei 31 convocati diramato da Palladino nei giorni scorsi è poco più che una fotocopia sbiadita della vera rosa che dal 31 agosto il tecnico si troverà a dover gestire e dunque il consiglio che ci sentiamo di dare ai tifosi che oggi prenderanno d’assalto le tribune dello stadio Curva Fiesole è quello di stare il più vicino possibile al tecnico e a un gruppo che - se pur ancora con l’etichetta di “perdente” dopo le tre finali perse in un anno - ha tanta voglia di riscatto. Basti pensare a quello che ieri ha raccontato Dodo ai canali del club. Servono - dunque - solo applausi e tanto entusiasmo, nella speranza che la società raccolga quella spinta che, da parte di Firenze, in questi anni non è mai e poi mai mancata.

Una città che si troverà al contempo costretta a vivere da domani una situazione a dir poco paradossale. Ovvero l’apertura di una campagna abbonamenti (la prima con le macchine operatrici a bordo campo e una mitica curva - la Fiesole - chiusa e sventrata) senza ancora la certezza del numero dei posti che potranno essere garantiti in un Franchi blindato per metà e una vaga idea su dove sarà ricollocato un intero settore ospiti. Uno scenario grottesco, che ben poco si giustifica con le recenti elezioni comunali che hanno rallentato l’iter procedurale sullo stadio (ma fino a maggio i tecnici di Palazzo Vecchio cosa hanno fatto?). E bene ha fatto la Fiorentina ad aprire ugualmente la campagna abbonamenti, dando un segnale forte in controtendenza con le incertezze. Un segnale che il nuovo sindaco di Firenze deve raccogliere quanto prima, nella speranza che dopo le carte bollate, il muro contro muro e le troppe frecciate ci possa essere quanto prima un incontro chiarificatore.