LA FIORENTINA NON HA UNA IDENTITÀ. NON SI CAPISCE ANCORA QUALE GIOCO FACCIA. KOUAME ACCUSA, PAROLE COME SASSI. GUD COSÌ LONTANO DALLA PORTA HA UN SENSO? GOSENS È UN CAMPIONE, MA DA ‘QUARTO’ FA FATICA. COLPANI È UN MISTERO, LA DIFESA CRESCE

30.09.2024 10:25 di  Mario Tenerani   vedi letture
LA FIORENTINA NON HA UNA IDENTITÀ. NON SI CAPISCE ANCORA QUALE GIOCO FACCIA. KOUAME ACCUSA, PAROLE COME SASSI. GUD COSÌ LONTANO DALLA PORTA HA UN SENSO? GOSENS È UN CAMPIONE, MA DA ‘QUARTO’ FA FATICA. COLPANI È UN MISTERO, LA DIFESA CRESCE

È stato un derby brutto, figlio della paura che negli azzurri può essere giustificata anche se conservano 3 punti di vantaggio sulla Fiorentina, ma nei viola no. Troppo timorosi e rinunciatari. Palladino a fine gara ha detto che “l’Empoli è una delle formazioni più in forma del campionato e la difesa viola non gli ha concesso nulla”. Tutto vero, ma i 10 punti del club di Corsi dopo 6 turni sono una notizia clamorosa, non un fatto ordinario. La Fiorentina è in lotta per un posto in Europa, l’Empoli per la salvezza…  

Una sfida che ha visto i portieri inoperosi: unico intervento della partita, nemmeno troppo bello esteticamente, la respinta di De Gea sul missile di Pezzella. Ecco, l’Empoli ha avuto il merito di centrare almeno una volta lo specchio della porta, la Fiorentina nemmeno quello. Vasquez, portiere promettente scuola Milan, è uscito senza sporcarsi i guanti. La prima domanda: una Fiorentina ambiziosa può andare al Castellani e produrre il nulla offensivo? 

Dopo 6 giornate non si fanno processi definitivi, ma si comincia a far suonare i campanelli di allarme. E per la Fiorentina non sono pochi. Bisogna pure smettere di dibattere a lungo sulla difesa a tre o a quattro perché non passa da lì la soluzione dei problemi viola. Concentriamoci sui principi di gioco e sulla interpretazione che offrono i giocatori. La Fiorentina ha pareggiato contro Parma, Venezia, Monza e Empoli, non esattamente le prime della classe. Ha perso contro l’Atalanta, e ci può stare, poi ha vinto una sola partita contro una Lazio rivelazione del campionato (bravissimo Baroni), grazie, va ricordato, a due calci piazzati realizzati da Gudmundsson. Il bottino è troppo magro. In queste gare abbiamo visto 44 minuti di livello a Bergamo, un buon secondo tempo con la Lazio e niente altro. Significa che ad oggi Palladino non è ancora riuscito a trovare il canovaccio della manovra. Non si capisce quale gioca faccia o voglia fare la Fiorentina. Non c’è ancora una identità. Il timbro che ti permetta di riconoscere undici uomini sia che perdano o che vincano. La Fiorentina di Italiano aveva pregi e difetti, ma era visibile a tutti la traccia della sua geometria, l’obiettivo che perseguiva. Oggi non è ancora così. 

Sicuramente Palladino non è stato aiutato da una società che gli ha portato 4 giocatori nelle ultime 24 ore, ma adesso siamo al 30 settembre, insomma di tempo ne è passato, l’alibi diventa più debole. Ci sono cose che non vanno e che vanno risolte al più presto. Ce le ha raccontate Kouame nel post gara, sia a Sky che in sala stampa. Un “j’accuse” dai toni garbati, ma dai contenuti duri: pronunciato da uno dei veterani dello spogliatoio che ieri a Empoli ha indossato la fascia di capitano per la prima volta: “In attacco ci è mancato di giocare uno per l’altro. Se segno io o un altro è uguale, basta vincere… Ci sta mancando di aiutare i compagni per segnare. Si migliora solo giocando da Fiorentina, cioè tutti insieme, tutti coinvolti e allora si vince. Tanti giocatori nuovi possono giustificare una partita così? Assolutamente no, non può essere un alibi lavoriamo assieme da più di un mese. Bisogna pensare tutti insieme: se io gioco per uno e l’altro pensa a se stesso, così non si fa mai gol…
Dobbiamo essere l’uno per l’altro. Ci manca il concetto di squadra, davanti dobbiamo essere più altruisti. Se uno è messo bene e l’altro tiene la palla perché vuole segnare lui non va bene”.  Abbiamo riportato fedelmente le parole di Kouame perché vanno lette e rilette, sono la fotografia di cosa sia al momento la Fiorentina. Anzi, di cosa non sia: una squadra. È grave. Non c’è mutuo soccorso in campo, non ci si aiuta principalmente in attacco, l’egoismo prevale sull’altruismo. I 7 punti in classifica sono in parte o totalmente spiegabili con il Kouame-pensiero. Quindi, al lavoro: Palladino deve mettere le mani nel motore, sostituire se necessario qualche pezzo e far viaggiare questa macchina. Che non sarà da primi posti, ma nemmeno da questa classifica mediocre.  

A chi si riferiva Kouame? Non lo sappiamo. Certo è che in attacco Kean spesso deve arrangiarsi da solo, battendosi con grinta, i rifornimenti scarseggiano. Gudmundsson è lontano dal centravanti. A Empoli ha scorrazzato per il campo, tanto da non comprendere più quale fosse il suo ruolo. Evviva la libertà fuori schema che sprigiona il talento, ma averlo a 50 metri dalla porta avversaria ha utilità per l’allenatore? Grassi lo ha marcato a uomo e lo ha disinnescato. Poi ci sarebbe anche una leggera discussione che lo riguarda, la seconda in una settimana, per un piazzato, stavolta una punizione: Colpani e Cataldi non sembravano d’accordo sul fatto che la battesse l’ex genoano. Sette giorni prima c'era stato Kean sul dischetto per il rigore a reclamare le proprie ragioni. In entrambi i casi Albert, con il suo volto glaciale, li ha allontanati con lo sguardo, senza proferire verbo. Come a dire: “Batto sempre io, che volete da me?”. Piccole cose di calcio, ma anche questi sono indicatori di una situazione viola poco allegra. Colpani è un caso. Non è nemmeno parente di quello che ammiravano in Brianza. Si è involuto. La sensazione è che senta la pressione del passaggio dalla provincia a una delle capitali del calcio italiano. Può accadere: è già successo e tante altre volte accadra’. Palladino e la società devono cercare di metterlo nelle condizioni migliori di ritrovare la serenità perduta perché si vede che non gioca tranquillo.

Se l’attacco della Fiorentina è stato insufficiente, quello dell’Empoli non gli è stato da meno per merito anche di una prestazione buona della difesa viola. Pochissime sbavature. Bene Ranieri e Comuzzo. Sui lati Dodo’ ha spinto molto anche se non sono nati cross decisivi, ma il brasiliano è stato uno dei pochi a salvarsi. Gosens è un campione, non si discute, ma quando fa il “quarto” non è lo stesso. In quella posizione fa fatica e questa è un altro nodo che Palladino dovrà sciogliere. Così come siamo curiosi di vedere esordire Moreno, visto che è una novità. In attesa di Pongracic protagonista di un inizio di stagione sfortunato. Palladino deve infilarsi la tuta blu e sistemare un'auto che sta facendo accendere troppe spie rosse.