PALLADINO COSTRETTO A CAMBIARE: NON FACCIA PIÙ LO SCIENZIATO, TANTO GUD LO FARÀ SEMBRARE SPECIALE. PUÒ INIZIARE UNA NUOVA STAGIONE E BIRAGHI NON DIVENTI UN 'CASO' (MA IL RISCHIO È ALTO). BELTRAN E KAYODE DA RECUPERARE. EMPOLI ESAME TOSTO
Lazio battuta e incarognita, il sapore acido del calcio è miele per la Fiorentina nel frattempo già cotta di un tipo come Gud, che sembra guardare tutti dall’alto dei cieli. Finalmente c’è stato anche il tanto reclamato cambio di modulo - addio difesa a 3, Biraghi sostituito dopo 45 minuti -e quindi andiamo subito al punto: che farà ora Palladino? Gli allenatori di mondo non hanno bisogno di stupire il pubblico mostrandosi scienziati e allora, suvvia, perché non scegliere la semplicità di un sistema di gioco meno ambizioso del finora improbabile 3-4-2-1, per impacchettarsi in qualcosa di meno chic, ma più solido?
Molti (compresi noi) pensano al caro vecchio 4-4-2 che in momenti di esaltazione, ma anche di difficoltà, rende tutto più essenziale per la copertura geometrica degli spazi: fasce protette, due centrocampisti, due attaccanti e in questo caso anche due difensori abituati a giocare a quattro, mica a tre. Dettagli? Forse, a meno che non si ritenga che i giocatori debbano essere adattati ai moduli e non viceversa. Nessuno degli attuali interpreti difensivi viola ha mai giocato con continuità in un assetto che ha distanze, funzioni e complicità di reparto diverse rispetto a quelle frequentate negli ultimi anni con Italiano.
E’ andata bene alla Fiorentina contro la Lazio, Gud si è presentato con addosso la sua aristocratica e inevitabile capacità di cambiare le partite: nessuno glielo ha insegnato, se la porta semplicemente dietro e infatti in estate lo avevano cercato Inter e Juventus, tanto per restare in Italia. Situazioni extra calcistiche hanno reso inavvicinabile il prezzo da mega realizzo sparato dal Genoa, perché possibili evoluzioni processuali hanno consigliato prudenza per un pagamento cash e lì si è inserita la Fiorentina, molto brava ad avere pazienza e sfruttare l’occasione grazie ai contatti già stabiliti a gennaio. Prestito con obbligo a determinate condizioni, un'impalcatura realistica per un'operazione chic che si porta dietro anche una quota di rischio.
Uno come Gud riesce a cambiare le partite e a far sembrare speciali anche gli allenatori che magari hanno bisogno di risultati per accreditare la loro fama molto stilosa, con il patentino in giacca e cravatta: bellini, ma bisognerebbe con onestà riconoscerlo, il calcio è più semplice di quanto non vogliano farci credere. Piccola digressione: si sono sviluppate negli ultimi anni folte truppe tecniche e bisogna che la flotta professionale sviluppata giustifichi la propria esistenza. E’ solo un esempio, ma molti staff delle squadre femminili in serie A hanno quasi 20 membri - li abbiamo contati - sicché ci vogliono due pullman per spostarsi. Possiamo dunque comprendere che un cambio di modulo nel campionato maschile inneschi evoluzioni di grande portata, quasi epocali, anche se tutto sommato la ricerca di novità ha bisogno di una condizione di base: per metterla in pratica, servono i giocatori adatti.
In questo momento la Fiorentina sembra non possederli, soprattutto in difesa, sicché lo sbarco di Gud nelle partite viola ha un doppio valore salvifico: primo, Albert cambia il vento della partita a prescindere dai moduli, si procura i rigori e li segna senza guardare in faccia nessuno, compreso Kean; secondo, nel calcio conta ancora la qualità e l’allenatore in panchina potrà mimare quanti movimenti tattici vuole, così sarà contento, intanto in campo c’è chi la butta dentro. Per fortuna i moduli vengono dopo, oppure insieme, soprattutto se servono per cancellare un sistema difensivo che è stato definito da quasi tutti un pericoloso modo per concedersi all’avversario.
Tutti meno Palladino, il quale però si è ragionevolmente rassegnato a cambiare in corsa dopo il primo tempo contro la Lazio, il settimo in cui la Fiorentina ha concesso troppo all’avversario. Sette gol presi, fra parentesi, nei primi 45 minuti giocati fin qui.
Palladino ha fatto uscire Biraghi - ormai individuato come il grande colpevole suo malgrado - e poi Mandragora, il quale come il capitano non guida la classifica delle simpatie fra i tifosi. Proviamo qui a difendere Biraghi con un esercizio di coraggio, nel senso che non è dipeso mica da lui se finora è stato utilizzato in un ruolo che proprio non gli appartiene. O forse sì, c’è concorso di colpa perché pur di giocare il capitano si è adattato in accordo con Palladino? Entrambi hanno sottovalutato i rischi dell'esperimento? Entrambi hanno trascurato gli effetti di un'aggiunta debole in un reparto già fragile?
Il dubbio è che Biraghi sia scivolato al centro per riempire quel ruolo perché sulla fascia c’è uno più bravo (Gosens) ma è arrivato il momento delle scelte. Lo ha stabilito il destino, quando mai potrebbe essere recuperata una partita come quella che abbiamo visto contro la Lazio, con due rigori per due pestoni, il secondo all’88’ per un intervento falloso sulla linea di fondo quando Dodò aveva già calciato? Coincidenze da non sottovalutare (e possiamo capire il maestoso giramento di scatole di Baroni).
Che cosa farà ora Palladino? La partita di domenica contro l’Empoli sarà un complicato test, la squadra di D’Aversa ha mostrato fin qui grande solidità - cinque gol fatti, due subìti - ed è quinta in classifica dopo aver vinto a Roma, pareggiato contro Bologna e Juve, vinto a Cagliari. Fossimo nei panni di Palladino insisteremmo sulla ordinata versione della Fiorentina che nel secondo tempo ha ribaltato la partita contro la Lazio. Certo, Biraghi dovrebbe andare in panca. E qui si apre un nuovo capitolo, quello del capitano non deve diventare un ‘caso’, anche se abbiamo il sospetto che Biraghi accetterebbe malvolentieri anche l’esclusione dalle partitelle di allenamento.
Ci sono però ragioni superiori, la Fiorentina ha estremo bisogno di continuità e il modo migliore per trovarla è quello di ripartire dalle certezze, non dalle fragilità che si sono sommate dall’inizio della stagione. A proposito di giocatori fuori dai radar, ci vengono in mente Beltran e Kayode. Il secondo è stato anche su un’ipotetica lista di partenza durante il mercato estivo e ora è il vice Dodo, il primo viene considerato da Palladino la riserva di uno che gioca sempre, cioè Kean.
Ci sarà spazio per tutti e comunque il dovere di un allenatore è quello di non lasciare indietro briciole, ma piuttosto giocatori interi. Chiusura su Colpani, sul quale Palladino ha proiettato un bel carico di speranze utilizzandolo sempre, anche se mai fino in fondo (430 minuti in totale): l'ex Monza ha indossato anche il carico del sacrificio quando gli è stato chiesto di coprire la fascia destra, in questo modo Dodò ha avuto più spazio e la Fiorentina nel finale ha trovato il jolly contro la Lazio. I giocatori stimati alla fine rispondono sul campo, il segreto di un grande gruppo è quello di non perdere il senso di appartenenza che prescinde dai minuti giocati. Anche questo, un bell'esame per il giovane Palladino.