SCANDALO NEL PALLONE: LA GIUSTIZIA SPORTIVA AVRÀ IL CORAGGIO DI PUNIRE? L'INESPERTO PALLADINO CERCA IL RISCATTO IN COPPA
Il pallone patrio è ammorbato dal solito ciclico scandalo che ne erode la già misera credibilità e contribuisce ad allontanare un’altra parte di persone. Il Corsera lo chiama ‘il mondo di mezzo del tifo’, evocando le vicende romane di alcuni anni fa che misero a nudo una sorta di mafia capitolina (ulteriore al calcio). Il riferimento non è però casuale o solo lessicale, perchè se a Milano, e Torino non scordiamolo, è molto presente la Ndrangheta, la quale ha pesantemente infiltrato anche il tifo. Del resto la criminalità organizzata, come ape sul miele, sta lì dove c’è da far soldi. A Roma invece è l’estrema destra ad aver infiltrato entrambe le tifoserie capitoline.
Dalle intercettazioni milanesi delle forze dell’ordine viene fuori una commistione particolarmente stretta tra alcuni criminali e i divi del pallone, con i ricchissimi e patinati protagonisti del calcio trasformati in bagarini per conto terzi o gestori di parcheggi e esercenti di attività interne e connesse allo stadio. Ora, le commistioni pesanti tra le società calcistiche e un certo mondo ultras ci sono da sempre e in tutte le parti d’Italia. Poi nelle città dove il sottobosco criminale è pregno di criminalità organizzata, come in molte realtà del sud del paese, ma anche al nord (del resto Milano è ormai noto che sia diventata la capitale della Ndrangheta), come si vede da quest’ultima inchiesta. Viceversa in realtà più provinciali, e Firenze in questo caso è fortunatamente provinciale, la parte bigia e più estrema della tifoseria è sporcata al massimo da qualche energumeno che si contenta degli spiccioli della bevuta, senza che si mescolino, come a Milano, lo strano mondo dei nuovi vip (alcuni rapper e personaggi minori dello spettacolo) e quello dei giovani criminali rampanti. A Roma, come è noto e come detto, è invece l’estremismo di destra ad aver infiltrate entrambe le tifoserie cittadine, ma cambiando gli addendi il risultato non muta rispetto alle città del nord. Fini e metodi sono simili se non uguali, anche perchè è spesso lo stesso estremismo politico che si salda con il crimine, comune e organizzato, molto presente anche a Roma.
Resta adesso da vedere se la giustizia sportiva avrà il coraggio, che altre volte s’è ben guardata dall’avere, il coraggio, si diceva, di punire i club e i tesserati troppo permeabili a simili contatti, i quali di fatto si rendevano complici di certi delinquenti che lucravano sui biglietti ricevuti gratis dai club e su altre prebende, fondando anche su quei favori il loro potere territoriale sulla curva. Probabilmente ce ne sarebbe abbastanza anche per punire le stesse società, che invece di comportarsi secondo i principi dell’onore e dell’onestà denunciando chi li teneva sotto schiaffo, hanno preferito assecondare gli intimidatori. Ma è probabile che la giustizia sportiva attenda le risultanze di quella ordinaria e va detto che i pm, in questa fase, non hanno indagato nè società nè tesserati. Del resto il pallone deve continuare a rotolare e si sa che Il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare, come dice Don Abbondio nei Promessi Sposi. Eppure sarebbe importantissimo intervenire e dare l’esempio, anche per tutti quei giovani e giovanissimi che seguono il mondo del calcio e della musica, quei ragazzi che come dice Nicola Gratteri, magistrato nemico numero uno della Ndrangheta (oggi procuratore a Napoli): ‘i giovani, nati e allevati nel mondo delle multinazionali sono ormai sordi ad ogni richiamo all’etica o alla morale, i quali capiscono solo il linguaggio del denaro e della mera convenienza’. A quei ragazzi non si può mostrare ancora una volta che chi si comporta male rimane impunito.
Ma per caso e fortuna oggi si torna a giocare, a Firenze arrivano infatti i gallesi del New Saints, avversario migliore del Milan (prossima controparte in campionato) per cercare il riscatto dopo lo scialbo pari con l’Empoli, anche se l’esperienza con l’Academia Puskas ci ha ammaestrati a non dare nulla per scontato. Palladino è sulla graticola, come il martire S. Lorenzo, anche perchè le bordate gli arrivano sia dalla sua società (si ricordino le parole di Pradè e di Commisso), sia dalla sua squadra che al momento non c’è, come ha di fatto denunciato il capitano provvisorio Kouamè dopo l’Empoli, anche se Palladino e Bove ieri hanno parlato di ‘parole strumentalizzate’, negando anche il battibecco sulla punizione tra Gudmundsson e Cataldi, ognuno dotato di occhi, orecchie e cervello saprà giudicare da solo. Comunque sia il tecnico viola, il quale difetta di esperienza con un curriculum che così recita: una stagione ad allenare l’under15, una stagione la Primavera e 70 partite in serie A (prima di arrivare a Firenze), è chiamato al riscatto in coppa. In tal senso la speranza è che l’impegno coi gallesi gli consenta un po’ di respiro.