PICCARETA A RFV, Palladino ha fatto vedere il vero Bove
L'allenatore Fabrizio Piccareta, attuale vice di Di Biagio nell'Arabia Saudita Under 23 ha parlato in diretta a Radio FirenzeViola durante "Scanner", approfondimento settimanale a cura dell'avvocato Giulio Dini. Queste le sue parole sul calcio estero: "A livello giovanile all'estero c'è grande rispetto, nella mia esperienza all'estero ho lavorato in maniera più agevole rispetto che in Italia. Parlo di rispetto che non è solo educazione, è un rispetto dei ruoli, di chi fa questo lavoro, meno ingerenze, e più conoscenze calcistiche. Ho lavorato in tante belle realtà italiane, ma anche in tante altre dove ho fatto fatica".
Quanto è importante la struttura fisica a livello giovanile? "Non dovrebbe essere tanto importante. Non dovrebbe essere una chiave di lettura o un elemento imprescindibile nei settori giovanili. Adesso ci sono degli studi che dicono che chi è nato nel 1° semestre ha più possibilità di sfondare. Questo perché sviluppa prima e ha più chanches per affermarsi. Ad esempio in Belgio hanno due squadre per ogni categoria delle Nazionali, una più forte e una meno. Giocatori come Mertens, Carrasco e De Bruyne sono passati da questo tipo di percorso, dalle seconde squadri del Belgio".
Su Bove: "Edoardo Bove l'ho allenato per un anno nell'U17 ed è sempre stato considerato un giocatore di qualità. Mourinho ha visto in lui più il temperamento, la corsa, la sua quantità. Ed è anche per questo che è venuta fuori la figura di "cane malato", vuoi per il gioco di Mourinho vuoi per altre cose. La sua qualità invece è l'efficacia, lui fa la scelta giusta con qualità. Contro la Roma lui ha fatto gol e assist, che sono stati di una efficacia clamorosa. L'evoluzione ulteriore sua non è un'evoluzione, ma un ritorno a quello che lui è sempre stato. Palladino ha fatto vedere il vero Bove. Lui è un centrocampista moderno, e sono felice di averlo visto esplodere nella Fiorentina".
E' possibile che adesso si lavori troppo poco sulla tecnica e più sulla tattica? "Ho fatto un libro su questo argomento. Il concetto di tecnica è molto vago. Il rischio è quello di lavorare talmente tanto sul dominio della palle dimenticandosi che il calcio è un gioco di scelte. L'equilibrio va trovato, credo che a volte ci si dimentichi che il calcio si impara giocando. Per formare calciatori bisogna tornare a mettere al centro il gioco".
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