"ACCADDE OGGI", Storie (viola...) tra gioia e dolore
Una data da ricordare, il 12 febbraio. Apparentemente un giorno come tanti, racchiude a cinque anni di distanza l'uno dall'altro due momenti che resteranno indelebili nella storia della Fiorentina. Tra luci ed ombre, gioia e dolore, in un crescendo di emozioni (dal basso per risalire in alto...) il 12 febbraio 1984 è testimone del più grave infortunio toccato al "capitano" (più dell'incidente con Martina, molto di più...), a Giancarlo Antognoni, la bandiera di una città, il personaggio che più (e meglio) di tutti ha portato in giro per il mondo il nome di Firenze e della Fiorentina. Il 12 febbraio 1989, invece, va in scena all'allora stadio "Comunale" di Firenze una delle partite più belle, più emozionanti della gloriosa storia viola. Protagonista assoluto Stefano Borgonovo, uno che oggi combatte per qualcosa di più grande, uno di noi, che resterà per sempre nel cuore di Firenze e dei fiorentini. Antognoni e Borgonovo, due storie uguali e contrarie, unite dallo stesso giorno, il 12 febbraio.
12 febbraio 1984, 19° giornata del campionato 1983-1984
FIORENTINA-SAMPDORIA 3-0 (1-0) Antognoni (F) al 19', Oriali al 59', Pecci al 73'
Il 12 febbraio 1984 è una di quelle date che rimarrà indelebile nella memoria dei tifosi viola. Correva la stagione 1983-84 ed i gigliati stavano impreziosendo il campionato italiano con un gioco altamente spettacolare frutto di un modulo che per quei tempi era semplicemente rivoluzionario. Era la Fiorentina di “picchio” De Sisti che proponeva Massaro in mediana con un provocatorio n° 5, Celeste Pin, precedente depositario di quel numero, aveva il 2, e Contratto antico terzino destro viola, vestiva il n° 3; intoccabile il 6 per il “caudillo” Passarella che comandava una difesa schierata a tre, spesso abbandonata a se stessa da un centrocampo offensivo che vedeva Oriali centromediano, Pecci regista classico e Antognoni mezzala – rifinitore. In quegli anni per fortuna i numeri sulle maglie contavano ancora qualcosa ed i viola scendevano in campo con un 3-5-2 che spinse Platini (non uno qualunque) a definire il calcio di quella Fiorentina “il migliore del campionato”. Si disputava dunque la 19esima giornata ed i viola erano secondi in classifica a soli tre punti dalla Juve. Il momento era favorevole ai ragazzi di De Sisti che venivano dalla vittoria di Ascoli (2-1 con una mirabile doppietta di Daniel Bertoni) e precedentemente dal successo di larga misura sul Torino (4-1). Il primo tempo contro i doriani conferma il trend positivo, con il “capitano” che già al 19’ porta in vantaggio i viola grazie ad una punizione - bomba da fuori area. Ma la sorte maligna è lì, dietro l’angolo e rientra dagli spogliatoi con i gigliati nel secondo tempo. Pochi minuti ed un pallone vagante fuori area è preda di Antognoni che anticipa Luca Pellegrini, libero sampdoriano, proteso in tackle. L’impatto è tremendo ed ecco l’urlo prolungato che taglierà a fette il cuore di tutta la Firenze viola: frattura scomposta di tibia e perone con Giancarlo che si tiene l’arto spezzato in due urlando al mondo la sua disperazione. Il responso clinico è quello più temuto: campionato finito e tanti auguri per il prossimo. Auguri vani poiché, complice una prima operazione sulla quale fu legittimo nutrire dei dubbi, Antognoni salterà tutta la stagione 84–85 (al suo posto fu ingaggiato Socrates…), per rientrare a metà dell'annata successiva nella partita casalinga col Bari, accolto dall’ormai famoso striscione… ”Niente ti ha distrutto…sei come il sole, risorgi ed illumini tutto”. La partita fini 3-0 per i viola ma a pochi interessò il risultato finale che comunque proiettava la Fiorentina a due soli punti dalla Juve capoclassifica. La squadra però, ben presto si sciolse come neve al sole quasi come se Antognoni (ed era veramente così) fosse il collante di undici anime tenute insieme dal carisma e dall’immensa classe del loro capitano.
12 febbraio 1989, 17° giornata del campionato 1988-1989
FIORENTINA-INTER 4-3 (1-1), Matthaeus (I) al 13' rig, Baggio (F) al 33', Cucchi (F) al 52', Serena (I) al 55' e al 75', Borgonovo (F) al 73' e all'85'
Il minuto è l'85°, la punizione è a favore dell'Inter, a ridosso della propria area di rigore. Lo "zio" Bergomi appoggia incautamente all'indietro verso Zenga, sulla sfera si avventa, rapace, Stefano Borgonovo che dribbla l'uomo ragno e deposita in rete per il 4-3 definitivo. Lo stadio è il "Comunale" di Firenze, il giorno è il 12 febbraio 1989, e a far da cornice il pubblico viola delle grandi occasioni. Anche l'arbitro, Agnolin di Bassano del Grappa, è quello delle grandi occasioni e già al 13' assegna un rigore dubbio all'Inter, trasformato da Matthaeus. Sarà una frustata per la giovane Fiorentina di Sven Goran Eriksson che da quel momento stringerà d'assedio la metà campo interista producendo occasioni da gol in quantità industriale. Quel giorno ci fu un giocatore che si elevò su tutti, Roberto Baggio. Il 50% nobile della B2 pareggia al 33' e si produce poco dopo in uno slalom palla al piede, fermato in extremis (e in maniera assai dubbia) da una spallata di Bergomi. Sarebbe stato il degno "remake", 3 anni dopo, del gol di Maradona all'Inghilterra ai mondiali di Messico 86'. La partita fila via sulla scia del calcio-spettacolo e al 52' Enrico Cucchi sublima la sua prova realizzando il provvisorio 2-1 con una splendida azione personale. Ci penserà Aldo Serena con una doppietta a ristabilire le gerarchie, prima che l'altro 50% della temuta B2 non decidesse che era giunta l'ora di scrivere la storia. Il 3-3 arriva al 73', con una deviazione sotto misura delle sue, mentre all'85'...leggere per credere. Firenze, ancora ebbra di felicità per la vittoria al 90' sulla Juventus di un mese prima, non crede ai propri occhi. Firenze sogna. Apoteosi, delirio, lacrime di sincera gioia per un successo ottenuto contro l'Inter dei record, l'Inter di Giovanni Trapattoni, l'Inter del transfuga Nicola Berti. Quel Fiorentina-Inter entrerà di diritto nella top-ten dell'hit-parade viola...