ROMA, Reato prescritto per la sospensione del derby

Reato prescritto per i sette tifosi romanisti coinvolti nella vicenda giudiziaria della sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004 decretata in seguito alle richieste dei sostenitori di interruzione della partita per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un'auto della polizia. I sette erano accusati di aver scavalcato il recinto di gioco (violazione della legge sulla sicurezza negli stadi) ed uno, Roberto Maria Morelli, anche per procurato allarme. Il giudice monocratico Patrizia Pacifici, su sollecitazione delle difese, tra cui gli avvocati Lorenzo Contucci e Rosario Tarantola, di non doversi procedere per intervenuta prescrizione, scattata il 21 settembre scorso. Il reato, ai tempi della vicenda del derby sospeso, era infatti solo contravvenzionale, oggi, dopo la legge Pisanu, la prescrizione, non sarebbe stata possibile.
Delle originarie ipotesi di reato contestate agli indagati, sono cadute da tempo quelle di violenza privata e di istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, mentre non sono emersi elementi per configurare l'ipotesi del complotto. Gli indagati, oltre a Morelli, sono Stefano Carriero, Stefano Sordini (i tre furono ripresi dalle telecamere mentre si rivolgevano a Francesco Totti chiedendogli di non proseguire il match), Andrea Frasca, Daniele De Santis, Antonio Schiavo e Gianluca Lucani. A chiedere il processo è stato il pm Elisabetta Ceniccola. I tre erano comunque stati sottoposti a Daspo. I difensori avevano citato centinaia di testimoni tra cui Francesco Totti, Fabio Capello, quasi tutti i calciatori di Roma e Lazio, nonchè l'ex prefetto di Roma Achille Serra che diede l'ok alla sospensione del derby e Adriano Galliani, all'epoca presidente della Lega Calcio.
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