LO STADIO NELLA ROCCIA, IL TECNICO FATTO IN CASA E LA STELLA VITINHA: ECCO IL BRAGA

07.11.2022 15:30 di  Dimitri Conti  Twitter:    vedi letture
LO STADIO NELLA ROCCIA, IL TECNICO FATTO IN CASA E LA STELLA VITINHA: ECCO IL BRAGA

L’urna di Nyon ha riservato forse l’avversario peggiore possibile per la Fiorentina, che dovrà giocarsi l’accesso agli ottavi di finale di Conference League nello spareggio contro il Braga. La formazione portoghese occupa il 37° posto nel Ranking UEFA, ben più in alto rispetto ai viola (103°), a spiegare come i lusitani siano piuttosto abituati a calcare il palcoscenico europeo, di primo, secondo o terz’ordine che questo sia. Lo scorso anno, per esempio, arrivarono fino ai quarti di Europa League dovendosi arrendere però ai Rangers ai calci di rigore.

La storia, la città, la torre, lo stadio, le rocce
Il club porta il nome della città, Braga, e vanta una storia che ha visto ricorrere lo scorso anno il centenario (la fondazione risale al 1921) festeggiato con la vittoria della Coppa di Portogallo, la terza in un palmares che non presenta campionati vinti ma cinque successi in ambito nazionale, comprendendo Coppe di Lega e Supercoppe. Il simbolo, e se si guarda lo stemma lo si noterà abbastanza facilmente, è la celebre Torre di Menagem, o Torreão, simbolo della città (è anche nel gagliardetto cittadino). Lo stadio è il Municipal de Braga, banalmente il “Comunale”, ma è tutt’altro che banale. Come potete notare dallo screen a fondo articolo, è incastonato in una barriera rocciosa che di fatto sostituisce la zona curva ed è estremamente suggestivo. Ospita oltre 30mila spettatori.

Artur Jorge, un allenatore costruito in casa
Il corso tecnico è cambiato al termine della passata stagione, quando Carlos Carvalhal, artefice di un ottimo biennio, ha lasciato per cercar fortuna in terre arabe (ora invece è il nuovo allenatore del Celta Vigo in Spagna). Al suo posto un allenatore costruito in casa, che nel curriculum ha qualche panchina minore in Portogallo e un interregno di cinque partite nell’estate 2020, in attesa proprio di Carvalhal. Poi ha guidato l’U23 e la squadra B, finché non è arrivato il suo momento. E il suo Braga va: fatta salva la rocambolesca eliminazione dal girone di Europa League, in campionato è terza dietro alle “ingiocabili” Benfica e Porto, ma davanti allo Sporting, e corre con 2,08 punti di media nelle varie competizioni. Il suo credo tattico si chiama 4-4-2, all’insegna della compattezza e della velocità in ripartenza. E ne ha ben donde, visti i giocatori di cui dispone.

La stella si chiama Vitinha. C’è un ex Serie A
Osservando la squadra, più si avanza nella zona del campo e più ci si accorgerà della qualità presente in alcuni singoli. In difesa ci sono giovani interessanti in prestito da qualche top campionato europeo, così come a centrocampo, vedi il serbo Racic in prestito dal Valencia di Gattuso o ancora il baby messicano Lainez, speranza del suo paese (con chance di andare in Qatar) da affinare e alla ricerca di spazio. Una scheggia, come tanti altri compagni: il Braga è una squadra rapida. Lo sono i suoi attaccanti: quell’Abel Ruiz cresciuto nel Barcellona, l’acquisto più oneroso dell’estate Banza (3 milioni di euro, con 5 gol è il miglior marcatore in campionato), il promettente esterno Rodrigo Gomes o Vitinha (nell'immagine dell'articolo), attaccante 22enne di talento, capocannoniere di squadra e dell’Europa League (8 gol, quattro in EL) e già accostato in passato alla Fiorentina: era lo scorso gennaio quando, ancora prima che Vlahovic partisse, si è letto di sondaggi viola sul suo conto. Da potenziale rinforzo ad avversario e spauracchio. Il punto di riferimento è il capitano, Ricardo Horta, giocatore tra i più esperti anche se ha solo 28 anni, nel giro della nazionale portoghese. C’è anche una vecchia conoscenza della Serie A, infine: qualcuno si ricorda di Iuri Medeiros, sfuggente laterale d'attacco in prestito al Genoa dal gennaio 2018 per un anno? Anche lui sarà della sfida contro la Fiorentina, un altro test di livello da sostenere per la squadra di Italiano dopo quello estivo d’ingresso già piuttosto duro col Twente.