DE GEA, La condanna all'eccellenza e qualche critica di troppo
The Gea. Giocando un po’ sul cognome del portiere spagnolo, appunto “il portiere”. Fenomeno del ruolo, e non ci volevano i sei mesi di Fiorentina per arrivare alla definizione superlativa dopo cinquecento e passa partite con il Manchester United, ma insomma i sei mesi di Firenze hanno confermato e rilanciato il tutto. Lo scrive il Corriere dello Sport, che analizza momento e rendimento dell'estremo difensore viola
Protagonista subito, protagonista sempre, tanto che i due punti conquistati dalla formazione di Palladino nelle sei gare della crisi pre-Lazio avevano perfino attirato qualche critica sul rendimento “normale” del 34enne iberico, che già normale di per sé non è aggettivo che gli si adatta. Pur senza commettere errori palesi o avere responsabilità precise sui gol subìti, il passaggio da un rendimento eccellente a un rendimento normale (ridai) aveva fatto storcere la bocca a qualcuno, come se lo straordinario tra i pali dovesse ripetersi con cadenza settimanale, quando viceversa ciò non è oggettivamente possibile: difficile “accettarlo” se il riferimento è De Gea. Poi la svolta cont la Lazio: sarà un caso, ma non lo è, nella partita in cui la Fiorentina è tornata a fare la Fiorentina in molti aspetti a cominciare da quello che riguarda spirito e risultato, De Gea è tornato a fare De Gea.