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Attenti a quei tre: l'ingegner Pellegrini, Antony l'illuminato, e "Magnif-Isco" - Palladino studia le contromosse per il SuperBetis

Attenti a quei tre: l'ingegner Pellegrini, Antony l'illuminato, e "Magnif-Isco" - Palladino studia le contromosse per il SuperBetis
Oggi alle 16:00Copertina
di Alessandro Di Nardo

Partiamo da un dato di fatto. Il Real Betis, questo Real Betis, è la miglior squadra che la Fiorentina ha incontrato nelle tre campagne di Conference League. Meglio anche del West Ham di Declan Rice affrontato nella finale di Praga - quell'anno gli hammers conclusero 14esimi in Premier -; di gran lunga superiori al modesto Olympiacos dell'anno scorso. Con questo, la Fiorentina non parte battuta. Anche perché tutto questo per i beticos rappresenta una prima volta. Dal suo anno di fondazione, il 1907, a ora, i biancoverdi non hanno mai disputato una semifinale europea. Sarà tutto nuovo per i beticos, che però potranno contare su un fattore ambientale imparagonabile rispetto ai modesti giovedì sera vissuti finora (sia in casa che in trasferta) dai viola - oltre 60mila cuori beticos riempiranno il catino del Benito Villamarin - e su tre figure chiave, tre personaggi che, per curriculum e talento, poco centrano con la terza competizione Uefa.

Se il Betis è una delle migliori squadre del 2025  - da febbraio a oggi solo il Barcellona in Liga ha fatto meglio degli andalusi, in questo momento sesti in Liga, a -1 dal Villarreal e dalla zona Champions - il merito è soprattutto del 'manico' saldo rappresentato da Manuel Pellegini. Alla quinta stagione in Andalusia, il decano delle panchine di mezzo mondo giovedì sarà alla centounesima da allenatore in Europa (dall'altra parte, anche Raffaele Palladino ha tagliato la panchina numero 101, ma in totale come tecnico). Dall'alto della sua esperienza trentennale, el Ingegnero ha costruito una creatura frizzante, piena di talento dalla cintola in sù e ora cerca la prima finale europea, a 23 anni di distanza dal suo unico titolo internazionale (la Copa Libertadores col River Plate).

Per farlo, si affida a un duo esplosivo sulla trequarti. Da una parte il talento selvaggio di Antony, dall'altra la classe senza tempo di Isco Alcorcon, una delle cose più belle da vedere su un campo di calcio. Il primo è rinato nell'Erasmus a Siviglia dopo due anni e mezzo da incubo col Manchester United, dove era arrivato per la cifra monstre di 95 milioni di euro (all'Ajax ringraziano) ed era diventato meme nel giro di poco, preso di mira sui social per un atteggiamento troppo da protagonista (main-charatcter aura) e chiamato 'goat' un po' da tutti, ma a presa di giro. Col biancoverde addosso invece il brasiliano ha cambiato passo e stile: rimane un calciatore fumoso per vocazione, ma oltre ai dribbling e al suo stilosissimo quanto spesso futile 360 sul pallone ha aggiunto anche un po' di arrosto. Cinque gol e quattro assist in 18 partite tra Liga, Copa del Rey e Conference, sotto il sole di Siviglia l'Illuminado - questo è quello che ha tatuato sul collo - è tornato a vedere la luce, a divertirsi e a prendersi un po' meno sul serio (adesso anche lui scherza col nomignolo 'goat'). In tre mesi poco più Antony si è preso mezzo Siviglia, tanto da invogliare i compagni ad annunciare un crowfunding per trattenerlo - è in prestito dallo United-.

Se parliamo di luce però, l'interruttore di tutto ciò che di bello può fare la squadra di Pellegrini ha il numero ventitré sulla schiena. Inutile anche stare a presentare cosa sia stato Isco Alarcon, basti pensare che, anche per ammissione dello stesso Zidane, la miglior versione del Real Madrid delle sei Champions in dieci anni è quella del 2017 (finale vinta a Cardiff con la Juventus) in cui proprio Isco era al centro di tutto. Passano gli anni ma la classe rimane intatta: dopo la cacciata da Madrid e un anno da comprimario a Siviglia, il talento di Benalmadena ha cambiato sponda del Guadalquivir e ha ritrovato tutto. Da 'gordito', a causa di una forma fisica piuttosto rotonda nei suoi ultimi anni in blanco, ha rimesso i panni di MagnifIsco. Da i suoi piedi nasce e muore tutto quello che può essere il Betis. Va da sé che il trentatreenne andaluso - 5 Champions, 3 Supercoppe Uefa, 4 Coppe del Mondo, 3 campionati spagnoli  in bacheca - non c'entra nulla o quasi con una notte da Conference. Dalla capacità di limitare la magia di Isco passano le chance di qualificazione alla finale dei viola che, anche per il momento del Betis, per il contesto che troveranno di fronte e per l'esperienza di Pellegrini, partono leggermente sfavoriti nei 180'.