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"Cambiare tutto affinché nulla cambi" - Palladino "costretto" a rivoluzionare la sua Fiorentina

"Cambiare tutto affinché nulla cambi" - Palladino "costretto" a rivoluzionare la sua FiorentinaFirenzeViola.it
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Ieri alle 13:00Copertina
di Alessandro Di Nardo

"Affinché tutto rimanga uguale è necessario che tutto cambi". Un controsenso divenuto famoso poiché pronunciato da Tancredi, uno dei personaggi principali de “Il Gattopardo”. Nel capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa il riferimento è alla volontà da parte della nobile famiglia siciliana di mantenere i propri privilegi in un'Italia risorgimentale scossa da moti rivoluzionari. Per mantenere tali privilegi, la nobile famiglia Salina dovrà abbracciare il cambiamento. Traslando questa massima in un contesto meno solenne, anche Raffaele Palladino dovrà sposare la logica di Tancredi. Perché per replicare l'exploit di giovedì scorso servirà un cambiamento. Non basterà un copia e incolla della prestazione di "lacrime e sangue" messa in campo nel recupero di quattro giorni fa. Lo sa per primo lui, Palladino: a cambiare sarà innanzitutto il contesto, un San Siro elettrico, 80mila spettatori pronti a soffiare sulle speranze di scudetto dei nerazzurri, riaffiorate dopo il pari interno del Napoli contro l'Udinese.

Un altro contesto
Ci sarà da fare i conti innanzitutto con il famigerato Miedo escénico, come lo chiamano in Spagna, perché ci sono palchi e palchi e il Meazza, in questo, è uno dei più scivolosi. Ci sarà poi da fare i conti con un'Inter ferita nell'orgoglio e per questo differente nell'animo. Simone Inzaghi e i suoi si giocano una bella fetta di stagione e, se è vero che il curriculum e i precedenti contano, due come Thuram e Lautaro difficilmente steccano due partite in quattro giorni. 

Un'altra Viola
Ci sarà poi anche una Fiorentina nuova: più possibilità - date dai nuovi acquisti - significa anche più incognite. Ma cambiare sarà necessario: non solo per il contesto e l'avversario diverso, anche per l'assenza forzata di Pietro Comuzzo (squalificato). Per questo Palladino dovrebbe resistere alla tentazione di ricopiare lo schieramento precedente e - anche per l'inesperienza del soggetto in questione - rinunciare a mettere un altro centrale di ruolo come Matias Moreno al posto del classe 2005. E quindi si ripartirà da una Fiorentina verosimilmente meno abbottonata (era impossibile esserlo di più rispetto a giovedì) con Dodo esterno basso e Folorunsho sulla sua corsia, con Beltran e forse Gudmundsson (assente nel recupero di campionato) e con Nicolò Fagioli - l'unico dei nuovi acquisti papabile per una maglia da titolare - dal 1'. Poche modifiche, ma significative. Sarà come sempre una Fiorentina da corazzata, difesa e ripartenza, ma senza esagerare.

Cambiare per confermarsi
Una mini-rivoluzione paradossale visto il 3-0 da cui si parte, inevitabile per l'irripetibilità della notte vissuta al Franchi. "Bisogna cambiare tutto affinché nulla cambi": una frase che spiega al meglio anche il mercato di gennaio. Pradè e Goretti hanno rivoltato come un calzino una rosa in piena corsa per la Champions e lo hanno fatto (anche) su richiesta di Palladino. Lo ha fatto intendere lo stesso tecnico: nei primi sei mesi di campionato i suoi sono andati oltre i propri limiti. I risultati straordinari del girone d'andata sono comunque figli di una striscia di vittorie (nove a questo punto, se ci incastoniamo anche il recupero vinto adesso con l'Inter) mai vista nella storia del club e di un letargo prolungato di alcune competitor - Milan e Roma su tutte - che sembrano essersi svegliate in corrispondenza del nuovo anno. Per confermare questa posizione non basta confermare quanto fatto, bisognerà provare ad andare oltre. Cambiare tutto per far rimanere tutto uguale. Ci proverà già stasera la Fiorentina