Fiorentina, le assenze che pesano e un gruppo che può fare di necessità virtù

"Quest'anno non ci facciamo mancare nulla" sono le parole con cui il direttore generale Ferrari ha commentato l'ennesimo inconveniente cui deve far fronte la Fiorentina, che tra incidenti gravi (come quello scioccante di Edoardo Bove) e infortuni di routine non si è fatta davvero mancare nulla. Dopo l'assenza forzata contro il Cagliari di Moise Kean per problemi familiari, che non sappiamo in che condizioni psicologiche e morali restituiranno l'attaccante finora trascinatore assoluto dei viola con 23 gol, si è aggiunta la tegola di Dodo ricoverato per dolori addominali (un'appendicite da operare si teme anche se la società emetterà un report solo al termine di tutti i controlli), passando per un Fagioli fortemente toccato dal clamore mediatico piombato di nuovo sul suo caso. Senza dimenticare la battaglia legale di Gudmundsson che doveva risolversi ad ottobre ed invece finirà in estate e i lunghi stop per infortunio dello stesso islandese, di Mandragora, Cataldi, Adli, Folorunsho, Gosens e Colpani.
Proprio Colpani fermo per delle microfratture al piede sta recuperando e vedremo se potrà essere della sfida di Conference, se non già convocato domenica con l'Empoli; giorno più giorno meno, anche la sua presenza diventerà fondamentale in un finale di stagione che i forfait di Dodo e Kean rendono in salita. Colpani dicevamo sarà fondamentale come tutto il resto della rosa perché senza due pedine fondamentali come Dodo e Kean sarà il gruppo a fare la differenza.
A Cagliari la Fiorentina ha già dato una dimostrazione della forza del gruppo e di come abbia sopperito alla partenza dal ritiro di Moise Kean, verso il quale c'è stata la massima vicinanza da parte del club e della squadra: da oggi senza Dodo per qualche gara, in un momneto decisivo della stagione, dovrà dimostrare la sua forza ancora di più, con giocatori chiamati a sostituirlo in un ruolo non loro, che siano Moreno, Folorunsho o altri ancora. Insomma Palladino quest'anno ha avuto il suo bel daffare a trovare soluzioni in corsa ogni volta che aveva trovato l'undici migliore e a dover motivare un gruppo di bravi giocatori che in assenza dei fuoriclasse può fare la differenza.
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