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Niccolò Fortini in esclusiva: "Il mio boom inaspettato. Ora sogno grazie a babbo-Guardiola e... Sinner. Viola, solo grazie per gennaio"

Niccolò Fortini in esclusiva: "Il mio boom inaspettato. Ora sogno grazie a babbo-Guardiola e... Sinner. Viola, solo grazie per gennaio"
Ieri alle 13:00Copertina
di Andrea Giannattasio

C'è un giocatore che in Serie B sta facendo parlare di sé più di altri. È un talento purissimo, una pianticella sbocciata a Castellammare di Stabia dopo dieci anni in ascesa di settore giovanile con la Fiorentina che adesso ha deciso di sognare in grande. Non servono altri aggettivi per descrivere quello che sta facendo in questi mesi Niccolò Fortini, difensore della Juve Stabia (in prestito dai viola) che domenica contro il Cosenza non ha solo realizzato il suo primo gol tra i professionisti ma, conseguentemente, ha stabilito il record di primo classe 2006 in grado di segnare nel campionato cadetto. Una bella soddisfazione per la freccia di Lucca (nata a Camaiore), che a gennaio ha seriamente "rischiato" di tornare alla base per mettersi a disposizione di Palladino. Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con Niccolò nel corso di una lunga intervista esclusiva che il terzino ha rilasciato a Radio FirenzeViola.

La prima domanda è d'obbligo, Fortini: ma si aspettava di avere un'esplosione così grande in un campionato difficile come la B?
"Ci ho pesato anche io molto a questa cosa... non so dare una risposta. Sicuramente so quelle che sono le mie doti dunque mi aspettavo di poter far bene. Magari, ecco, forse non così bene (ride, ndr)".

Anche perché lei non era subito partito titolare...
"Sì, nelle prime gare non ho giocato poi ho esordito a Marassi contro la Samp, in un campo non banale anche se era a porte chiuse, e da lì con il mio primo assist ho iniziato a trovare fiducia e a giocare regolarmente".

Riavvolgiamo il nastro, ripartendo dalla sua estate: lei è stato il miglior giovane aggregato alla prima squadra. Cosa l'ha spinta poi ad accettare la Juve Stabia?
"L'estate che ho vissuto è stata incredibile, perché era il mio primo ritiro tra i professionisti e mi ha permesso di crescere tanto. In Inghilterra in particolare mi sono divertito tantissimo, sarà per sempre un'esperienza che porterò con me. Sapevo che la Juve Stabia mi voleva, era qualcosa che andava avanti da tempo ma il mio obiettivo inizialmente era quello di giocarmi le mie carte a Firenze. Poi, parlando con il mio agente e i direttori, ho capito che non avrei avuto spazio in prima squadra in viola e dunque con gioia ho accettato la proposta della Juve Stabia: quella di venire a giocare qui è una scelta che rifarei un altro milione di volte".

Ci racconta un po' com'è nato il suo primo gol tra i professionisti?
"Domenica era la mia prima gara dopo un lungo problema alla caviglia ma non ero ancora al top... e infatti ero partito dalla panchina. Sono dovuto entrare dopo nemmeno 30' perché si è fatto male il terzino Andreoni e dunque sono entrato un po' a freddo. Mai avrei immaginato che quello sarebbe stato il giorno del mio primo gol. Una rete, direi, un po' strana..."

Perché?
"Perché quando ho messo la palla nel sacco nessuno è venuto ad esultare da me. Ho avuto il terrore di essere in fuorigioco e lì per lì ho pensato: non ci credo, proprio a me. Poi alla fine i miei compagni sono corsi ad abbracciarmi e il Var ha confermato che il gol era regolare. E lì mi sono liberato. Sentire scandire il mio nome da tutto lo stadio è stata una soddisfazione incredibile".

Che piazza ha trovato a Castellammare?
"Meravigliosa. Lo stadio è all'inglese, piccolo ma caldissimo. L'affetto della gente si percepisce ovunque, anche per strada. Me lo avevano detto che questa città era così ma forse non avevo ben realizzato: pensate cosa vuol dire, per un giocatore come me che fino a pochi mesi fa era in Primavera, essere fermato in centro dalle persone per una foto o un autografo. Fare un salto così alto è stato bellissimo".

Nella sua carriera quanto è stata importante la figura di suo padre, che da difensore ha giocato a discreti livelli arrivando alla B?
"Per me è stata ed è tuttora la persona più importante per me. Nella vita come nello sport. Magari da piccolo volevo fare più le cose di testa mia e non volevo dargli ascolto ma poi, crescendo, ho capito che i miei genitori hanno fatto davvero tutto per me. Adesso ogni cosa che mi dice mio padre, la prendo come se me l'avesse detta Guardiola".

Stesso dicasi di suo fratello, che ha iniziato prima di lei a giocare...
"Sì, lui è più grande di me di tre anni e ha iniziato alla Lucchese: è stato lì che, vedendolo giocare, ho iniziato ad avere la passione per il calcio. Avevo appena 4 anni".

Però oltre al pallone, lei è un appassionato di tennis: è vero?
"A volte penso ancora oggi dove sarei arrivato se avessi coltivato la passione per il tennis a livello agonistico. Non si può sapere... ma quello che so è che oggi quando ho un po' di tempo libero amo molto più gustarmi una gara di tennis che una partita di calcio. Tutti i giorni almeno un'ora guardo il tennis sul cellulare. Non è un caso che il mio idolo assoluto al momento sia Jannik Sinner: un grandissimo".

Parliamo adesso dei suoi anni in viola: si ricorda della sua prima partita a San Giusto?
"Certo, come no. Giocavo nei Pulcini in attacco con Puzzoli, che ora è in Primavera, ed eravamo impegnati in un triangolare. Mi ricordo che feci anche un gol contro la Sestese. Ho ricordi bellissimi dei miei anni a Firenze, mi vengono i brividi se ci ripenso".

Crede che la Coppa Italia vinta un anno fa con l'Under-19 sia stato l'apice dei suoi dieci anni a Firenze?
"Sì, la definirei la ciliegina sulla torta. Vincere quel trofeo mi ha permesso di chiudere in bellezza un percorso iniziato nel 2014: di Firenze ho ancora bellissimi ricordi, mi porterò sempre nel cuore ogni singola gara giocata in maglia viola. Non finirò mai di ringraziare la Fiorentina".

C'è un allenatore al quale più di altri si sente di dire grazie?
"Ovviamente mister Galloppa, che per me è stata una figura importantissima. Forse è stato il miglior allenatore che abbia mai avuto, anche per il rapporto che avevo fuori dal campo. Ma mi sento di spendere il nome anche di Francesco Nenciarini, un allenatore che ho avuto dal secondo anno fino all'Under-12. Lo sento ancora tantissimo e mi ha aiutato un sacco quando ero piccolo".

Oggi invece chi sono i suoi modelli nel suo ruolo?
"Per il ruolo di terzino dico James del Chelsea, di cui guardo sempre molti video. Se invece parliamo di esterni alti ho una passione particolare per Leao del Milan".

Invece da bambino che poster aveva in cameretta?
"Eden Hazard. Sa, ho cominciato giocando attaccante quindi lui mi ispirava particolarmente. Ma ero appassionato anche di Neymar".

Ha un po' nostalgia del ruolo di esterno alto?
"Sì ma diciamo che il ruolo che faccio oggi mi permette di andare molto in avanti, di puntare il diretto avversario e di crossare. Quindi alla fine non ho perso del tutto la mia prima mattonella".

Lei è per metà toscano e per metà siciliano: in cosa si sente ancora legato alla terra che ha dato i natali a sua madre?
"Ho tanti parenti e amici lì e quando posso, ogni anno, scendo in Sicilia per le vacanze. Mio padre poi ha giocato tanto a Palermo e ha vissuto bellissime emozioni".

Sul suo braccio sinistro c'è un tattoo che dice: "Fa' che i tuoi sogni diventino realtà", con sullo sfondo Wembley. Ce lo spiega?
"E' lo stadio dei miei sogni. L'impianto dove un giorno sogno di giocare. L'Inghilterra e la Premier League mi affascinano tantissimo, anzi direi che ho proprio un amore per il calcio inglese. Fin da piccolo infatti non c'è stato anno che io non sia andato a Londra per vedere una partita di calcio. Sono stato due volte a vedere il Chelsea e ho fatto il tour di tutti gli stadi. Non nascondo che un giorno il mio sogno è quello di giocare in Premier".

Prima però c'è da fare grandi cose con la Fiorentina. A proposito, ci spiega cosa è successo a gennaio?
"Più che una possibilità concreta di tornare alla Fiorentina, ci sono state solo delle voci. Parlando con il mio procuratore mi è stato spiegato che c'era questa possibilità ma non c'è mai stato nel concreto una richiesta o un confronto da parte dei viola. Solo chiacchiere, dunque. In ogni caso, anche se ci fosse stata una cosa più concreta, io avrei preferito proseguire nel mio percorso a Castellammare. Voglio continuare a crescere ancora, poi con la Fiorentina - che ringrazio per la stima che ha avuto - vedremo a giugno cosa succederà".

Anche perché la Juve Stabia ora sta sognando...
"E pensi che il nostro obiettivo è ancora la salvezza... poi quando ci sarà qualcosa di più certo - parlo di punti e di classifica - vediamo cosa ci riserverà questo finale di stagione".

Non sogna però solo lei: anche la "sua" Primavera a Firenze è prima in classifica.
"Me l'aspettavo: a Firenze ho lasciato un gruppo straordinario, guidato da un mister eccellente, con relativo staff. So bene che i ragazzi di quello spogliatoio sono più forti degli altri: li conosco tutti, ad uno ad uno. Spero che possano fare un grande campionato. Io continuo a seguirli e quando posso tornerò al Viola Park".

L'ha stupita l'esplosione di Comuzzo?
"Pietro ha un solo anno più di me ma lo ritengo un grandissimo esempio per quella che è la mia professione. Non ho mai visto un lavoratore come lui e infatti ho sempre cercato, stando a contatto con lui, di cogliere tutti i suoi insegnamenti sulla mentalità e la voglia da mostrare in campo. Non mi ha stupito il livello che ha raggiunto. Spendo volentieri alcune parole per Caprini, che è uno dei miei migliori amici, e per Rubino: mi ha fatto davvero piacere vederli esordire in Serie A".

Nella foto sottostante, un momento dell'intervista-video di Niccolò Fortini con il nostro Andrea Giannattasio