FIORENTINA, SENZA TROFEI NON SI SCRIVE LA STORIA. FRA LIMITI, ERRORI E DIFETTI ITALIANO HA FATTO IL MASSIMO. PER IL FUTURO SERVE UN ALTRO TIPO DI MERCATO. PALLADINO, L'ALLENATORE (POTENZIALMENTE) GIUSTO

02.06.2024 11:35 di  Luca Cilli   vedi letture
FIORENTINA, SENZA TROFEI NON SI SCRIVE LA STORIA. FRA LIMITI, ERRORI E DIFETTI ITALIANO HA FATTO IL MASSIMO. PER IL FUTURO SERVE UN ALTRO TIPO DI MERCATO. PALLADINO, L'ALLENATORE (POTENZIALMENTE) GIUSTO

Tre finali perse su tre, di cui due consecutivamente di Conference League. I meriti per essere arrivati a giocarsi questo genere di partite dopo lo smarrimento per diversi anni nella mediocrità più assoluta vanno riconosciuti, ma la Fiorentina si è fermata qui. A questa soddisfazione che purtroppo si è successivamente tramutata in una delusione tremenda. Con l’aggiunta di un carico di rimpianti enorme. I piazzamenti e i percorsi restano, ma la storia si fa vincendo i trofei. Poco da dire, inutile girarci intorno oppure raccontare e parlare di filosofie differenti (comunque rispettabili). Nello sport, nel calcio, contano le vittorie e i titoli. Tutto il resto è un contorno, bello o brutto dipende dai punti di vista e da come si osserva ciò che è stato. Atene ha chiuso il triennio di Vincenzo Italiano, la sconfitta ai supplementari contro l’Olympiakos lo specchio (e forse l’emblema) di ciò che è stata la Fiorentina in questo arco di tempo. Cioè una squadra capace di tutto e del contrario di tutto, in grado di andare oltre i propri limiti ma di perdere per gli stessi nei momenti chiave. Sbagli dei singoli, errori di reparto, valutazioni e letture non sempre giuste dell’allenatore (comunque il migliore del contesto), poca capacità del management sportivo di correggere e rimediare a quelle criticità che la squadra si è trascinata dietro nel corso delle stagioni senza mai riuscire a porre un rimedio definitivo. Un mix di peccati che di fatto hanno pareggiato i meriti e alzato di conseguenza la percentuale dei rimpianti. Resta infatti la scomodissima sensazione che sarebbe bastato anche poco per vivere una finale diverso.

Ripartenza Senza un attaccante da doppia cifra, un difensore centrale capace di alzare il livello in quello zona di campo, un paio di esterni offensivi in grado di reggere il passo di Nico Gonzalez, la Fiorentina ha chiuso il suo percorso senza trofei e in una posizione di classifica che rispecchia il valore della rosa. Tutto quello che c’è stato in più è arrivato grazie al lavoro di Vincenzo Italiano, capace di tirare fuori più del massimo da un gruppo di calciatori buono ma non eccelso. In grado di volare sulle ali dell’entusiasmo quando tutto girava alla grande e si sognava addirittura la Champions League ma successivamente non capace di reggere un passo da big. Non è solamente una questione di testa ma tecnica: per determinati obiettivi servono determinati calciatori. Che alla Fiorentina mancavano già prima della finale con l’Olympiakos. Un obiettivo prioritario per la dirigenza dunque è scegliere molto bene i prossimi giocatori che andranno a comporre la formazione del 2024, un anno che segna la fine dell’epoca Italiano e l’inizio di una nuova era. Con quali ambizioni è da capire ,e lo si capirà dalle imminenti scelte: allenatore e campagna acquisti. Per la prima casella il posto dovrebbe essere occupato da Raffaele Palladino che ha già incontrato la dirigenza nelle scorse ore. Prima scelta del club l’allenatore che nelle ultime due stagioni ha fatto grandi cose a Monza, ma potrebbe non correre da solo. La società infatti si è presa ancora un po’ di tempo prima della scelta definitiva. Ci sta, comprensibile. Anche se Palladino, visto che la direzione sembra essere quella di puntare su un giovane per la panchina, è la soluzione più idonea. Per costi, prospettive, ambizioni e specialmente capacità. Chiaramente il mercato dipenderà dalla decisione legata al post Italiano. Ma una cosa è certa, a prescindere: il club e il management dovrà cambiare modo di fare mercato. Resta un limite enorme per una società come la Fiorentina non “aggredire” il mercato limitandosi solamente a scelte di comodo o comunque non innovative e fuori dai soliti cliché. Nel calcio di oggi scouting e capacità di conoscere e seguire tutti i campionati sono skills necessarie e non più derogabili. Atalanta, Bologna, ma anche Verona con Sogliano, giusto per fare alcuni esempi, sono l’emblema di come i successi partono sempre da un management di alto livello in grado di fare la differenza. Anche più dei calciatori stessi. Ciò di cui aveva bisogno già da tempo la Fiorentina, e non solamente quella del futuro.