LA JUVENTUS AI RAGGI X. FINORA È UNA SQUADRA QUALUNQUE SENZA UN'IDENTITÀ CHIARA. IL CASO-VLAHOVIC CONTINUA A RENDERE INQUIETO L'AMBIENTE E GLI ULTIMI ACQUISTI HANNO DATO MOLTO POCO
Una ventina di giorni fa avremmo avuto pochi dubbi a indicare la Fiorentina come favorita nella sfida contro la Juventus. Fino a venti giorni fa la squadra di Palladino volava. Poi sono arrivate, una dietro l’altra, la vittoria sofferta contro il Cagliari, la sconfitta di Bologna col secondo tempo tutto rossoblù, il pareggio di Guimaraes con 70 minuti di totale controllo dei portoghesi e infine la sconfitta al Franchi contro l’Udinese in rimonta, con un secondo tempo in cui i viola hanno perso contatto con la partita.
Venti giorni fa la Juventus stava come adesso, cioè maluccio. Per questa ragione alla vigilia del confronto di domenica il pronostico diventa pari. Nessuna delle due squadre sta vivendo un periodo esaltante, tutt’altro. Per la squadra di Thiago Motta basta un dato di riferimento per far capire che ancora proprio non ci siamo: ha 9 punti in meno della Juventus di Allegri che non poteva contare sui giocatori strapagati in quest’ultimo mercato, ma su un organico tecnicamente più modesto. Proprio loro, gli ultimi acquisti, stanno dando poco o niente alla squadra. Kalulu era partito bene poi si è quasi piantato, Cabal è ancora in infermeria, Douglas Luiz (51 milioni, mica noccioline) sta passando da un infortunio all’altro e contro la Fiorentina dovrebbe andare in panchina, Nico Gonzalez è appena uscito da un lungo stop ma è a rischio anche per la sfida contro il suo passato visto che ieri si è allenato a parte, infine Koopmeiners (60 milioni) non è nemmeno lontanamente il giocatore di Bergamo (e di Gasperini...). Per ora si salvano il più giovane dei Thuram e Francisco Conceicao.
In questo girone d’andata la Juventus non solo non ha quasi mai rubato l’occhio, ma non ha ancora trovato un’identità chiara. Oggi sembra una squadra qualunque, che soffre appena viene attaccata, che disperde energia, incapace di trovare un punto di partenza o, se volete, un punto d’equilibrio. E’ successo anche nell’ultima partita a Monza: è andata in vantaggio e si è fatta riprendere prima del gol del 2-1 dell’ex viola Gonzalez e alla fine ha sofferto la violenta pressione della squadra fino a pochi fa allenata da Nesta. Ha tanti giocatori di ottimo livello che ancora non fanno squadra. Rispetto a Napoli, Atalanta e Inter, che in campo ringhiano, mostrano i denti, si battono e spesso giocano a livelli notevoli (Atalanta soprattutto, ma anche l’Inter), la Juventus a volte appare molliccia e male sintonizzata fra i reparti. Prima di Monza arrivava da quattro pareggi di fila che l’hanno ancor più allontanata dal vertice della classifica, distante oggi 9 punti.
La Juve ha il quinto attacco del campionato (ha segnato 14 gol in meno dell’Atalanta e uno in meno anche della Fiorentina che deve recuperare ancora la gara con l’Inter) e proprio in quel reparto si alimenta da inizio stagione il caso tecnico/tattico che più inquieta la Juve, il caso-Vlahovic. Non bastano i suoi 7 gol per alzare l’asticella e portarla alla misura più adeguata alle ambizioni dei bianconeri. L’ex viola ha pochi rifornimenti ed è poco coinvolto nel gioco di Thiago Motta, che gli chiede anche un lavoro di cucitura quando invece si tratta di un bomber da area di rigore. E’ nervoso e non fa niente per nasconderlo. Le sue reazioni stizzite in campo e fuori (vedi Monza, al momento della sostituzione) creano imbarazzo in casa-Juve. Il rientro di un altro ex fiorentino, Nico Gonzalez, potrà migliorare la qualità della manovra perché all’argentino gli spunti non mancano.
Il calendario dei bianconeri a gennaio è strapieno e renderà chiarezza sui loro possibili obiettivi visto lo spessore delle avversarie in Italia e in Europa. Dopo la Fiorentina, ricomincerà il 3 gennaio contro il Milan nella semifinale di Supercoppa, il 6 l’eventuale finale contro Inter o Atalanta, l’11 il derby, il 14 il recupero a Bergamo con l’Atalanta, il 18 il Milan in campionato, il 21 la trasferta a Bruges per la Champions, il 25 altra trasferta al Maradona contro il Napoli, infine il 29 il Benfica a Torino per l’ultima gara di Champions. Sette/otto partite in 26 giorni, capiremo per forza che razza di squadra è la Juve, incoraggiata in questa vigilia da due dati statistici, uno legato all’altro: ha vinto 12 delle ultime 13 partite giocate a Torino contro la Fiorentina che, a sua volta, ha stabilito il suo record negative di sconfitte di campionato in trasferta (58) proprio contro i bianconeri.