NON SI CRESCE MA NON SI FALLISCE, LA SINTESI DELLE PAROLE DI ROCCO. ECCO COSA PAGA BELTRAN

12.09.2024 10:29 di  Stefano Prizio   vedi letture
NON SI CRESCE MA NON SI FALLISCE, LA SINTESI  DELLE PAROLE DI ROCCO. ECCO COSA PAGA BELTRAN

Passati i giorni, continua a tenere banco l’intervista di Commisso alla Gazzetta dello Sport. Una sorpresa visti gli stracci e le promesse di querele che erano volate tra il patron viola e la rosea. Il giudizio infine non c’è stato. Passando al merito, a parte la solita solfa americana fatta di tanti discorsi di quattrini, emozioni poche e molti rinfacci all’amministrazione comunale cittadina, non c’è granchè di interessante. Tralasciando l’ovvio, dicevamo, la miglior sintesi della Rocco filosofia, ci pare averla fatta Mario Tenerani su queste pagine, qualche giorno fa: la Fiorentina non crescerà, ma non fallirà, un epitaffio disarmante che somiglia ad una battuta di Beppe Grillo di qualche anno fa: due promessi sposi davanti al prete che dice loro: la vuoi mandare a cacare? No, e allora vi dichiaro marito e moglie. C’è chi si contenta e chi no. 

La prospettiva è quindi quella già conosciuta di recente, ma non quella aurea della quale parlava il grande poeta latino Orazio, ma mediocrità e basta, stagnante e banale. Un po’ l’immagine della Fiorentina venuta fuori dal mercato dell’ambizione conclusosi da poco. Una squadra con qualche acuto  sparso e tanta quantità giunta sul gong di fine match. C’è chi si contenta e chi no. E’ la foto di un matrimonio senza grande amore, placido e sicuro, coi soldi del mutuo che  sono ogni mese in banca, il piatto in tavola, ma pochi orgasmi e rare farfalle nello stomaco. C’è chi si contenta e chi no.



C’è però la parte buona, ovvero che Commisso dopo un silenzio fin troppo lungo, è finalmente tornato a parlare chiarendo i termini della questione tra lui e la Fiorentina, sia per i ‘roccoscettici’ che per i suoi fidelistos. Adesso è tutto chiaro sul tavolo, per chi vuol vedere, e la parola è già passata al campo, un luogo foriero sempre di verità e dell’unica vera morale del calcio, quella dei risultati. Del resto argomenti come lo stadio nuovo, sono  sogni ormai tramontati che non torneranno possibili, poichè si sta lavorando con le ruspe al progetto ristrutturazione. Tant’è che sarebbe il caso per tutti, Commisso compreso, di tirare una riga e procedere oltre, stesso dicasi per quei birboni di politici che, secondo Commisso, gli hanno scientemente impedito di fare il suo più grande investimento. Ecco, anche su questo argomento, sebbene vi possa essere un fondo di verità, non si torna indietro. Poichè si sa che in questo paese di Pulcinella un’amministrazione locale( di qualunque colore sia) perde malvolentieri il controllo sul privato, specie quello che è proprietario del locale club di calcio. Infatti il pallone è un munifico serbatoio di voti e farsi ritrarre col padrone del pallone a braccetto, così come intestarsi con lui una vittoria, un momento di gloria, sono opportunità irrinunciabili. 

Negli ultimi giorni invece, si discute molto  di Kean, il quale giustamente entusiasma sia in viola che in azzurro con reti e prestazioni. Ma per un Kean che conforta, c’è un  Beltran che invece preoccupa perchè lo si vede ai margini della squadra titolare. Ecco, l’argentino è il classico esempio del giocatore che paga salato il ritardo inspiegabile dell’ultimo mercato. Infatti il suo ruolo ibrido e un po’ misterioso, frutto forse di un errore marchiano di chi lo prese, il quale pensava di prendere un gatto nero, ma prese un gatto bianco ( in tal senso fortuna vuole che la Fiorentina lo abbia pagato non già 25 milioni di euro, come diversi media superficialmente hanno detto, bensì 12,5 milioni più altri 12,5 di bonus vari). Comunque, proprio quel suo ruolo incerto avrebbe imposto  lunghe prove ed esperimenti da parte di un tecnico appena giunto in viola. Allenatore che invece ha avuto la truppa completa a disposizione solo molto tardi a stagione già iniziata. Ecco perchè Beltran, così come il modulo di gioco è già fin troppo discusso. 

Due considerazioni finali le merita la vicenda stadio, i cui tempi di realizzazione  rischiano di slittare  fino al 2028 per via del rifiuto  della Fiorentina a partecipare alle spese della ragionevole soluzione alternativa del campo  Padovani. Restare a giocare dentro al Franchi coi lavori in corso   avrebbe quindi  un prezzo alto: la procrastinazione  di due anni dei tempi previsti, due stagioni di limbo complicate da gestire per il club ed i tifosi.  Nel caso, chissà se qualche gruppo di tifosi dopo aver affisso più volte quella specie di striscione su commissione ‘ dove giocherà la Fiorentina?’ in polemica col Comune, andrà forse ad affiggere  un lenzuolo simile al Viola Park in polemica stavolta  con la società?? Del resto c’è chi si contenta e chi no.