Palladino in difesa del suo lavoro: le critiche però sono sul gioco, non sui calciatori. Il 3-5-2 da riproporre in attesa di recuperare Adli e soprattutto Kean
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C’è chi si aggrappa al risultato, chi sottolinea difficoltà di gioco e manovra, ma tutti non possono che esser concordi sul peso dei tre punti. Aver interrotto la striscia di sconfitte (3 in tutto tra Inter, Como e Verona con appena un gol fatto) è puro ossigeno per una Fiorentina chiamata a ritrovare brillantezza in coppa, fosse solo per non dover partire per Napoli, nel prossimo week-end, con la testa impegnata da preoccupazioni per la gara di ritorno contro il Panathinaikos.
Il peso della vittoria per superare determinati timori
In effetti, a proposito di condizionamenti mentali, rivedendo i 90 minuti di venerdì sera in un Franchi bagnato dalla pioggia vien da pensare che la Fiorentina sia scesa in campo con più di una preoccupazione. Per il momento, certo, ma anche per un trend da interrompere, almeno volendo continuare a coltivare ambizioni europee in termini di classifica. Con 11 punti nelle ultime 12 partite, frutto di 3 vittorie , 2 pareggi e 7 sconfitte (4 delle quali con formazioni che seguono i viola in classifica come Udinese, Monza, Como e Verona) è più una certa involuzione nel gioco che altro ad alimentare determinate critiche, le stesse che Palladino ha bollato come “negatività” in un dopo gara giocato soprattutto in difesa.
Critiche per il gioco, non per i calciatori
Eppure senza voler soffiare sul fuoco delle polemiche qualche riferimento sentito in sala stampa lascia spazio a ulteriori domande, anche perché più che nei confronti dei calciatori è proprio sul tecnico che si sono addensate le principali remore, tanto che sia la finestra estiva che quella invernale sono state giudicate più che positivamente un po’ da tutti. Senza contare che le remore in questione, più che dalla stampa (che in modo più o meno compatto ha escluso fin da subito l’utilità di cambi sulla panchina) sono arrivate da una parte della tifoseria, ben poco convinta del gioco espresso e pure da com’è stata messa in campo la squadra. Insomma la strategia di un fortino da proteggere contro un certo clima ambientale può anche funzionare, ma pur considerando le tante pressioni cui è sottoposto Palladino (dichiarazioni societarie incluse) l'allenatore farà bene a considerare le pretese del pubblico come qualcosa d’inevitabile. Nel suo lavoro, e tanto più in una piazza come quella Fiorentina.
Un modulo, il 3-5-2, che vale la pena di esser riproposto
Di certo in termini tattici l’aspetto più convincente della serata con il Lecce è stata una disposizione che al netto delle difficoltà di più di un singolo ha comunque regalato più equilibrio. Tre centrocampisti piuttosto che due, in attesa di un recupero fondamentale come quello di Adli, sono parsi soluzione efficace, così come la maggior profondità concessa agli esterni che - non a caso - hanno confezionato il gol vittoria. D’altronde anche a Roma contro la Lazio, forse la miglior gara giocata dall’inizio dell’anno insieme al trionfo sull’Inter al Franchi, proprio con un assetto simile a quello anti Lecce Dodò e Gosens avevano offerto ad Adli e Beltran i palloni giusti per i due gol decisivi. Per questo vien da augurarsi che fin da giovedì ad Atene il 3-5-2 possa essere riproposto. Sia perché ha funzionato, sia perché sembra essere il vestito giusto per una squadra che con una linea difensiva del genere può contare anche su Pablo Marì parso tra i migliori venerdì sera.
Obiettivo Atene per Moise Kean (e forse pure per Adli)
E se ritrovare la fantasia di Adli può essere una chiave di volta per l’immediato futuro, insieme a un inserimento di Fagioli più accelerato, l’eventuale rientro di Kean può diventare il primo slancio di ottimismo in vista della prima delle due gare contro il Panathinaikos. Oggi alla ripresa degli allenamenti comincerà il lento avvicinamento alla spedizione greca, e non è da escludere che il centravanti possa riprendere gli allenamenti insieme ai suoi compagni. Con Gudmundsson rientrato a tempo di record poter contare sul capocannoniere del gruppo diventerebbe la miglior risorsa possibile per Palladino per lasciarsi alle spalle nervosismi accumulati tra gennaio e febbraio. Due mesi trascorsi a fare sì i conti con qualche assenza, ma anche con un malumore crescente che - a dispetto di negatività assortite - è stato comunque semplice risposta all’involuzione generale osservata in termini di gioco e di conseguenza anche di risultati.
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