UN PORTIERE CHE PARA, UN CENTRAVANTI CHE SEGNA, MA NON SOLO: ANALISI DI UN SOGNO IMPREVISTO. LA CHAMPIONS? PARLIAMONE A BASSA VOCE. MERITI DA REDISTRIBUIRE, IL PASSATO INSEGNI A NON SPRECARE UN'OCCASIONE PAZZESCA
Rispondeva così Nereo Rocco, arruffando la voce e trasformandola in carta vetrata, a chi lo infastidiva con domande sulla tattica sperando di scoprire qualche formula segreta: ‘Prendi un portiere che para, un centravanti che segna, un mona che corre e poi metti chi vuoi’.
La Fiorentina ha un portiere che para e un centravanti che segna, non ha mona ma giocatori che corrono lo stesso, più un allenatore che parla di magia nello spogliatoio e dopo un inizio abbastanza sconcertante sembra diventato Mago Merlino. Ora dice: 'Potrei anche non allenare, fanno tutto da soli'. L'infatuazione generale sta diventando una sbornia e bisogna capirlo, 7 vittorie consecutive con numeri da record e atteggiamento saldo in ogni situazione di attesa o assalto, mentre anche il destino porge l'altra guancia concedendo vittorie di corto muso (o corto Moise, cit).
Che poi sono il cibo più prelibato per chi si nutre di calcio, iniezioni di adrenalina e autostima. Niente di tutto questo è regalato, la Fiorentina se lo è conquistato imparando a gestire ogni fase delle partite. Maturità, consapevolezza, voglia di aiutarsi e sempre un occhio al compagno messo peggio per accorrere in suo sostegno. Grandissima attenzione per la fase difensiva: primo, non prendere gol, le occasioni per segnare arriveranno.
La Fiorentina è diventata una rabdomante dei momenti decisivi: compatta e cinica, con una copertura da urlo, e soprattutto quando c'è corto Moise (ri-cit) riparte con un'eleganza che fa saettare cattiverie distribuite verticalmente. Oltretutto, tira e becca la porta facendo sembrare i difensori degli allocchi: proprio niente di casuale in tutto questo, rubare il tempo è un'arte.
Funziona tutto come non mai, la tentazione è dunque quella di spingersi oltre: dove mai potrà arrivare questo gruppo? In Europa League? Macché, in Champions. Di più, lo scudetto è già cucito. Vabbè, il calcio si nutre di sogni ma anche in periodi di stupefacenti overdose è bene mantenere i piedi per terra e parlare a voce bassa, godersi il momento senza strafare. Bisogna vivere alla giornata e dare il tempo a questa squadra di metabolizzare l'impresa sportiva che l'ha portata così in alto, in un posto che nessuno aveva previsto, con un salto verticale prodigioso dopo aver messo insieme 6 punti nelle prime 5 partite (tredicesimo posto con Roma e Verona). Nove titolari nuovi su undici, record nei campionati Top per una squadra che ha così tanti punti in classifica: stabilito che nemmeno il più ottimista avrebbe potuto sperarlo, è evidente che debbano essere redistribuiti alcuni meriti. Proprio in questa rubrica _ per chi volesse l'archivio è consultabile online _ avevamo parlato di possibile anno della rivincita per Commisso e Pradè, una considerazione che risale a parecchie vittorie fa ed è dunque il momento di aggiornare.
Lo facciamo dopo anni difficili e complessi, attraversati da tensioni, cessioni rumorose e litigi con quasi tutti, anni in cui a nostro giudizio sono state inutilmente disperse energie in conflitti che hanno portato rancori e malumore, più che punti in classifica e risultati concreti. Ora tutto sembra più quieto e sono stati recuperati perfino alcuni rapporti, con un esercizio di diplomazia impensabile fino a qualche tempo fa. Questo dovrebbe essere un punto di partenza e non di arrivo, ma staremo a vedere.
Certo questo poco c'entra con il campo, la squadra è un settore a parte e i meriti sono tutti di chi ha saputo immaginarla, costruirla e gestirla, decidendo di cambiare in corsa con scelte coraggiose (fuori il capitano Biraghi e Quarta) dopo un inizio pericolosamente fragile. Momento di grande gioia e ancora 12 partite prima del mercato di gennaio. Stiamo già pensando a questo? No, oltreché prematuro sarebbe ingiusto nei confronti di chi per ora ha lavorato così bene sul campo. Restiamo vaghi, ma certo un vice Kean potrebbe arrivare insieme a un centrocampista, visto che Palladino in quel settore è passato a tre... Paradossalmente la difesa _ dopo il cambio di modulo _ è il reparto messo numericamente meglio, soprattutto con Pongracic finalmente disponibile. Potrebbero esserci delle partenze (qualcuno fra Ikone, Parisi o Biraghi, più Kouame se dovesse arrivare un vice Kean) e dopo una stagione del genere abbiamo la certezza che l'occasione potrebbe troppo pazzesca per essere sprecata con un mercato di gennaio più fragile della difesa a tre. Quindi ottimismo a voce bassa. La Fiorentina si sta meritando tutto il rispetto possibile.