ADDIO ALDO, UOMO ARGUTO E FUORI DAGLI SCHEMI
Nessuno dimenticherà mai quello smaccato accento piombinese che lo ha sempre contraddistinto. Né, tantomeno, quell'indomabile spirito critico, arguto e corrosivo, che ne ha caratterizzato l'intera esistenza, prima come icona granata (sono state oltre 200 le presenze nel Torino, con cui ha vinto due Coppe Italia) poi come allenatore e infine come opinionista radio-televisivo. Oggi, a 80 anni, se n'è andato Aldo Agroppi, una figura che per il mondo del calcio - nonostante lui fosse sempre stato volutamente fuori dagli schemi - e per il pianeta Fiorentina non potrà certo essere come tutte le altre. Una malattia che da qualche giorno lo costringeva su un letto d'ospedale lo ha portato via proprio all'inizio del 2025, togliendolo all'affetto della moglie Nadia e dei figli Nilio e Barbara.
Chi fosse Aldo Agroppi è forse superfluo ricordarlo, persino ai più giovani che tante volte lo hanno ascoltato in questi anni sulle frequenze di Radio FirenzeViola: ex centrocampista di sostanza ma dal piede educato, in direzione ostinata e contraria verso i poteri forti del calcio e con una forte rivalità verso la Juventus, con la quale sono nate più volte forti polemiche (la più celebre delle quali contro Marcello Lippi). Forse anche per questo più volte la sua carriera, una volta lasciato il calcio giocato, è stata in qualche modo ostacolata. Come accaduto per esempio in occasione della sua seconda parentesi sulla panchina della Fiorentina nel 1993, quando a gennaio prese il posto di Radice nel corso di un'annata fin lì molto positiva ma che si tramutò presto in disastrosa e che portò alla retrocessione.
Quella Viola- etichettata come la squadra "antisistema" in virtù dei ripetuti attacchi di Agroppi in tv ai vertici del calcio e delle contestazioni che il Franchi riservò all'Italia, a Schillaci e al presidente della Federcalcio Matarrese in occasione dell'amichevole di Firenze con il Messico - finì presto nel mirino e non poté evitare la B. Ecco perché, in riva all'Arno, tutti preferiscono ancora ricordare la prima, straordinaria annata alla guida dei viola nel 1985/86, quando (nonostante alcuni problemi nella gestione di Antognoni, reduce da un grave infortunio, e qualche incomprensione con un giovanissimo Baggio) condusse la squadra al quarto posto e alla qualificazione all'allora Coppa Uefa.
Un anno incredibile dove, oltre al successo di Firenze sulla Juventus (dove il tecnico a fine gara esultò in modo colorito attirandosi le ire di Boniperti e Agnelli), Agroppi ebbe modo di lanciare tanti giovani di talento: da Onorati a Berti, passando per Davide Pellegrini. Indimenticabili anche i successi casalinghi sull'Inter (3-0), con il Milan (2-0) e quello finale contro il Pisa in trasferta con doppietta di Passarella (uno dei suoi fedelissimi) che garantì alla Fiorentina l'accesso all'Europa. Ma da allenatore, Aldo ha saputo far bene anche in tante altre piazze: al Pisa stesso (con il quale ha ottenuto una storica promozione in A), al Perugia (dove nell'84/85 concluse in B il campionato al quarto posto perdendo una sola partita, mancando la promozione per un solo punto). Nemmeno la brutta esperienza con la squalifica di quattro mesi legata al "Totonero" è riuscita a scalfire l'immagine di un uomo che non è mai voluto scendere a compromessi. E che da oggi mancherà a tutti.